di Alfonso Gianni
E’ una Confindustria indebolita quella riunitasi all’Auditorium di Roma, sia da ragioni interne che da fattori esterni. Le prime restano confermate. La spaccatura trova nuova evidenza nel modo con cui viene eletto presidente l’imprenditore salernitano Vincenzo Boccia. Ottiene l’87% dei voti validi, che corrispondono però a solo il 66,7% dei votanti, includendo le 305 schede bianche. Non proprio un plebiscito. I secondi erano dovuti alla furia rottamatrice dei corpi intermedi della società avviata da Matteo Renzi, che non aveva risparmiato neppure l’organizzazione padronale, così tradizionalmente fedele. Si ricorderà lo schiaffo del viaggio a Melfi del presidente del consiglio snobbando l’assise confindustriale. A Boccia conveniva dunque battere un colpo per rianimare e riunificare le fila. Lo ha fatto, ma con la minor fantasia possibile.