di Anna Maria Merlo
Per il momento, alla vigilia di una nuova giornata di manifestazioni (l’ottava) e di scioperi oggi in tutto il paese, il primo ministro mostra i muscoli. Manuel Valls all’Assemblea tuona: “non è la Cgt che detta legge in questo paese”. Valls ha scelto il confronto diretto con la Cgt, organizzazione “minoritaria” accusata di soffiare sul fuoco della protesta in nome dell’ “arcaismo” sociale (ma il 61% dei francesi pensa che la responsabilità della situazione di blocco sia del governo). La strategia del primo ministro è di far leva sull’esasperazione della popolazione, fomentata in realtà dall’allarmismo sulla penuria di carburante, una profezia che si è autorealizzata poiché i consumi di benzina si sono moltiplicati di 3-5 volte, lasciando cosi’ a secco ieri circa 4mila benzinai sui 12mila che operano nel paese. Anche l’Eliseo afferma perentorio: “la Cgt non vuole dialogare”.
L’idea è di “isolare” la Cgt per separarla dall’altro grande sindacato mobilitato, la più riformista Fo, mentre l’Unef (studenti) è stata un po’ neutralizzata con la promessa di borse e nuovi aiuti.
L’idea è di “isolare” la Cgt per separarla dall’altro grande sindacato mobilitato, la più riformista Fo, mentre l’Unef (studenti) è stata un po’ neutralizzata con la promessa di borse e nuovi aiuti.
Gli scioperi toccano vari settori, anche se, per esempio nelle ferrovie, la partecipazione è in calo. Ma ci sono minacce di sospensione illimitata del lavoro per la prossima settimana, per treni, metro di Parigi e traffico aereo. Il governo ha fatto intervenire la polizia per sgomberare le entrate delle raffinerie, sei sulle otto esistenti funzionano al rallentatore, sbloccati anche 11 depositi di carburanti da interventi senza guanti delle forze dell’ordine. La destra è salita sul carro della strategia della tensione e adesso chiede di “requisire” i lavoratori (come era stato fatto nel 2010, al momento della protesta contro la riforma delle pensioni). Ma il governo non ha ancora preso questa decisione estrema, anche perché nei blocchi c’è la presenza di lavoratori di altri settori (i dockers, per esempio) e non solo di dipendenti delle raffinerie. Pero’ per rifornire i benzinai è già stato fatto ricorso alla riserve strategiche. La Cgt gioca oggi anche la carta dell’energia: sono state dichiarate 24 ore di sciopero nelle centrali nucleari, a cominciare da quella di Nogent-sur-Seine, vicino a Parigi. Non dovrebbero pero’ esserci tagli di corrente, rassicura il governo (anche se in alcuni quartieri di Nantes c’è già stata qualche sospensione).
Dietro i muscoli di Valls, pero’, tra i socialisti c’è chi cerca un dialogo per trovare una via d’uscita (grazie anche a un nuovo calo della disoccupazione). Ieri, il segretario di Fo, Jean-Claude Mailly, ha proposto al governo due strade: riscrivere l’articolo 2 della Loi Travail, quello dell’ “inversione della gerarchia delle norme”, che permette ad accordi a livello di azienda di contraddire, al ribasso, quelli di categoria sul tempo di lavoro; oppure ritirare questo articolo e aprire una trattativa tra padronato e sindacati. La discussione sull’articolo 2 non ha potuto aver luogo all’Assemblée perché il governo il 10 maggio scorso ha tagliato corto e fatto ricorso al 49.3 per far passare la riforma senza voto, decisione che ha scatenato l’ondata di protesta in corso. Valls ha ancora respinto questa apertura, affermando che l’articolo 2 non si tocca, “perché è il cuore della filosofia del testo” di legge. Ma nel Ps c’è chi si muove in questa direzione. Confusione nella mattinata, quando il capogruppo Ps all’Assemblée, Bruno Le Roux, ha affermato che sarebbe opportuno “ridiscutere”, per essere immediatamente smentito dal portavoce del governo Stéphane Le Foll, che ha escluso ogni rimessa in questione dell’articolo 2. Il governo cammina sulle uova, tra una piazza con la Cgt sempre più determinata e la Cfdt, che ha partecipato alle modifiche del testo della Loi Travail e continua a difenderla. Il segretario, Laurent Berger, ha ripetuto ieri che l’abbandono della riforma del lavoro sarebbe “incomprensibile”. Per Berger, l’articolo 2 “non riguarda né lo smic, né i salari, né le regole di sicurezza”.
Hollande gioca sull’ambiguità. L’Eliseo ha riletto e approvato un’intervista provocatoria a quotidiano economico Les Echos del ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, dove afferma che la Loi Travail va “amplificata” ed estesa alla “moderazione salariale”. Macron, che nasconde sempre meno le ambizioni presidenziali, per molti socialisti è “un troll”. Ma contemporaneamente, la senatrice socialista Frédérique Espagnac, vicina a Hollande, afferma che “bisogna rimettersi al tavolo, facciamo un compromesso, bisogna riscrivere l’articolo 2”. Mailly riassume: “è un po’ un casino”. E paragona Valls “al Sarkozy dei peggiori giorni”. Philippe Martinez, segretario della Cgt, gioca anch’egli una partita personale, per imporre la propria leadership in un sindacato che ha attraversato un lungo periodo di crisi, dopo la fine dell’era di Bernard Thibault. Le violenze alle manifestazioni, che hanno colpito anche il servizio d’ordine della Cgt (accusato di essere “collabo” con la polizia), sono un esplosivo che Valls cerca di maneggiare a proprio vantaggio.
Fonte: il manifesto
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