di Vermondo Brugnatelli
Nel panorama della linguistica italiana, Tullio De Mauro ha legato il proprio nome a una svolta importante: l’apertura verso gli aspetti sociali della lingua. Il suo impegno si è espresso soprattutto nell’ambito della Società di Linguistica Italiana (di cui nel 1967 è stato uno dei fondatori), sorta per contrapporsi alla visione fino a allora prevalente nella linguistica dell’accademia, quando la lingua era studiata soprattutto nei suoi aspetti «interni», tralasciando tutto ciò che era connesso con la collettività dei parlanti. Prendere in considerazione la società con le sue complessità e diseguaglianze rompeva o turbava la geometrica armonia delle ricostruzioni storiche o degli schemi strutturali.
GIÀ CON L’OPERA di esordio, quella Storia linguistica dell’Italia unita che dal 1963 a oggi ha avuto infinite ristampe, De Mauro non aveva avuto paura di andare contro radicate certezze sulla lingua nazionale dimostrando, dati alla mano, come al momento dell’unità, essa fosse parlata soltanto da una percentuale estremamente ridotta degli italiani. L’ampio uso di strumenti sociologici, tabelle, statistiche, numeri e percentuali, era una novità assoluta nel campo della linguistica.
Il problema di un ripensamento critico dell’insegnamento, esploso con la contestazione del ’68, non risparmiò le scienze del linguaggio e venne colto da De Mauro e dalla Sli. Nacque così il Gisel (Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica), che nel 1975 adottò le sue «dieci tesi per l’educazione linguistica democratica» in cui, tra l’altro, si denunciavano l’inefficacia e i limiti della pedagogia linguistica tradizionale: un testo che ha fatto molto discutere ma che ha posto problemi reali ed è diventato un riferimento indispensabile nel dibattito sulla didattica dell’italiano nelle scuole.
Se il Gisel ha la scuola come ambito privilegiato di riferimento, un altro gruppo sorto all’interno della Sli, il Gruppo di Studio sulle Politiche Linguistiche, rivolge la propria attenzione ai numerosi altri problemi della lingua nella società, la «pianificazione linguistica»: dal riconoscimento delle lingue delle numerose minoranze linguistiche del nostro paese alla situazione dei dialetti, senza dimenticare i problemi di toponomastica delle regioni mistilingui.
ANCHE IN QUESTO AMBITO De Mauro ha sentito l’esigenza di elaborare «sette tesi per la promozione di politiche linguistiche democratiche», che ne costituiscono il manifesto programmatico, datato 2013. La terminologia, («tesi», «democratico») può apparire datata e legata a un mondo ideologicamente sorpassato; ma in realtà essa dimostra come De Mauro credesse fermamente nel senso profondo del mettere al servizio della società civile le proprie competenze linguistiche, senza cedere a facili mode del momento. Perché nonostante la sua dichiarata appartenenza politica, l’orientamento di De Mauro non è mai stato astrattamente ideologico, ma poggiava su solide basi scientifiche e teoriche.
Fonte: Il manifesto
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