La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 7 maggio 2017

20 maggio: Milano come Barcellona. Una piattaforma di lotta generalizzata

di Stefano Galieni 
Alcuni mesi fa è stata lanciata a Milano, dall’amministrazione cittadina, in particolar modo dall’assessore alle Politiche Sociali Majorino, un appello ad una manifestazione il cui obiettivo dichiarato era quello di recepire la grande mobilitazione che si era appena svolta a Barcellona rivendicando il diritto all’accoglienza per migranti e richiedenti asilo. Una manifestazione indetta non solo contro le tante forze xenofobe ma anche contro i governi che dettavano scelte politiche improntate sul securitarismo e la chiusura delle frontiere. Recepire l’appello milanese ed essere nel capoluogo lombardo per il 20 maggio senza muri, così è stata chiamata la manifestazione che ha già incontrato numerose adesioni nel mondo intellettuale e politico, può essere cosa condivisibile ma forse lo si è dato per scontato in maniera affrettata.
In questi mesi numerosi fatti concreti ci impongono una maggiore nettezza. L’amministrazione milanese che promuove la manifestazione è espressione dello stesso partito e in parte della stessa maggioranza di governo che hanno approvato i decreti legge Minniti Orlando su “immigrazione” e “sicurezza urbana”, i cui testi sono ben poco dissimili dalle proposte della destra. Non c’è stata alcuna inversione di rotta in merito alle condizioni di vita e di esigibilità dei diritti, per le donne e gli uomini migranti presenti in Italia, anzi si va verso una limitazione dei margini di libertà, un utilizzo della repressione come strumento per allontanare ogni persona non considerata compatibile con la “società italiana” in nome di una idea di sicurezza che individua nel migrante comunque un potenziale pericolo da allontanare, da controllare, da tenere ai margini. E fanno parte della cronaca di questi ultimi giorni, tanto le pattuglie che hanno dato la “caccia al nero” nei pressi della stazione di Milano, quanto quelle dei vigili che contrastano il lavoro degli ambulanti e che hanno portato alla morte di Nian Maguette a Roma o alle operazioni di “sicurezza coordinata” che si stanno scatenando in altre città. Per noi la sicurezza è altro, è quella che deve garantire ogni soggetto soprattutto i più vulnerabili, indipendentemente dallo status o dalla provenienza.
Come Rifondazione Comunista, abbiamo da tempo scelto di schierarci dalla parte di chi accoglie e di chi costruisce inclusione sociale, di chi combatte per una universalità dei diritti. La scelta soprattutto operata anche in questi ultimi mesi è stata quella di far entrare nel dibattito politico delle città i temi connessi all’immigrazione come questioni sociali che riguardano la necessità di garantire una qualità della vita decente ad ogni uomo o donna, autoctono o meno, in base alle proprie necessità. “No one is illegal”, nessuna persona è illegale, non è solo affermazione retorica ma punto di vista politico che abbiamo condiviso con tutte le realtà che vi si riconoscono e che abbiamo nelle nostre iniziative in maniera visibile, a Pontida, nella giornata dell’Orgoglio antirazzista come il 25 aprile a Milano dove la stessa Giornata della Liberazione l’abbiamo vissuta e proposta come momento attuale della guerra contro i migranti a cui opponiamo una nuova resistenza, civile, sociale e politica. Abbiamo deciso di essere in piazza il 20 maggio, ma dovremmo farlo con le stesse parole e con la richiesta alla politica tutta, a livello continentale, nazionale e locale, di schierarsi apertamente, non solo con le parole di una generica solidarietà, ma con le pratiche concrete che si possono mettere in atto. Abbiamo il dovere di farlo criticando il governo e i partiti che lo sostengono anche nella giunta guidata da Sala. Abbiamo il dovere, anche in tema di immigrazione di richiamare la contraddizione tra i principi che si enunciano e la realtà dei comportamenti concreti. Una manifestazione di massa non può vederci compatibili ad una rappresentazione ingannevole: Sala non è Ada Colau, non solo perché la sindaca di Barcellona è espressione della sinistra radicale, ma in primo luogo perché la manifestazione catalana era apertamente contro la politica del governo spagnolo e non solo l’enunciazione di una generica ed effimera “giornata delle belle parole”. Per questo dovremmo lavorare affinché la manifestazione si trasformi anche in un’occasione politica di visibile rifiuto dei decreti Orlando-Minniti, degli accordi siglati con Libia e Turchia, della pratica degli hotspot e dei rimpatri, di un sistema di accoglienza che non assolve ai suoi compiti. Una critica totale al governo che di fatto, in questo modo finisce col fare da sponda alle destre, in terribile continuità con le politiche UE. Chiediamo a chi si ritroverà ad attraversarla di assumere impegni che nei fatti siano in radicale discontinuità con il presente e con quello che governi e amministrazioni ci prospettano. È tempo di scegliere da che parte stare e di dimostrarlo non solo con le parole ma con azioni concrete. La politica per riacquistare credibilità e senso deve fare questo, anche rischiando l’impopolarità. Assumiamo quindi questa mobilitazione come un impegno di carattere nazionale vivendolo come tappa di un percorso da costruire insieme a tante donne e uomini che ancora non hanno scelto di vivere nell’odio e nella negazione dell’altro.
La tragedia che si vive ogni giorno nel Mediterraneo è di tali dimensioni da non poter essere risolta con una rassicurante e consolatoria manifestazione.

Alleghiamo la lettera di presentazione della piattaforma “Nessuna persona è illegale” a cui aderiamo e per cui insieme a forze politiche, sindacali, associative, a comunità migranti e a singoli cittadini, ci ritroveremo a Milano ed il link al testo completo che è pubblicato sul sito del Naga.

NESSUNA PERSONA E’ ILLEGALE
una piattaforma comune di proposte
Il fenomeno migratorio non è un’emergenza e neppure una contingenza. Le migrazioni sono un fenomeno sociale totale, rappresentano lo snodo politico della contemporaneità. L’impatto delle migrazioni, la vastità delle loro implicazioni, minano le divisioni tra un noi, sempre più labile, e loro, i senza diritti, i senza risorse, i bisognosi.
Negli ultimi quindici anni oltre 30mila persone sono morte cercando di attraversare il Mediterraneo, 5 mila nel solo 2016. In Italia e nella U.E., di fatto, l’ingresso legale non è possibile: l’attuale normativa crea irregolarità, determina la clandestinità e criminalizza i migranti, gettandoli in un circolo vizioso di sfruttamento e marginalità.
Il recente decreto (ormai legge) Minniti-Orlando insiste con tale approccio, peggiora le vite dei migranti e contribuisce ad approfondire il solco del razzismo. I diritti, se non diventano universali, degradano a privilegi.
Siamo partiti dalla condivisione di questa visione della società per arrivare a sostenere un insieme di proposte che vanno verso il progressivo raggiungimento di un modello basato sulla “libera circolazione dellepersone”, una piattaforma aperta alle adesioni e alla partecipazione di chi altri, singola persona o soggetto organizzato, intenda proseguire con noi questo percorso di attivazione politica.
Eccole, suddivise su tre livelli: Unione Europea, Governo e Parlamento italiani e, non ultimo, Comune di Milano, affinché attui le modifiche che gli competono e sia promotore di quelle di portata nazionale.

ALL’UNIONE EUROPEA
• Introduzione del permesso di soggiorno europeo, cioè di un permesso ancora rilasciato da ciascuno Stato ma con validità in tutta l’UE
• Nessuna distinzione tra migranti regolari e migranti irregolari
• Prevedere forme vincolate di visti di ingresso per motivi umanitari nei paesi di origine o di transito investiti da conflitti armati o da gravi violazioni dei diritti fondamentali per richiedere protezione internazionale
• Revisione del Regolamento di Dublino con la previsione del diritto dell’asilante di scegliere il paese di destinazione
• Abbandono e revoca immediata dei trattati semi – segreti con gli Stati extra – UE che prevedano l’esternalizzazione delle procedure di asilo e del trattenimento dei migranti cd economici (basti pensare all’accordo del 2016 con la Turchia)
• Introduzione di procedure semplificate europee per il rilascio di visti per turismo ai cittadini extr- UE

AL GOVERNO E AL PARLAMENTO ITALIANO
• Abolizione della procedura d’ingresso attraverso il ”decreto flussi”
• Visto d’ingresso per ricerca lavoro e relativo permesso i soggiorno della durata di almeno 12 mesi
• Ripristino dell’ingresso per lavoro a chiamata nominativa
• Introduzione del diritto a ottenere un permesso di soggiorno per lavoro anche ai richiedenti asilo che a termine della procedura non vengano riconosciuti come rifugiati

• Regolarizzazione ordinaria dei migranti già sul territorio che svolgano un’attività lavorativa, che abbiano concreti legami familiari o non abbiano più rapporti significativi con lo stato d’origine

• Revisione complessiva del meccanismo di incidenza prevalente del contratto di lavoro quanto al mantenimento del permesso di soggiorno
* Ampliamento delle possibilità di ricongiungimento familiare

• Introduzione della convertibilità reciproca di tutti i permessi di soggiorno

• Trasferimento delle competenze in materia di permesso di soggiorno, dalle questure ai Comuni
• Riconoscimento in via accelerata della cittadinanza per i minori nati in Italia e per quelli cresciuti in Italia

• Concessione del diritto di elettorato attivo e passivo alle elezioni comunali per tutti i cittadini stranieri residenti in Italia da almeno 5 anni

• Abrogazione dei reati che puniscono l’ingresso o il soggiorno non autorizzati
• Abolizione dei Centri di detenzione amministrativa per migranti (gli ex CIE e già CPT, oggi ridenominati Centri per il Rimpatrio) e di qualsiasi luogo di trattenimento forzato (come gli hotspot)
• Introduzione di misure concrete di agevolazione del rimpatrio volontario
• Abbandono immediato e revoca immediata degli accordi semi-segreti con gli Stati extra UE che prevedano l’esternalizzazione delle procedure di trattenimento dei migranti cd economici (basti pensare al tragico, e nel contempo grottesco, recente accordo del febbraio 2017 con la pseudo-Libia)
• Abolizione della vigente normativa in materia di immigrazione (la cd Turco- Napolitano innervata in senso peggiorativo dalla cd Bossi Fini)
• Abrogazione dei decreti legge (ora leggi) Minniti Orlando in materia di immigrazione e “sicurezza urbana”
• Costruzione di un sistema nazionale per il diritto d’asilo con forme di accoglienza ordinaria decentrata, distribuite da ogni Regione tra i propri Comuni obbligati alla ricezione

• Previsione di un periodo di almeno sei mesi di accoglienza e supporto formativo, alloggiativo, assistenziale, economico, per i migranti titolari di protezione internazionale o umanitaria
• Semplificazione delle procedure per il riconoscimento dei titoli di studio ottenuti all’estero

AL COMUNE DI MILANO
• Adesione totale al Sistema SPRAR di accoglieza dei richiedenti asilo, con l’assorbimento integrale dei posti oggi disponibili nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) nonché con l’offerta di 10.000 posti in strutture SPRAR invece degli attuali 1000(cioè a dire una percentuale dello 0,7% sulla popolazione residente anziché dello 0,07%)
• Dichiarazione pubblica di disponibilità a svolgere le incombenze relative ai rinnovi dei permessi di soggiorno presso gli uffici dell’Amministrazione comunale
• Riconoscimento della residenza alle persone aventi dimora abituale nel territorio comunale (migranti o non migranti) ma impossibilitati perché in difficoltà socio – economica, a trovare un alloggio stabile (ciò permetterebbe l’accesso a servizi di base quali scuola, sanità, lavoro e welfare in genere)
• Nuovi investimenti nei servizi per l’inclusione sociale e la salute per l’intera cittadinanza, a partire dalla garanzia di accesso universale ai diritti per l’infanzia, indispensabili alla partecipazione alla vita sociale delle donne migranti e autoctonoe
• Impegno formale e pubblico a non usare nessuno dei nuovi odiosi poteri conferiti ai sindaci dai “decreti minniti” sia nei confronti dei migranti che degli autoctoni

Fonte: rifondazione.it 

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