di Paolo Rizzi
Germania e Francia, le due maggiori potenze industriali europee. La Germania è, apparentemente, l’unica potenza politica all’interno dell’Unione europea. Il 2017 sarà un anno elettorale che determinerà molti degli equilibri futuri. In questo articolo si cercherà di riassumere brevemente la situazione politica nei Paesi al voto e dare una lettura assennata dei sondaggi.
La presidenza del socialista Hollande lascia dietro di sé il deserto. Il Presidente uscente non si presenterà alle elezioni presidenziali che si terranno il 23 Aprile, col secondo turno fissato per il 7 Maggio. Il nuovo candidato socialista in pectore (le primarie si terranno a fine Gennaio) è l’ex capo del governo Manuel Valls, auto definito “blairiano”. La destra gaullista, riorganizzata sotto il nome I Repubblicani, candida Fillon, già primo ministro sotto la presidenza Sarkozy.
Secondo i sondaggi, il ballottaggio sarà tra il Fronte Nazionale guidato da Marine Le Pen (tra il 24% e il 26%) e Fillon (dal 23% al 29%). I socialisti, senza ancora una candidatura ufficiale, potrebbero essere sottostimati dai sondaggi ma le loro rilevazioni sono comunque un disastro: dal 10% al 13%. Il Partito Socialista sarebbe superato sia da Emmanuel Macron, uscito dal PS stesso per fondare In Marcia, formazione “liberale” per molti versi simile agli spagnoli di Ciudadanos. Macron è dato dal 13% al 19%.
I socialdemocratici corrono il forte rischio di essere superati anche dalla candidatura di Melenchon (dal 12% al 17%) che ha messo in campo un nuovo movimento chiamato Francia Insubordinata. La candidatura di Melenchon è sostenuta, non senza attriti, dalle organizzazioni che hanno fatto parte del Front de Gauche: lo storico Partito Comunista Francese, il Partito di Sinistra di Melenchon, la formazione trotzkista-movimentista Ensemble. Inoltre Melenchon è sostenuto anche da Nuova Sinistra Socialista (scissione anti austerità del PS, guidata dall’economista Liêm Hoang-Ngoc), dal Polo per la Ricostruzione Comunista in Francia (movimento su posizioni marxista-leniniste) e da vari esponenti dei Verdi. Il programma su cui si presenta Melenchon riprende il programma su cui si presentò il Front de Gauche nel 2012, ma ne approfondisce la critica all’Europa (si passa dalla disobbedienza alla “rottura” coi trattati europei) e introduce alcuni accenti populisti.
Germania, verso l’ennesima Grande Coalizione?
La Grande Coalizione tra Socialdemocratici (SPD) e Cristiano Democratici (CDU-CSU) governa la Germania dal 2005. La Cancelliera Merkel si ripresenta di fatto per il quarto mandato e la CDU-CSU è ancora data ampiamente come primo partito, seppure con sondaggi molto discordanti che vanno dal 32% al 37%, contro il 38% delle ultime elezioni.
Secondo partito secondo le rilevazioni continua a essere la SPD, tra il 20% e il 22%, in calo dal 25% del 2013. Questa volta la SPD prova a smarcarsi dalla Grande Coalizione annunciando di essere disponibile ad un governo di centro sinistra. Ci sono però ancora dubbi su chi sarà l’uomo di punta dei socialdemocratici: l’ex presidente dell’Europarlamento Martin Schulz o l’attuale presidente del partito e ministro dell’economia Sigmar Gabriel, col secondo nettamente più scettico sul “nuovo centrosinistra”.
La nuova destra populista di Alternativa per la Germania (AFD), rimasta per un soffio fuori dal Parlamento nel 2013, entrerà di sicuro nel nuovo Bundestag ed è attualmente accreditata dal 10 al 15%.
Attorno al 10% si muovono i due ipotetici alleati del centrosinistra: la Linke e i Verdi. In particolare, la Linke è data dal 9 al 12% ed è attraversata da un confronto serrato sulla possibilità di partecipare al governo nazionale, dopo essere tornata a governare a Berlino e nel Lander della Turingia. Con sondaggi ormai stabilmente sopra il 5% tornerebbe in Parlamento anche il partito liberale FPD.
Al di là delle preferenze personali di Gabriel e Schulz, è molto probabile che un governo Verdi-SPD-Linke non abbia i numeri per governare o che, in ogni caso, la “minaccia” dell’AFD spinga Frau Merkel a concedere di più all’alleato in una nuova Grande Coalizione. Va inoltre sottolineato che le molte differenze tra i sondaggi devono indurre a considerarli con ancora più cautela del solito.
Fonte: La Città Futura
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