di Luigi Pandolfi
Passate le elezioni, con la riconferma al governo di Syriza, di Grecia si è parlato sempre meno sui media europei. Tranne che per la tragedia dei migranti. Nel frattempo, il parlamento di Atene ha approvato un primo "decreto omnibus" confezionato dal governo, contenente alcune delle misure più dure richieste dalla Troika, tra le 48 del nuovo memorandum. Tra queste, una stretta sui prepensionamenti e l'estensione della tassa sugli immobili, la famigerata Enfia. L'approvazione di questi provvedimenti, secondo la tabella di marcia imposta dai cosiddetti "creditori", avrebbe dovuto aprire la strada all'erogazione della seconda tranche di "aiuti", dopo la liquidazione dei primi 26 miliardi già nello scorso mese di agosto.
Un assegno di 2 miliardi di euro, necessario per far fronte nei prossimi mesi al pagamento di stipendi e pensioni. Sembrava che tutto filasse liscio, sennonché in queste ore apprendiamo che da parte dell'Eurogruppo ci sarebbe la volontà di "prendere tempo". Di non staccare subito l'assegno, insomma. Perché?
Il tema del contendere sarebbero le nuove norme sui pignoramenti ai proprietari di immobili che non hanno pagato i mutui. Per Bruxelles, la fascia di esenzione stabilita dal governo (fino a 300mila euro) di Atene sarebbe troppo generosa. Non solo. Oggigiorno, grazie ad un provvedimento dall'esecutivo di Syriza, i cittadini greci morosi verso lo Stato per tasse non pagate, possono estinguere il loro debito in 100 rate. Per la Troika, la cosa potrebbe anche passare, ma a condizione che al primo rateo non corrisposto il cittadino moroso venga escluso dal beneficio. Senza aspettare i 25 giorni di "tolleranza" attualmente previsti nel provvedimento del governo. Un accanimento, verrebbe da dire. Si, a maggior ragione se si considera il contesto, economico e sociale, nel quale questo braccio di ferro si sta svolgendo.
Il tema del contendere sarebbero le nuove norme sui pignoramenti ai proprietari di immobili che non hanno pagato i mutui. Per Bruxelles, la fascia di esenzione stabilita dal governo (fino a 300mila euro) di Atene sarebbe troppo generosa. Non solo. Oggigiorno, grazie ad un provvedimento dall'esecutivo di Syriza, i cittadini greci morosi verso lo Stato per tasse non pagate, possono estinguere il loro debito in 100 rate. Per la Troika, la cosa potrebbe anche passare, ma a condizione che al primo rateo non corrisposto il cittadino moroso venga escluso dal beneficio. Senza aspettare i 25 giorni di "tolleranza" attualmente previsti nel provvedimento del governo. Un accanimento, verrebbe da dire. Si, a maggior ragione se si considera il contesto, economico e sociale, nel quale questo braccio di ferro si sta svolgendo.
È la stessa Commissione europea, d'altronde, a prevedere che la Grecia resterà in recessione anche nel 2016 e che il suo debito pubblico supererà presto l'asticella del 200% del Pil. Ciò, mentre il tasso di disoccupazione rimane inchiodato al 26% (giovanile al 58%) e cresce l'esposizione debitoria dei cittadini verso le banche e lo Stato. Si stima, infatti, che, solo per bollette elettriche non pagate, il debito dei greci ammonti ormai ad oltre due miliardi e mezzo di euro (nel 2012 erano "solo" 300 milioni di euro). Per non parlare dello sfacelo delle strutture del welfare, ridotte a colabrodo dopo cinque anni di intransigente austerità. Prendiamo il caso della sanità. Il sistema, si sa, fa acqua da tutte le parti, ma se non lavori non puoi accedere nemmeno a quel poco che lo stesso, oggi, è in grado di offrire. Con l'attuale livello di disoccupazione, perciò, ad essere esclusi dalla sanità pubblica sono circa 3 milioni di greci, quasi il 30% della popolazione, mentre il numero dei malati, anche per effetto delle privazioni imposte dalla crisi, è aumentato in questi anni di oltre il 20%. Il governo di Syriza ha provato, nei primi mesi di governo, a dare una risposta su questo versante, abolendo il ticket di 5 euro per le prestazioni ospedaliere, ma ciò, evidentemente, non basta. E ora, con i nuovi vincoli di finanza pubblica messi nero su bianco nel memorandum of understanding di luglio, tutto sarà maledettamente più difficile.
Ci siamo chiesti, in questi anni, ed anche dopo la sottoscrizione dell'ultimo memorandum, se tutto questo avesse una logica. Sul piano economico, certamente no. Lo dicono tutti gli indicatori macroeconomici. D'altro canto, si potrebbe parlare di "successo" dell'austerità a fronte di un'economia crollata del 25% in 5 anni? Pur volendo accantonare per un attimo gli aspetti sociali, ed umanitari, della questione, resterebbero le fredde statistiche economiche a bocciare senz'appello le ricette somministrate dalla Troika al Paese nell'ultimo periodo. Se le parole hanno un senso, nemmeno di "salvataggio" (bailout) finanziario si può parlare a proposito della Grecia. A meno che non si voglia spacciare per salvataggio l'operazione che ha portato alla sostituzione di creditori privati (banche e fondi di investimento, soprattutto) con creditori "istituzionali" (la stessa Unione Europea). Una partita di giro costata molto cara allo Stato greco, se è vero, com'è vero, che il disimpegno con gli istituti di credito privati è stato ottenuto al prezzo della propria (residua) sovranità. Ma chi sono i nuovi creditori? La stessa Ue, abbiamo detto. E la Bce, cui abbiamo delegato l'emissione (dal nulla) di denaro nell'ambito dell'Eurosistema. Ecco: la Grecia deve dimostrare di saper tirare fuori i soldi dalla società, dalle tasche dei suoi cittadini, per onorare i debiti con un'istituzione delegata dalla Grecia stessa, insieme ad altri 19 Paesi, a stampare moneta dal nulla per il sistema. La stessa moneta che, senza condizioni di sorta, ha inondato in questi anni le casse degli istituti di credito privati (le banche), salvandoli dal fallimento, e che ora è di nuovo in circolo, pronta a gonfiare un'altra bolla speculativa. La logica, dicevamo. Evidentemente c'è, ma non va cercata nel meccanismo appena descritto. Esso, piuttosto, per quanto apparentemente folle, è uno strumento, il mezzo attraverso cui il sistema tenta di raggiungere i sui obiettivi.
Quali obiettivi? Nella sua ultima intervista, apparsa su MicroMega online, Luciano Gallino, di cui piangiamo in queste ore la scomparsa, ha sinteticamente affermato: "Dagli anni '80 il pensiero neoliberale ha scatenato un'offensiva che ha messo sotto attacco le idee e le politiche di uguaglianza. (...) In gioco non c'è soltanto la demolizione del welfare ma la ristrutturazione dell'intera società secondo il modello della cultura politica neoliberale, o meglio della sua variante, soprattutto se pensiamo al piano tedesco: l'ordoliberalismo". Non afferrare questo concetto, significa non comprendere ciò che sta accedendo in Grecia ed in Europa da un po' di tempo a questa parte. Tutti sanno, anche i cosiddetti "creditori", che il debito greco non è ripagabile. Di più: nel caso greco, diversamente da altri Paesi europei, il tema del debito ha addirittura dei risvolti grotteschi, visto il livello istituzionale dei creditori. Infatti, il tema non è la solvibilità o meno del debitore, ma la continuità del rapporto debitorio, da cui discendono "oneri" ben precisi per il soggetto passivo.
Il debito come un'arma di ricatto, ordunque, per imporre la svendita di imprese statali e la privatizzazione di servizi pubblici. Per "ristrutturare", appunto, "l'intera società secondo il modello della cultura politica neoliberale". Nello specifico, la melina di Bruxelles sull'erogazione dei due miliardi ad Atene potrebbe essere letta anche come un segnale a Lisbona, dove l'ipotesi di ungoverno di sinistra appare, in queste ore, sempre meno improbabile. In questo caso, la Grecia servirebbe ancora una volta da monito per quanti volessero mettere in discussione le attuali regole europee.
Fonte: Huffington post - blog dell'Autore
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.