La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 7 gennaio 2017

Il sacrificio del posto di lavoro sull'altare del profitto

di Tommaso Gianni
La Cassazione con la sentenza n. 25201 del 7 dicembre 2016 ha accolto il ricorso proposto dalla società Riva del sole Spa contro la decisione della Corte di Appello di Firenze, che aveva dichiarato illegittimo il licenziamento intimato nei confronti di un dipendente della società in quanto “motivato soltanto dalla riduzione dei costi e, quindi, dal mero incremento del profitto”. Ribaltando la pronuncia di secondo grado, la Suprema Corte afferma che la soppressione di un’individuata posizione lavorativa potrà essere giustificata anche solo dalla ricerca di un incremento della redditività dell’impresa. Nel testo che segue le CLAP analizzano tale sentenza, rilevandone le criticità e avvertendone la pericolosità dei suoi contenuti, anche sotto il profilo costituzionale.

La ricostruzione della sinistra nasce dal popolo della Costituzione

di Alfonso Gianni 
Nell’editoriale di fine anno dedicato al populismo, tema principe nei commenti giornalistici e nella saggistica degli ultimi mesi, Norma Rangeri ci ripropone il marxiano hic rhodus, hic salta, riferendosi al dilemma del se e con chi allearsi: con il Pd o con i 5Stelle. Il soggetto dubitante dovrebbe essere ciò che ancora non c’è, una nuova formazione di sinistra dotata di autonomia di pensiero e d’azione e di sufficiente massa critica. In compenso ce ne sono diverse, forse troppe, tutte prive delle doti di cui sopra e ciascuna già indirizzata lungo un percorso proprio che non contempla neppure il parlarsi reciproco.

Oltre il successo del 4 dicembre 2016

di Nadia Urbinati
1. La vittoria del NO
La vittoria del referendum costituzionale è stata un’impresa straordinaria, la prova del potere democratico, del filo invisibile che lega tante singole volontà in un progetto collettivo e per uno scopo comune; un sentire comune che si fa strada attraverso il contributo di ciascuno. La vittoria del 4 dicembre è ancora più straordinaria se si considera che non si è appoggiata sull’organizzazione dei partiti (contrariamente a quanto accaduto con il referendum del 2006). Come sappiamo, l’organizzazione partitica è essenziale sia per la selezione delle candidature e la gestione delle elezioni dei rappresentanti sia per il funzionamento della democrazia parlamentare.

Jobs Act, il referendum del 2003 è chiaro: da che parte sta la Corte Costituzionale?

di Francesco Pallante 
Come ha ricordato Gaetano Azzariti sul Manifesto di qualche giorno fa, già nel 2003 la Corte costituzionale si è trovata a valutare l'ammissibilità di un referendum abrogativo relativo all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori (sentenza n. 41 del 2003, presidente Chieppa, redattore Zagrebelsky). Allora, come oggi, pur interessando una pluralità di disposizioni legislative, il quesito aveva una finalità unitaria: rendere applicabile la tutela reale contro i licenziamenti illegittimi, attraverso la sanzione del reintegro nel posto di lavoro, a un novero più ampio di lavoratori rispetto a quello legislativamente previsto.

Uscire dall’equivoco (e non solo): una risposta a Bersani e D’Alema (e non solo)

di Giuseppe Civati
Mentre scorrono gli ultimi giorni della legislatura della marmotta, ci si appresta a discutere la seconda legge elettorale in una sola legislatura (record mondiale), si rivedono (ma solo poco, altrimenti qualcuno si offende) le mitiche 'riforme' che si sono dimostrate inutili o peggio fallimentari, si discute di fake mentre intorno a noi è tutto un fake, è ripartito il dibattito sulla sinistra che manca. Mancava, il dibattito. Qualche giorno fa Massimo D'Alema ha scritto cose come quelle che seguono.

Il Ministero della Verità, l’ultima trovata di un establishment in crisi

di Silvio Paone
Impazza il dibattito, sul web e sui media, intorno alla proposta del Presidente dell’antitrust Pitruzzella sulla possibilità di istituire un organo pubblico che contrasti il diffondersi di bufale e notizie false sui social network. La proposta non è nuova, e non è un prodotto esclusivo della politica nostrana. Ogni scossone politico verificatosi negli ultimi mesi nel mondo ha aperto un acceso dibattito sulla questione della cosiddetta “post verità”. Dalla Brexit, all’elezione di Trump, fino alla sconfitta di Renzi al referendum costituzionale.

Il suicidio delle sinistre

di Carlo Galli
La demolizione dei templi del neoliberismo, sconsacrati e delegittimati ma ancora torreggianti sulle nostre società e sulle nostre politiche, comincia dal pensiero critico, capace di risvegliare il mondo «dal sogno che esso sogna su se stesso». In questo caso, dall’economia eterodossa, declinata in chiave teorica e storica da Sergio Cesaratto – nelle sue Sei lezioni di economia. Conoscenza necessarie per capire la crisi più lunga (e come uscirne), Reggio Emilia, Imprimatur, 2016 –, esponente di una posizione non keynesiana né pikettiana né «benicomunista», ma sraffiana, e quindi in ultima analisi compatibile con il marxismo.

La Rivoluzione Russa compie 100 anni: e’ tempo di sfidare ancora il Capitalismo

di Ben Chaco
Un evento che i media mainstream e l’ideologia dominante cercheranno di seppellire nel terreno della storia già trascorsa per far passare l’idea del fallimento del socialismo e che invece dobbiamo riscoprire nella pienezza della sua esperienza che ha attraversato il secolo XX e che ci deve portare a rilanciare la sfida ad un capitalismo il cui superamento è sempre più necessario per il futuro dell’umanità. In occasione del Centenario della Rivoluzione Russa verranno certamente pubblicati libri, analisi, articoli e verranno trasmessi programmi televisivi sui drammatici eventi del 1917 e sul loro impatto nella storia del XX secolo.

Scienza può essere democrazia

di Simone Famularo
“La Scienza non è democratica”. Quantomeno lapidaria come affermazione. Il prof. Roberto Burioni liquida così la sua scelta di cancellare alcuni post dalla sua pagina Facebook, ritenuti “ignoranti” e contenenti messaggi di un qualunquismo pericoloso. Non è di certo Facebook il luogo dove sviscerare un concetto, e per questo chi scrive non si sente di condannare per una frase il dottor Burioni, impegnato in prima fila come divulgatore scientifico, combattendo corpo a corpo con pregiudizi e bufale che portano diretti nel cuore dell'attuale Medioevo Scientifico che alcuni autori stanno iniziando a denunciare. Ciò non toglie che la scelta delle parole è quantomeno infelice.

Un anno difficile a sinistra, e che serva di transizione

di Aldo Carra 
Questo Paese ha bisogno di tutto tranne che di continuare la campagna elettorale permanente. Per questo spero che le prossime elezioni possano svolgersi alla scadenza naturale del 2018 e che il 2017 sia un anno di decantazione, di ricerca, di ristrutturazione delle forze politiche. Un anno di transizione dedicato a riannodare i fili spezzati nel campo progressista e tra la sinistra e il suo popolo. Un anno nel quale tutti si mettano in discussione facendo le scelte coraggiose che la situazione impone. Per la sinistra ne vedo intanto tre.

In Cile la sinistra d’alternativa cerca l’unità. Intervista a José Robredo

Intervista a José Robredo di Geraldina Colotti
José Robredo, analista politico cileno, fa parte della sinistra di alternativa e scrive per El Ciudadano.
Cosa sta succedendo con i mapuche, Bachelet ha disatteso le promesse?
"Il governo Bachelet non ha dismesso la politica repressiva contro il popolo mapuche, le sue comunità e le sue richieste. Anzi, sono aumentate le operazioni delle Forze speciali dei carabinieri, una polizia di stampo militare che tiene praticamente sotto assedio il territorio mapuche, e proteggendo i terreni delle imprese forestali che occupano le terre in disputa. Non esiste una volontà politica da parte delle autorità politiche governative né dei parlamentari della zona di dare risposta reale alle richieste delle diverse comunità mapuche.

Jobs Act, il governo alla Consulta: Articolo 18, No al referendum Cgil

di Roberto Ciccarelli 
In un paese dove l’allusivo quesito presentato da Matteo Renzi al referendum costituzionale del 4 dicembre è stato considerato legittimo, ieri l’avvocatura dello Stato (in rappresentanza del governo Gentiloni) ha definito «propositivo, manipolativo e inammissibile» il quesito referendario presentato dalla Cgil per abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. È l’inizio della guerra contro un altro pilastro del renzismo. Mercoledì 11 gennaio ci sarà una battaglia campale davanti alla Corte Costituzionale chiamata a pronunciarsi sull’ammissibilità anche dei quesiti su voucher e appalti.

La ricchezza, la deflazione, la bussola

di Alessandro Gilioli
Per molti anni, in passato, il dibattito economico tra sinistra e destra è stato sulla "creazione" versus la "distribuzione" delle ricchezze. A destra, come noto, si sosteneva che distribuire troppo la ricchezza prodotta mortificava la creazione della stessa; in altre parole, che le ricette di sinistra finivano per redistribuire solo povertà. Io non credo, come alcuni, che questa teoria sia stata una creazione a tavolino dei "ricchi" per avere l'alibi di non ridistribuire: anzi, in passato è stata vera, è successo così. Bisogna dirlo in onestà intellettuale. Il cosiddetto socialismo reale è fallito (anche) per questo.

Il primato della parola su pensiero e pulsioni

di Marco Mazzeo
Esistono due discipline imparentate tra loro che spesso, come accade in ogni famiglia degna di questo nome, si guardano in cagnesco. La prima è la linguistica, scienza rigorosa che punta a una descrizione fine dei più diversi fatti di parola: la sintassi e la grammatica, la trasformazione fonetica o i problemi generati dal lessico di qualunque lingua umana. La seconda, una strana creatura dal nome «filosofia del linguaggio», sembra librarsi, eterea, nel cielo della speculazione teorica. Non di rado questa diffidenza produce una cecità al quadrato. La linguistica rischia di perdersi nel dettaglio, senza riuscire a fornire uno sguardo di insieme circa il significato antropologico di quel fenomeno, umano e multiforme, che chiamiamo «parlare».

La democrazia rappresentativa è democrazia se è parlamentare

di Laura Nanni
L’anno si è chiuso con un Referendum popolare, il 4 dicembre, di grande significato, dal quale vorrei isolare una questione che a mio giudizio deve essere centrale nella vita politica del paese e di coloro che in questo paese vogliono continuare a costruire, impegnandosi politicamente su piani diversi, l’eguaglianza e la giustizia sociale. La questione è quella della partecipazione alla vita sociale e politica come elemento da non considerare esclusivo o di proprietà di quelli che “scendono in campo” diventando professionisti della politica. Una partecipazione che può avvenire attraverso forme diverse, perché in Italia l’interesse a capire “come funzionano le cose” e come “dovrebbero funzionare” si è estesa. E le competenze delle persone sono cresciute, grazie anche alla diffusione di sistemi di formazione non- formali.

Il materialismo storico oggi. Ripartire dal giovane Benedetto Croce?

di Claudio Tuozzolo 
Un “marxista” di fine Ottocento ha identificato il materialismo storico con la «concezione realistica della storia»1. La domanda da cui intendo muovere nello svolgere una riflessione sul materialismo storico è semplice e cruciale: abbiamo bisogno oggi del materialismo storico? Abbiamo bisogno del materialismo storico inteso come «concezione realistica della storia», o abbiamo bisogno di un’altra forma di materialismo storico? Come noto alla domanda concernente la vera natura del materialismo storico sono state date molte, diversissime, risposte. Ma riguardo a questa questione devo subito osservare che, qualunque sia la natura del materialismo storico, risulta evidente come esso sia nato da un interesse “pratico” ben preciso.

Dal relativismo alla sindrome da “fake news”

Intervista a Vladimiro Giacché di Federico Cenci 
L’anno nuovo sembra essersi aperto con una sindrome che sta contagiando diversi ambienti, quella delle cosiddette “fake news”, le notizie false. Il leader del M5S, Beppe Grillo, invoca la necessità di formare improbabili giurie popolari con il compito di controllare la veridicità delle notizie diffuse da stampa e tv. Facebook ha elaborato un software che avrebbe la capacità di segnalare agli utenti le notizie ritenute inattendibili. C’è poi chi, come il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, propone un’agenzia statale di vigilanza.

Noi di Almaviva siamo stati lasciati soli. Ma il Pd ci deve una risposta

di Cinzia Venturini 
Sono una dei 1666 lavoratori licenziati il 22 dicembre da Almaviva. Ho lavorato per questa azienda 20 anni, non faccio l’operatore telefonico ma poco importa. Sono stata assunta nel ’96, eravamo poco più di 30 dipendenti nella sede di piazza SS.Apostoli, a Roma. La stessa sede che fino a qualche mese prima aveva ospitato «I Comitati dell’Italia che Vogliamo» a sostegno della campagna elettorale di Romano Prodi. A quell’epoca la forza di questa azienda è stata il suo bene più prezioso: il capitale umano.

Realizzare un modello energetico pulito

Intervista a Edoardo Zanchini di Monica Di Sisto e Alberto Zoratti
Per Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente, è cresciuta la consapevolezza dei cittadini sulla questione climatica e la spinta verso un cambiamento che punti alle energie pulite e rispetti l’ambiente, come ha dimostrato anche il referendum sulle trivellazioni, pur non avendo raggiunto il quorum. Viceversa, il governo, sembra più attento alle esigenze dell’industria petrolifera e si limita alle promesse, mentre pare scomparsa anche la Strategia Energetica Nazionale, che pure presenta seri limiti, e il decreto sulle energie rinnovabili mostra luci e ombre.

Occidente senza strategia

di Alberto Negri
La Sigonella di Erdogan si chiama Incirlik, la base aerea concessa agli Usa per i raid anti-Isis. I turchi minacciano di chiuderla se gli americani non daranno loro soddisfazione, ovvero abbandonare i curdi siriani ritenuti da Ankara come il Pkk un gruppo terroristico e consegnare l’imam Gulen in auto-esilio dal ’99 in America. Si può definire un ricatto oppure un modo di sventolare la bandiera del nazionalismo dopo aver rinunciato ad abbattere Assad, come è stato proclamato da Ankara per cinque anni. «Stiamo combattendo una nuova guerra di indipendenza», ha dichiarato Erdogan. Il fondatore della patria Ataturk, astuto stratega, si rivolterà nella tomba ma ognuno si salva alla sua maniera.

Bruxelles, la città dei rivoluzionari

di Gabriele Annichiarico
La città di Bruxelles, sede delle istituzioni europee, della Nato e capitale del Belgio, è nota nelle cronache internazionali per i diktat della Commissione europea e per l’imposizione delle misure di austerità agli Stati membri. In pochi però conoscono la storia rivoluzionaria della città, luogo di rifugio di politici e attivisti perseguitati nei paesi d’origine. Marx e Engels vi scrivono il «Manifesto del partito comunista». Lenin impone la visione bolscevica al partito socialdemocratico russo. Comunisti e anarchici vi trovano rifugio nel corso del ‘900. Questa storia è stata minuziosamente raccolta in un libro «Le Bruxelles des révolutionnaires, de 1830 à nous jours» (CFC éditions, pp. 303 , euro 40) edito in lingua francese dalla storica di fama internazionale Anne Morelli.

Elezioni truffa dei consigli provinciali: disertiamo per difendere la Costituzione

di Ciccio Auletta e Andrea Corti
Domenica a Pisa e in decine di altre province italiane si svolgeranno nuovamente delle vere e proprie elezioni truffa per il rinnovo di “pseudo”consigli provinciali, in base a quanto previsto dalla legge 57/2014 meglio nota come legge Delrio. Questa legge che avviava l’abolizione dei consigli provinciali eletti a suffragio universale, era per sua esplicita ammissione una legge transitoria. Infatti, a proposito delle Province, il comma 51 dell’unico articolo che costituisce la legge, recita testualmente: “In attesa della riforma del titolo V della seconda parte della Costituzione e delle relative norme di attuazione, le Province sono disciplinate dalla presente legge”.

Marc Bloch e la storia totale

di Adriana Garroni 
Gli ultimi decenni del XIX sec. furono caratterizzati da una vera e propria “rivolta contro il positivismo”;1 come ha scritto lo studioso italiano Angelo D’Orsi, dall’«avvento di una nuova epistéme, ossia l’insieme delle concezioni e dei modi di considerare e organizzare i processi della conoscenza»,2 ponendo così le basi per il salto qualitativo della storiografia novecentesca.La nuova storia si proponeva di accogliere i migliori risultati della storiografia positivista e le innovazioni metodologiche e interpretative apportate dalle altre scienze sociali. Influenzati dal marxismo, gli storici statunitensi furono i primi a parlare di new history3 e a dare nuova enfasi ai fattori socio-economici nella spiegazione storica.

Gli zapatisti stanno costruendo il mondo che chiediamo

di Ann Deslandes 
“Se avessimo trascorso quei 23 anni a scambiare pallottole”, dice il Subcomandante Insurgente Moisés dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale in un discorso serale ai molti riuniti per l’incontro “Gli zapatististi e Co-Scienze per l’umanità” che attualmente ha luogo a San Cristobal de Las Casa, “saremmo stati in grado di costruire questo?” Il Subcomandante si riferiva alle fiorenti infrastrutture autogestite della vita zapatista, vissuta da migliaia di indigeni ribelli nella giungla Lacandon del Chiapas, in Messico. Il movimento zapatista celebra oggi il ventitreesimo anniversario della sua rivolta a San Cristobal il 1 gennaio 1994, il giorno in cui era entrato in vigore l’Accordo Nord-Americano di Libero Scambio.

Un genocidio low cost

di Marco Boccitto 
Quando nell’ottobre del 1904 il generale Lothar von Trotha mette per iscritto che «all’interno dei confini coloniali tedeschi tutti gli Herero, che siano armati o meno, devono essere abbattuti», il più era già stato fatto. L’annus horribilis per le popolazioni dell’attuale Namibia era infatti iniziato con l’ennesima rivolta contro gli espropri indiscriminati condotti ai danni di due comunità di allevatori, gli Herero e i Nama, che nei secoli addietro avevano a loro volta spinto un po’ più in là, verso il deserto, gli autoctoni San. La loro colpa è quella di occupare le terre più fertili, sull’altopiano centrale di quella che tra il 1884 e il 1919 è stata l’Africa Sud-Occidentale Tedesca (il primo governatore «imperiale» è Heinrich Ernst Göring, padre del futuro comandante della Luftwaffe e numero 2 del regime hitleriano, Hermann Göring).

Brexit, il problema è Bruxelles

di Matteo Bortolon 
Il 2016 è stato certamente un anno di svolta. Appare ancora prematuro un giudizio sulle conseguenze del Brexit, materia densa di tecnicismi e su cui è difficile azzardare previsioni; le negoziazioni devono ancora iniziare e l’appena dimissionario ambasciatore inglese a Bruxelles fa capire che il governo di May non avrebbe una strategia chiara in merito (accenna addirittura a «pensieri confusi»). Qualcosa di più si può capire del perché considerandone gli aspetti economici con un passo indietro nella storia recente del paese.

Dalla parte dei curdi di Siria, esposti al rischio di attacco militare turco

di Luigi Vinci
Il quadro mediorientale ha preso da qualche settimana a cambiare tutta la sua parametratura; al tempo stesso le sue prospettive continuano ad apparire indeterminate. L'evoluzione di tale quadro ha il suo evento decisivo nella vittoria di Aleppo da parte del regime siriano, della Russia, dell’Iran e dei loro alleati minori. A essa ha corrisposto una serie di fatti politici di grande portata, su iniziativa della Russia. la capacità di iniziativa degli stati Uniti, di converso, dato anche il risultato delle lezioni presidenziali, che già era debolissima e incoerente è precipitata a zero, essi sono stati addirittura esclusi da parte russa, finché sarà presidente Obama, dalla discussione in avvio sulle sorti politiche e istituzionali della Siria.

Che il 2017 sia l’anno della democrazia diretta

di Raffaele Lupoli
L'anno è ricominciato e noi ci rimettiamo al lavoro. Noi tutti intendo. Abbiamo chiuso il 2016 con un No importante, a una riforma della Costituzione che avrebbe consegnato definitivamente all’oligarchia (così l’ha definita Eugenio Scalfari nell’ergersi a suo difensore) il governo del Paese. Adesso dobbiamo mettere in campo tutti i Sì che, come abbiamo annunciato, erano dietro quel No. I primi, se la Consulta ce lo consentirà l’11 gennaio, saranno quelli ai referendum abrogativi su voucher, articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e sul ripristino della responsabilità dell’azienda appaltante, oltre a quella che prende l’appalto, in caso di violazione dei diritti dei lavoratori.

La carica distruttiva del duo Trump-McConnell

di Guido Moltedo 
Sono mesi che Donald Trump non tiene una vera e propria conferenza stampa. A parte un paio d’interviste, con il Nyt e con 60 Minutes, si è limitato, anche da president elect, a fare qualche battuta occasionale con i cronisti, preferendo continuare a comunicare via twitter. Messaggi come sempre eccentrici – si direbbe volutamente non filtrati e neppure davvero ponderati, un flusso di coscienza apparentemente incontrollato – nell’evidente disegno di continuare ad avere una relazione diretta, disinibita, «autentica», con gli americani, non mediata dagli invisi giornalisti. Anche questa stravaganza, se c’era bisogno di ulteriori indizi, conferma che l’amministrazione Trump che s’insedierà il 20 gennaio non ha letteralmente precedenti.

Proposte utopistiche tecnicamente fondate

di Maurizio Giufrè
Leonardo Benevolo racconta di essere approdato alla scelta di diventare architetto attraverso la curiosità e l’attrazione per il paesaggio. Quando giunge a Roma nel 1941 da Novara lo affascina la geometria descrittiva, la sola disciplina in grado, attraverso il calcolo matematico, di impossessarsi dello spazio tridimensionale. Questo profondo interesse per la scienza unito alla passione per la storia sono i due poli entro i quali graviterà nel corso degli anni l’impegno professionale di Benevolo, non solo quello di storico, ma anche quello di progettista di architetture e urbanista.

La guerra mondiale in corso. Coinvolti 47 paesi

di Franco Astengo 
Al solo scopo di tenere aggiornata la memoria riportiamo sinteticamente ( i rapporti completi occupano pagine e pagine) dati presi dal sito di Wars in the world e dell’UNHCR (l’organizzazione dell’ONU per i rifugiati). Si tratta di elenchi impressionanti, ai quali nessun governante delle grandi potenze (e anche delle piccole) presta attenzione al fine di avviare almeno l’intenzione di un processo di pace. Quando si esaminano i fatti politici, a tutti i livelli, sarebbe necessario avere presente questo stato di cose. Al riguardo dei grandi temi della globalizzazione, delle migrazioni, della lotta per il predominio energetico e tecnologico, della finanziarizzazione dell’economia, del peso dello sfruttamento sulla condizione umana quello della guerra è – come sempre nella storia – esiziale e insieme propedeutico al peggio.

Canzonette, bambolotti e Fertility Day

di Mariangela Mianiti
Il festival di Sanremo ha prodotto il primo spot per promuovere l’edizione 2017, che andrà in onda dal 7 all’11 febbraio, ed è arrivata subito una valanga di critiche. Tre donne incinte aspettano il turno di visita in una sala d’attesa ascoltando Non ho l’età, canzone con cui Gigliola Cinquetti vinse il Festival nel 1964. All’improvviso compaiono tre simil-feti che intonano la canzone battendo il tempo con schiocchi di dita e in perfetta sintonia con le mamme. Alla fine, una voce maschile dice «Tutti cantano Sanremo». L’intenzione sarebbe quella di celebrare l’universalità della canzone italiana, così salutare che anche i nascituri non aspetterebbero altro che il festival.

Monte dei Paschi di Siena: un disastro costruito con metodo

di Renato Strumia 
“Oggi la banca è risanata, e investire è un affare. Su Monte dei Paschi si è abbattuta la speculazione ma è un bell’affare, ha attraversato vicissitudini pazzesche ma oggi è risanata, è un bel brand”. Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei Ministri, al Sole 24 Ore, 22 gennaio 2016. Una valutazione ragionata sul disastro Monte Paschi di Siena richiede almeno tre livelli di analisi. Il primo livello attiene alla questione del “mercato” e del suo evidente fallimento nella soluzione della crisi, non solo del caso specifico e non solo del settore bancario, ma dell’intero sistema economico.

Un mese dopo il referendum: tra lo schianto delle tegole marce e una lettura riduttiva di quel limpido pronunciamento

di Vindice Lecis
“Le tegole marce si schiantarono in uno strepito di sciagura” scriveva Garcia Marquez nelle righe magiche di Cent’anni di solitudine. Una frase tra le più adatte da condividere per descrivere questo mese trascorso dal referendum. Un mese – era il 4 dicembre – nel quale alcune cose sono cambiate per non cambiare nulla. Un mese è passato, segnato dalla scelta di garantire preoccupata continuità al renzismo e alle sue politiche. In questo Mattarella è stato un vero maestro di scuola democristiana. Ormai da anni – quasi da sempre – non si assiste in Italia a una reale alternanza di fondo al governo del paese.

Se la solidarietà è un «delitto». Il processo a Herrou diventa un caso politico

di Francesco Ditaranto
È iniziato mercoledì scorso, a Nizza il processo a Cédric Herrou il 37enne francese accusato di aver facilitato l’ingresso illegale in Francia di circa 200 migranti sprovvisti del permesso di soggiorno. L’uomo, che rischia fino a 5 anni di reclusione e 30 mila euro di multa, è inoltre incriminato per avere messo in piedi un campo di accoglienza abusivo in un edificio abbandonato di proprietà della Sncf (la società ferroviaria francese). La storia di questo giovane agricoltore, che vive della produzione di olio e uova, è la storia di tutta la valle della Roya, un territorio esattamente al confine tra Francia e Italia, a pochi chilometri da Ventimiglia.

Economia e politica, oggi. Intervista a Giulio Sapelli

Intervista a Giulio Sapelli di Eugenio Occorsio
"La decisione della Ford di non delocalizzare in ossequio a Trump? C'è chi parla di restaurazione del primato della politica, io parlerei di fine del politically correct". Giulio Sapelli, che insegna Storia dell'economia alla Statale di Milano, studia da una vita il pensiero politico americano e la "poliarchia", come Charles Lindblom in The policy making process definì trent'anni fa l'intreccio di check & balances fra Congresso, amministrazione e presidente.

Aleppo: un racconto di tre città

di Hawzhin Azeez 
Aleppo e la sua crisi umanitaria hanno dominato i media internazionali nelle scorse settimane. Articoli con titoli estremamente disastrosi hanno preso sempre più piede e sono emerse molte immagini strazianti delle brutalità del Regime. Le cose, però, sono arrivate ad un limite con un recente video divenuto virale di una donna chiamata Eva Bartlett, una giornalista canadese e ‘attivista per i diritti umani’, che parla della attuale situazione di Aleppo. Bartlett afferma di essere stata in Siria, comprese le zone di Aleppo lacerate dalla guerra, quattro volte (come sia riuscita a fare lo capiremo presto) e sostiene che nella sua 'esperienza' la gente di Aleppo, e la Siria in generale, sono completamente pro-Assad e lo rivogliono al potere.

Accoglienza diffusa e politiche urbanistiche

di Alberto Ziparo
Assistere agli spettacoli da dannati della terra» offerti, oggi come ieri, da Cpa e Cie – e per di più nel nostro paese con milioni dei case vuote da rendita finanziario-immobiliare – è mostruosamente grottesco e inaccettabile. Sono da condividere le uscite di coloro che in queste ore ricordano i continui e clamorosi tragici fallimenti delle strutture a grande concentrazione di immigrati, le tristi sigle di questi anni: Cpa, Cie , Cat, per indicare soluzioni molto diverse. Così come da condividere sono le posizioni di chi – come Luigi Manconi- argomenta la sostanziale mistificazione che sta dietro alla categoria di clandestino; laddove sostanzialmente tutti coloro che arrivano (ormai riconosciuti e schedati) fuggono da disastri sociali o bellici o ambientali.

2017: Francia e Germania verso le elezioni

di Paolo Rizzi
Germania e Francia, le due maggiori potenze industriali europee. La Germania è, apparentemente, l’unica potenza politica all’interno dell’Unione europea. Il 2017 sarà un anno elettorale che determinerà molti degli equilibri futuri. In questo articolo si cercherà di riassumere brevemente la situazione politica nei Paesi al voto e dare una lettura assennata dei sondaggi.

Ripensare l’oppressione femminile

di Johanna Brenner e Maria Ramas
Nell’ultimo decennio si è assistito ad un’espansione straordinaria delle analisi e dei dibattiti marxisti-femministi. La recente opera di Michèle Barrett, Women’s Oppression Today, costituisce un tentativo ambizioso di presentare e sintetizzare queste ricerche. Attraverso un dialogo con le correnti più influenti del pensiero socialista-femminista, la Barrett cerca di elaborare, senza alcun riduzionismo o idealismo, un’analisi marxista del rapporto tra oppressione femminile e sfruttamento di classe in seno al capitalismo. In questo senso, il progetto della Barrett si integra non solo a quello del femminismo marxista, ma anche alle rivalutazioni contemporanee dell’insieme della teoria marxista, nelle quali hanno una rinnovata importanza l’ideologia, lo stato e la lotta di classe.

Hollande e JP Morgan: piano segreto in Francia per attirare i banchieri dopo la Brexit

di Noemie Bisserbe, William Horobin e Max Colchester
Il presidente francese François Hollande ha incontrato l'amministratore delegato di J.P. Morgan Chase & Co., James Dimon, alla fine di ottobre per sapere come la Francia avrebbe potuto attirare posti di lavoro in ambito ginanziario lontano da Londra dopo Brexit. Il messaggio di Mr. Dimon è stato schietto: Le probabilità che le banche potessero spostare più dipendenti in Francia erano scarse, a meno che il paese non ammorbidisca le sue severe leggi sul lavoro. Signor Hollande – che non aveva ancora annunciato di non cercare la rielezione – ha rassicurato Dimon che l'atteso cambiamento sarebbe arrivato. Ma si sarebbe realizzato sotto il suo successore. "Siamo consapevoli", ha detto Hollande, secondo fonti vicine alla vicenda. "Ma è complicato."

L’uomo della svolta nell’indagine del lessico sociale

di Vermondo Brugnatelli
Nel panorama della linguistica italiana, Tullio De Mauro ha legato il proprio nome a una svolta importante: l’apertura verso gli aspetti sociali della lingua. Il suo impegno si è espresso soprattutto nell’ambito della Società di Linguistica Italiana (di cui nel 1967 è stato uno dei fondatori), sorta per contrapporsi alla visione fino a allora prevalente nella linguistica dell’accademia, quando la lingua era studiata soprattutto nei suoi aspetti «interni», tralasciando tutto ciò che era connesso con la collettività dei parlanti. Prendere in considerazione la società con le sue complessità e diseguaglianze rompeva o turbava la geometrica armonia delle ricostruzioni storiche o degli schemi strutturali.

Hacking finance o financing the hackers?

di Giorgio Griziotti
Il Bitcoin[1]è stato largamente mediatizzato ed è mondialmente conosciuto come l’inizio della possibile rivoluzione criptovalutaria. La conoscenza dei meccanismi di base del suo funzionamento, come per esempio l’utilizzo della crittografia asimmetrica, il libro mastro distribuito e la blockchain, è abbastanza limitata come relativamente limitato è il numero reale dei suoi utenti. Il BTC infatti è poco impiegato come moneta di scambio e serve più che altro come valore rifugio in un ambito che è soprattutto di trading e di speculazione finanziaria.

Sui Cie Minniti sbaglia. Pensi alle falle dell’intelligence

di Luigi Manconi 
Il Ministro dell’interno, Marco Minniti, che è persona intelligente e tutt’altro che sprovveduta, già ha dovuto ridimensionare l’annuncio sfuggitogli, nonostante l’accortezza che connota il suo stile pubblico. Il proposito di istituire «un Cie in ogni Regione» ha avuto vita breve, appena una manciata di ore, ed è sembrato rispondere più all’intento di sedare ansie diffuse che a quello di realizzare una strategia razionale. Per una serie di ragioni rivelatesi, alla luce dalla storia pregressa dei Cie (dal 1998 a oggi), inconfutabili. In estrema sintesi, i Cie rappresentano un autentico fallimento. Prendete quella sigla: l’acronimo richiama due funzioni – identificazione ed espulsione – che costituiscono lo statuto giuridico dei Cie e la loro sola finalità normativa.

John Berger. L’infinito, qui e ora

di Gianluca Solla
Anni fa circolavano, quasi in forma clandestina, spediti da amici in diverse occasioni, gli articoli di un tal John Berger. In casa ne arrivarono prima uno su Picasso, poi un altro, mi sembra su Caravaggio. Uno ancora sulla casa natale di Gramsci a Ghilarza. Quest’ultimo portava un titolo splendido, qualcosa come vivere con le pietre. Di questo Berger non si sapeva molto. Eppure, quasi si fossero messi d’accordo tra loro, i diversi mittenti erano certi di una cosa: bisognava leggerlo perché, a qualsiasi oggetto si volgesse la sua scrittura, qualcosa d’impareggiabile accomunava testi tanto differenti.

La “viva” voce dei licenziati Almaviva

di Alba Vastano
Chiude la sede di Almaviva- Roma. Licenziati 1660 dipendenti. Insabbiare la questione non si può e non si deve. Se ne deve parlare. Anche la stampa ne ha il dovere e non con trafiletti invisibili. Che i responsabili dell’azienda, del Mise, dell’Inps e dei sindacati confederali si prendano le responsabilità di aver messo queste persone davanti allo spettro dell’indigenza. Che tutte le forze politiche si mobilitino e sostengano le lotte e le vertenze che si attiveranno. Che si apra uno spiraglio per queste famiglie a rischio di sussistenza. Vietato mandarle sul lastrico. Questione di legalità, questione di umanità, ma è anche il momento di mettere in campo politiche di lotta a sostegno dei diritti del lavoro.

Amaro Partigiano, il liquore "etico". Gli operai licenziati s’inventano l’impresa

Una fabbrica “liberata” a Milano e un circolo Arci che gestisce un museo dedicato alla Resistenza sulle colline di Fosdinovo: da questa singolare sinergia nasce un progetto di mercato alternativo, con il lancio dell’Amaro Partigiano, con tanto di benedizione da parte di chi, come Giorgio Mori, presidente dell’Anpi Massa-Carrara, partigiano lo è stato davvero sul campo di battaglia. Sarà realizzato rigorosamente con ingredienti lunigianesi, seguendo una ricetta messa a punto grazie alla consulenza di un antico laboratorio artigiano della zona ma verrà effettivamente prodotto a Milano, in una fabbrica abbandonata, occupata e liberata, oggi impegnata nella costruzione di una rete per un mercato equo, libero e solidale.

Il lavoro ai tempi del jobs act e delle dichiarazioni di Poletti

di Jale Farrokhnia
Quando ancora non avevo una percezione effettiva del mondo del lavoro e della ricerca in Italia, non ero per niente consapevole di cosa fosse il precariato imposto dalla riforma del lavoro, dalle prestazioni ripagate coi voucher e con la paura di perdere anche un minimo di entrata mensile, in grado, se tutto va bene, di permetterti di pagare l’affitto. Per spiegare il precariato giovanile ai tempi delle dichiarazioni beffarde di Poletti, non bisogna esser esperti del lavoro, ricercatori esperti nella materia, ma basta farne esperienza sulla propria pelle.

La crisi dell'economia turca

di Guido Capizzi 
Quando raggiungo la Turchia risale dal cuore e si riedita nella mente la canzone-poesia Bisanzio di Francesco Guccini. Così, in una città con molta gente in giro ma che cede un aspetto spettrale, colpita proprio una settimana fa dall’ennesimo atto terroristico, mi piacerebbe incrociare il mago a cui domandare che oroscopo poter trarre questa sera. Non sono qui per fare cronaca di un fatto, né una analisi politica di quanto stia avvenendo in un Paese insondabile, stretto da un Occidente che lo vorrebbe (e subito dopo cambia idea) come partner, e da un Oriente definibile ancora tribale, dove la guerriglia è lotta incivile impantanata nelle regole dell’identica religione dalle molteplici sfaccettature.

Se la laurea è sempre più prerogativa dell’upper class

di Emanuela Ghignoni
Il fenomeno degli abbandoni universitari prima del completamento degli studi è un problema endemico dell’università italiana, in parte responsabile della scarsa diffusione di lauree nella popolazione rispetto agli altri Paesi europei. Già nei primi decenni del ventesimo secolo la percentuale di studenti italiani che lasciava l’università prima dell’ottenimento del titolo di studio universitario si aggirava tra il 30 e il 40%. Nei decenni precedenti la seconda Guerra mondiale, però, l’incidenza degli abbandoni precoci degli studenti provenienti dalle classi sociali più basse non era significativamente diversa da quella degli studenti dell’upper class.