di Francesco Ditaranto
È iniziato mercoledì scorso, a Nizza il processo a Cédric Herrou il 37enne francese accusato di aver facilitato l’ingresso illegale in Francia di circa 200 migranti sprovvisti del permesso di soggiorno. L’uomo, che rischia fino a 5 anni di reclusione e 30 mila euro di multa, è inoltre incriminato per avere messo in piedi un campo di accoglienza abusivo in un edificio abbandonato di proprietà della Sncf (la società ferroviaria francese). La storia di questo giovane agricoltore, che vive della produzione di olio e uova, è la storia di tutta la valle della Roya, un territorio esattamente al confine tra Francia e Italia, a pochi chilometri da Ventimiglia.
Da quando Parigi ha chiuso la via d’ingresso dalla cittadina ligure, sempre più migranti hanno tentato di aggirare il blocco e arrivare in Francia attraverso questo passaggio impervio. Gli abitanti della valle hanno iniziato così, ormai da tempo, a offrire ospitalità e aiuto ai migranti, in maggioranza sudanesi ed eritrei, creando una sorta di rete umanitaria. Herrou, insomma, non è il solo a offrire un riparo alle centinaia di disperati che cercano di abbandonare l’Italia, e non è la prima volta che il suo impegno gli costa problemi con la giustizia.
Da quando Parigi ha chiuso la via d’ingresso dalla cittadina ligure, sempre più migranti hanno tentato di aggirare il blocco e arrivare in Francia attraverso questo passaggio impervio. Gli abitanti della valle hanno iniziato così, ormai da tempo, a offrire ospitalità e aiuto ai migranti, in maggioranza sudanesi ed eritrei, creando una sorta di rete umanitaria. Herrou, insomma, non è il solo a offrire un riparo alle centinaia di disperati che cercano di abbandonare l’Italia, e non è la prima volta che il suo impegno gli costa problemi con la giustizia.
Nel 2015, l’agricoltore era stato sorpreso alla guida della sua autovettura in compagnia di alcuni migranti eritrei. La vicenda non aveva avuto un seguito, poiché il giudice aveva considerato che, mancando una transazione in denaro, quello di Herrou fosse un atto umanitario e non l’attività di un passeur.
In occasione dell’udienza di mercoledì, si sono radunate davanti al tribunale di Nizza circa trecento persone per testimoniare il loro sostegno all’imputato e per sottolineare le colpevoli mancanze dello stato francese nell’affrontare la questione dell’accoglienza dei migranti. È quello che, in estrema sintesi, ha ripetuto lo stesso Herrou, davanti al giudice e, poco prima dell’udienza, nel corso di un’improvvisata conferenza stampa, sulle scale del palazzo di giustizia. Per l’agricoltore, che si assume la piena responsabilità dei fatti contestati (attualmente continua a ospitare i migranti di passaggio in alcune tende e caravan piazzati sul terreno intorno alla sua abitazione), la sua azione di sostegno e aiuto reale ai disperati che fuggono dalla guerra, tra i quali molti bambini, non è altro che un modo per riempire il vuoto lasciato da uno stato che, dopo aver chiuso le frontiere, si disinteressa completamente della sorte dei migranti. In altre parole, per Herrou, se aiutare degli esseri umani in difficoltà significa violare la legge, allora è la legge che va cambiata.
Per il procuratore di Nizza, che ha richiesto per l’imputato una condanna a otto mesi con la condizionale, Herrou sta cercando di politicizzare il processo, utilizzando il procedimento giudiziario come una sorta di tribuna.
È molto probabile che il verdetto del tribunale si baserà sull’interpretazione della nozione di delitto di solidarietà. Cavallo di battaglia della destra sarkozista, il reato di solidarietà, il fatto cioè di portare aiuto a persone in situazione irregolare nel territorio francese, era stato stemperato con una legge del dicembre 2012, nei primi mesi della presidenza Hollande. Il fatto che tra l’accusato e i migranti non ci sia stato passaggio di denaro o una qualsiasi contropartita, potrebbe spingere il tribunale a esprimere un verdetto favorevole all’agricoltore. Oppure, questo il timore del suo avvocato, i giudici potrebbero scegliere di dare l’esempio infliggendo una pena pesante al suo assistito.
La sentenza è attesa per il 10 febbraio prossimo.
Fonte: Il manifesto
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