La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 4 giugno 2016

I partigiani del referendum e il diritto di Benigni

di Nadia Urbinati
Rispondendo alla domanda di Ezio Mauro se non avesse paura di passare per renziano confessando di votare Sì al referendum costituzionale, Roberto Benigni ha rivendicato il diritto di votare come pensa e non per conformarsi a chi non si conforma. E il diritto di votare implica il diritto di schierarsi: “Non voglio rimanere neutrale, lavarmene le mani dicendo che faccio l’artista, voglio essere libero." E la libertà non serve a nulla se non ti assumi la responsabilità di scegliere ciò che credi più giusto”. Risposta pertinente perché coerente ai due principi aurei della democrazia liberale e non plebiscitaria: votare con la propria testa e non con quella del leader, e rivendicare il valore del voto che è e non può che essere partigiano. Voto schierato non voto plebiscitario. È questa la distinzione che oggi è difficile fare e mantenere. All’origine della difficoltà vi è stata la decisione di Matteo Renzi di identificare il Sì con la sua persona e il suo governo, trasformando il No automaticamente in un giudizio sulla sua persona e in una causa di instabilità politica.

L’Europa neoliberista e l’estrema destra: due facce della stessa medaglia

di Antonis Broumas 
L’Europa odierna mostra forti tendenze di estrema destra ai massimi livelli del potere politico. Alle recenti elezioni presidenziali in Austria il Partito della Libertà, di estrema destra, è arrivato primo conquistando il 36 per cento dei voti, prima che il suo candidato Norbert Hofer fosse sconfitto di stretta misura dall’ex leader del Partito Verde Alexander Van der Bellen al secondo turno. In Finlandia, Polonia e Ungheria l’estrema destra partecipa già al governo, mentre in Olanda e in Francia risulta nei sondaggi la principale forza politica. Altri paesi che stanno sperimentando un’impennata elettorale dell’estrema destra includono Danimarca, Svizzera, Regno Unito e Italia. Tendenze ugualmente preoccupanti, anche se con un aroma tragicomico hollywoodiano, si manifestano sull’altro lato dell’Atlantico.

Salvare il capitalismo o uscire dal suo cadavere?

di Franco Berardi Bifo
Pur di imporre la regola del mercato François Hollande è pronto a tutto. Mentre la prospettiva di una ripresa economica si dissolve, la sinistra si è assunta il compito di sferrare l’assalto finale contro i lavoratori. È difficile credere che costoro non si rendano conto della devastazione che producono, è difficile credere che i dirigenti di questa sinistra la cui dote principale è il servilismo non si rendano conto che stanno preparando il peggio. L’applicazione europea del neoliberismo sotto il pugno di ferro teutonico ha prodotto tali catastrofi che una sezione crescente dell’opinione pubblica occidentale si sta convertendo all’antiglobalismo di destra, al nazionalismo razzista. I prossimi anni saranno segnati da una triplice guerra i cui fronti rimangono confusi.

I fronti aperti dell’America Latina. Intervista a Adolfo Pérez Esquivel

Intervista a Adolfo Pérez Esquivel di Claudio Tognonato
In Italia per una fitta rete di incontri, conferenze e lezioni, Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace nel 1980, ci ha concesso un po’ del suo tempo per descrivere la realtà dell’America Latina.
Partiamo da una domanda un po’ teorica, secondo lei qual è il rapporto tra democrazia e diritti umani?
"In principio sono valori indivisibili, se si violano i diritti umani la democrazia si indebolisce fino a non essere più democratica. I diritti umani sono integrali, hanno a che fare con la vita delle persone e dei popoli. Molte democrazie sono considerate tali solo per il fatto di andare al voto, ma sono solo governi autoritari."
Come far doventare più democratica la democrazia in America Latina?

Renzi stia attento: c’è un’alternativa forte a sinistra del Pd

di Paolo Ferrero
Le elezioni amministrative di domenica rappresentano un importante passaggio politico che può indebolire significativamente Renzi e il governo confindustriale. Non a caso Renzi cerca di spostare tutta l’attenzione sul prossimo referendum istituzionale, facendo finta che le elezioni – dove il Pd perderà voti – non ci siano. In questo contesto Rifondazione comunista ha lavorato in tuttaItalia per dar vita a liste unitarie di sinistra con candidati sindaci autonomi ed alternativi al Pd. Questo indirizzo politico si è incontrato con un sentimento diffuso che ha permesso la formazione di liste unitarie di sinistra alternative al Pd nella maggioranza delle città in cui si va al voto: 17 città capoluoghi di provincia su 23 e 74 su 156 comuni al di sopra dei 15.000 abitanti. Non era un dato scontato: è la prima volta nel nostro paese che vi è nelleelezioni amministrative una diffusione così ampie di liste unitarie alternative al Pd e al centro-sinistra.

Una Napoli per l'alternativa. Intervista a Luigi de Magistris

Intervista a Luigi de Magistris di Andrea Carugati
“Negli ultimi anni hanno arrestato i sindaci di Venezia e di Lodi, c’è stata Mafia capitale. Qui a Napoli invece siamo tornarti in prima linea sulla legalità, è partita una rivoluzione che punta a dare la mazzata finale alla camorra”. Luigi de Magistris, sindaco dal 2011 a Napoli, parla al telefono con Huffpost dal suo studio a palazzo San Giacomo. “La città è risanata e ha ritrovato la sua dignità, ma c’è molto lavoro ancora da fare sul decoro urbano, pulizia, opere pubbliche”. ”Il mio futuro? Non entrerò in "Sinistra italiana", voglio fare il sindaco per altri cinque anni: il mio partito si chiama Napoli. Con Podemosvoglio costruire una rete delle città che si ribellano all’Europa dei tecnocrati”.

Sfida sotto la Mole, all'ombra del gigante del debito

di Marco Revelli
Chissà se Matteo Renzi, quando ha parlato qui Torino per sostenere il suo candidato sindaco, conosceva la storia di M.N., insegnante sessantenne costretto a nutrirsi alla mensa dei poveri del Sacro Cuore, perché da mesi aspetta lo stipendio, insieme ad altre decine di nuovi poveri come lui. O chissà se ha mai sentito parlare di Pierluigi Dovis, direttore della Caritas torinese, che nemmeno un mese fa ha lanciato l’allarme sulle dimensioni della povertà a Torino, che ha superato il livello record del 15%, la città più povera, o meglio con più poveri (oltre centomila), di tutto il Nord. Il doppio rispetto a otto anni fa, quando non si superava il 7%, costituiti in maggior parte da «nuove povertà», cassintegrati, coniugi separati, demansionati…

Roma, i messaggeri del nulla nella città dolente

di Sandro Medici
È una città dolente e incollerita quella che domenica andrà o non andrà a votare. Forse Roma non è del tutto rassegnata, ma appare comunque estenuata, sfibrata, logorata. E la campagna elettorale che si è stancamente srotolata nelle ultime settimane non è riuscita ad accenderla, ad appassionarla. C’era da aspettarselo. Le inchieste giudiziarie, le contorsioni politiche, l’ingloriosa fine dell’ultimo sindaco, la furia manesca di chi è stato mandato a sostituirlo: tutto questo ha incrinato le coscienze e inacidito i sentimenti. Nella millenaria storia di Roma barbari, lanzichenecchi, boia dell’inquisizione, fucilieri francesi e banche vaticane hanno sicuramente fatto di peggio, ma in quest’ultimo scorcio non è che sia andata molto meglio.

No alla Costituzione renziana. Intervista a Gaetano Azzariti

Intervista a Gaetano Azzariti di Alessandro Ruggeri
La scelta che i cittadini compieranno il prossimo autunno sarà fondamentale per definire l’avvenire della politica italiana. Per decidere meglio, Teste Libere ha chiesto al reporter Alessandro Ruggeri di rivolgere alcune domande al Prof. Gaetano Azzariti, professore di Diritto Costituzionale e direttore della rivista Costituzionalismo.it. Cosa c’è di buono in questa riforma, eventualmente da integrare in un nuovo disegno, più avveduto e ragionato, di revisione costituzionale?
«Ci sono alcune intenzioni, però la realizzazione è molto negativa. L’idea per esempio di differenziare il Bicameralismo è un’idea che convinceva molti. Il problema è che si è passati da un bicameralismo perfetto a un Bicameralismo confuso: in qualche modo l’effetto complessivo sarà quello di un depotenziamento del ruolo del Parlamento e questo è certamente un aspetto negativo.»

Solidarietà: un progetto politico

di Lorenza Carlassare
L'autrice riflette sul significato della solidarietà e sulla necessità di riaffermare il principio prescrittivo su cui si fonda l'intero sistema repubblicano. La tesi di fondo è che la solidarietà non debba essere neutralizzata, al fine di evitare che la dignità e l'uguaglianza, principi attraverso i quali la solidarietà deve essere letta, siano privati del proprio fondamento.
Sommario: 1. Il valore prescrittivo dell’art. 2 - 2. Solidarietà: i due versanti del concetto - 3. La solidarietà della Costituzione. - 4. “Solidarietà” va insieme a “eguaglianza” e “dignità” della persona - 5. Solidarietà va insieme a “diritti”: rispetto della persona e libertà di coscienza - 6. I diritti sociali: la solidarietà negata. - 7. I diritti-doveri di solidarietà: istruzione, lavoro, voto. - 8. I doveri di solidarietà -9. Solidarietà e democrazia.

Abolire i voucher

di Mario Sai
Secondo stime sindacali in Italia 1.700.000 persone (di tutte le età, in maggioranza donne) ricevono per il loro lavoro un voucher al posto del salario. Sono il 10% di tutti i lavoratori dipendenti ed il loro numero è in continua crescita. Se ne preoccupa anche il Presidente della Repubblica, che chiede si metta fine al loro «utilizzo improprio». L’intenzione della legge del 2003 era quella di regolarizzare alcune forme di lavoro saltuario e di contrastare il caporalato, in particolare nei lavori stagionali in agricoltura. Per queste finalità i voucher sono stati utilizzati pochissimo. La loro crescita esponenziale comincia dopo il 2008, con la crisi e l’avvio di un diffuso processo di riorganizzazione delle imprese caratterizzato dal recupero di efficienza e di produttività e dal risparmio non solo dei costi, ma anche degli occupati. Nel 2009 i voucher acquistati passano da 500.000 a 2,7 milioni e poi in crescendo si arriva ai 115 milioni del 2015.

Referendum costituzionale, Italicum, rappresentanza: la posta in gioco

di Mauro Sentimenti
Vanno evitate, per darsi conto della natura e dei caratteri reali del conflitto referendario in corso, letture ancorate prevalentemente ai soli dispositivi e criteri giuridici, pur importanti. E’ indispensabile alzare lo sguardo sui movimenti della vita reale . Sottolineando in premessa che i legislatori che hanno colpito diritti nel lavoro e del lavoro, ridotto le risorse per il Sistema previdenziale a ripartizione, affossato l’universalità dell’accesso alle cure sanitarie, permesso un’evasione scolastica gravissima, trasferito ricchezza dal lavoro alle rendite e ai profitti , aggredito I beni pubblici, sono gli stessi che hanno progettato la nuova legge elettorale e la riforma costituzionale. Naturalmente preceduti dal lavoro di altri. La circostanza non è casuale.

Francia, violenze della polizia e silenzio dei media: aprite gli occhi!

di François Bonnet
Decine di manifestanti sono stati feriti durante le manifestazioni contro la Loi travail. Il governo ha instaurato una strategia della tensione, logica prosecuzione di anni di deriva. È giunto il momento che una commissione d’inchiesta indaghi su questa gestione incendiaria. Un giovane di 28 anni è tenuto in stato di coma artificiale dal 26 maggio per edema cerebrale e sfondamento della scatola cranica, vittima di una granata da alleggerimento [bomba a frammentazione di gomma dura per rompere l’accerchiamento]. Un mese prima, il 28 aprile, uno studente dell’università di Rennes ha perso un occhio per un colpo di LBD40, un’arma più potente dei Flash-Ball. Da due mesi e mezzo, dall’inizio delle manifestazioni contro la riforma del codice del lavoro, molte decine di manifestanti sono stati gravemente feriti.

Cassa Depositi e Prestiti: ora anche l’Ilva?

di Marco Bersani
Fino al 2003, la Cassa Depositi e Prestiti aveva svolto, per oltre 150 anni, un unico compito: raccogliere e garantire il risparmio postale dei cittadini, e utilizzare la massa di denaro raccolta (attualmente 252 miliardi) per finanziare a tassi agevolati gli investimenti dei Comuni. Dalla sua privatizzazione – oggi è una Spa, con all’interno le fondazioni bancarie – Cdp ha smesso di svolgere questa funzione pubblica e sociale, e si rivolge agli enti locali per favorirne la privatizzazione dei servizi pubblici locali e l’alienazione del patrimonio pubblico, con il paradosso di utilizzare il risparmio dei cittadini per espropriarli dei loro beni comuni. Nel contempo, ha enormemente allargato il suo raggio d’azione, divenendo la più importante leva finanziaria dell’economia del Paese, con il difetto di scelte d’azione totalmente sottratte alle istituzioni elettive (il Parlamento) e unicamente appannaggio del Consiglio di Amministrazione da una parte, e delle urgenze -difficile chiamarle scelte- del premier dall’altra.

Banche e grande industria: i veri autori della riforma costituzionale?

di Federico Musso
Sembra che il referendum di ottobre sia un plebiscito sull’operato di Renzi; invece si tratta di un voto per definire il futuro della nazione italiana. Il primo problema di questo equivoco è la scarsa conoscenza del contenuto della riforma costituzionale e, ancora di più, di chi si è mosso in anticipo per cambiare la Costituzione. Il punto preferito dai sostenitori è la maggiore governabilità e la conseguente maggior velocità nell’esprimere riforme (o contro-riforme, forse?). Infatti, il cuore della legge è l’eliminazione del Senato elettivo che verrà rimpiazzato con una camera formata da sindaci e consiglieri regionali che non potrà né votare la fiducia al Governo né esprimersi sulla maggior parte delle leggi ordinarie. Inoltre, il Governo travalicherà le sue prerogative esecutive, invadendo il campo del potere legislativo (destinato al Parlamento) con una via prioritaria di deposito e di votazione delle proposte di leggi.

Qual è il parlamento più produttivo?

di Gianfranco Pasquino e Riccardo Pelizzo
È ora di uscire da un confuso e manipolato dibattito sull'improduttivo bicameralismo paritario italiano e di dare i numeri sulla produttività di alcuni Parlamenti democratici. Naturalmente, sappiamo da tempo che i Parlamenti, oltre ad approvare le leggi, svolgono anche diversi molto importanti compiti: rappresentano le preferenze degli elettori, controllano l'operato del governo, consentono all'opposizione di fare sentire la sua voce e le sue proposte, riconciliano una varietà di interessi. Sono tutti compiti difficili da tradurre in cifre, ma assolutamente da non sottovalutare per una migliore comprensione del ruolo dei Parlamenti nelle democrazie parlamentari, nelle Repubbliche presidenziali e in quelle semipresidenziali.

Un «algoritmo definitivo» ci seppellirà

di Benedetto Vecchi 
L’immagine che meglio si addice alla storia dell’Intelligenza artificiale è quella delle montagne russe. Salite percorse lentamente, con la sensazione di tornare rovinosamente al punto di partenza e poi la vertigine entusiasmante di scendere a precipizio verso il traguardo. È dagli anni Cinquanta del Novecento che l’andamento alterni grandi momenti di euforia a rallentamenti prossimi al blocco totale. All’annuncio della produzione di macchine pensanti seguiva la smentita data dalla realtà. Sta di fatto che l’Intelligenza artificiale ha compiuto grandi passi in avanti, ma computer capaci di apprendere e mostrare qualcosa dell’intelligenza umana non ce sono in giro. Eppure la discussione su quale possa essere la strada per una macchina intelligente prosegue, nonostante ci siano decani dell’intelligenza artificiale che da tempo segnalino l’impossibilità di costruire macchine intelligenti.

Il Ttip fa pure male alla salute

di Monica di Sisto
Riflettere sui possibili impatti del TTIP (Trattato transatlantico per la liberalizzazione degli scambi e degli investimenti tra Europa e Stati uniti) sulla salute pubblica da un punto di vista epidemiologico, come fanno gli autori dell’articolo pubblicato in questo numero di E&P1 è utile non soltanto a livello scientifico, ma anche a livello politico. Gli autori, con il rigore e il metodo propri di uno studio scientifico, verificano il testo attualmente conosciuto dell’accordo, almeno per quanto riguarda la proposta europea, e ne valutano le implicazioni a livello più ampio rispetto a quello commerciale. È questo un “lusso” che le politiche commerciali non consentono. Nel TTIP, come nei testi negoziali dell’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization, WTO), i diritti, la protezione ambientale e quella sociale sono considerati off topic, cioè assolutamente fuori tema rispetto al perimetro delle trattative.

Tutti costituzionalisti quelli del Sì?

di Maurizio Pagliassotti
Gastroenterologi, oftalmologi, docenti di università on line, scrittori specializzati in letteratura post-adolescenziale, direttori di tourism management, emeriti di elettrotecnica, emeriti di comunicazione elettrica, microbiologi, giornalisti e altri: hanno firmano per un “pacato sì” alla riforma Costituzionale. “Gli scienziati con noi, non si torna alla palude” ha tuonato il presidente del consiglio Matteo Renzi. In parte ha ragione, perché la maggior parte di questi uomini e donne studia e lavora (o piuttosto studiava e lavorava, considerando che moltissimi tra loro sono in quiescenza, pensionati, insomma) nel campo delle scienze dure. Come nel caso della precedente lista dei “duecento costituzionalisti per il Sì”, probabilmente si è raccolto ciò che passa il convento: anche tra costoro ecco docenti di scienza delle finanze, diritto commerciale, sociologi, economisti, sicuramente esperti nei loro campi, ma definirli costituzionalisti appare a dir poco fuorviante.

L’idea di socialismo rivisitata

di Rino Genovese
È vero: il socialismo storico è rimasto in sostanza economicistico: questa una delle tesi condivisibili espresse da Axel Honneth nel suo L’idea di socialismo. Ma ciò dipende, come vuole Honneth, dal suo non avere avuto consapevolezza della differenziazione funzionale della società (segnalo ai non esperti che il riferimento è alla teoria sociologica circa gli ambiti differenziati in cui si svolge la vita sociale moderna: secondo cui, per esempio, la sfera del diritto non è la stessa della politica, e quella amorosa è diversa sia dall’una sia dall’altra), o non piuttosto dal fattore esattamente opposto: di avere dovuto affrontare, ai suoi inizi, la questione della miseria delle condizioni di lavoro del proletariato industriale dell’epoca, dell’intrusione pervasiva della sfera della produzione di merci in ogni settore della vita sociale, il tutto nel senso di un processo di segno contrario alla presunta differenziazione dispiegata delle funzioni sociali?

Il muro globalizzatore

di Yanis Varoufakis
Mentre scrivo queste righe al centro di Atene, rifugiati afgani, pachistani e siriani sono internati in campi disumani ad Atene, nel Pireo, in diverse isole dell’Egeo e a Eidomeni, un passaggio di confine nel nord della Grecia diventato famoso proprio alla luce della questione dei rifugiati. Il loro arresto è dovuto ad una recente decisione dell’Unione Europea che vìola il diritto internazionale, rifiutando di riconoscere loro, con umanità e saggiamente, lo status di rifugiati bloccando il loro passaggio in Europa in sicurezza per deportarli, invece, in un paese che ha fermamente rifiutato di riconoscere il diritto internazionale sul trattamento dei rifugiati: la Turchia. I rifugiati lunguiscono nei cosiddettii ‘hotspots’ greci. Un eufemismo per indicare campi di prigionia, circondati da mura altissime. Fisicamente, le mura, hanno la forma di recinti elettrificati che tagliano il confine Greco- Turco e, più recentemente, di un altro recinto lungo il confine Greco Macedone.

Banca mondiale: contro la disoccupazione tecnologica serve un reddito universale

di Luca Aterini
La Banca mondiale produce molte interessanti analisi economiche. Forse addirittura troppe, cosicché non sempre vengono lette e assimilate. Kaushik Basu, presidente eletto dell’International economic association, capo economista e senior vice-president della Banca, intervenendo ieri a Trento ha scelto dunque di portare un messaggio sintetico quanto dirompente: «In passato – ha detto Basu – ci siamo fidati troppo della cosiddetta “mano invisibile” dell’economia, in realtà i meccanismi di mercato funzionano bene, ma c’è bisogno dell’intervento dello Stato e della società civile, altrimenti le disuguaglianze aumenteranno, perché le nuove tecnologie stanno riducendo i fabbisogno di manodopera. Dobbiamo rivedere la struttura dell’economia mondiale».

Requiem per il tempo liberato: il capitalismo all'assalto del sonno

di Salvatore Cavaleri 
Generalmente la mattina faccio colazione davanti al computer. Controllo se la puntata che avevo messo a scaricare si è completata, apro Facebook, guardo la mailing list con cui facciamo i passaggi di consegne tra colleghi di lavoro, accendo Radio 3e altre banali attività che ormai vanno in automatico. Poi, dopo la sigaretta, vado in bagno, faccio una partita ad un videogioco online e mentre faccio la doccia attivo la riproduzione casuale di Spotify. La seconda colazione la faccio al bar con Giro e gli altri genitori vicino la scuola dei nostri figli. Ogni mattina escono fuori due o tre idee che ci faranno svoltare definitivamente - tipo brevettare il passeggino per adulti o mettere su una band rocksteady – poi ci si saluta e si va a lavorare.

Loi Travail: Valls non cede, la Cgt nemmeno

di Anna Maria Merlo 
È lontano il tempo degli applausi alla polizia. Era solo qualche mese fa, dopo il dramma del Bataclan. Adesso, all’inizio del quarto mese di proteste contro la Loi Travail, le denunce contro il comportamento dei poliziotti si moltiplicano. Sono state sporte denunce a Saint-Malo, dove giovedì alcuni allievi di scuola media sono rimasti leggermente feriti e sono sotto choc in seguito all’intervento delle forze dell’ordine che intendevano riaprire l’accesso alla scuola: ragazzini, genitori e insegnanti stavano protestando contro l’annuncio della chiusura dell’istituto. Ha sporto denuncia anche il Club de la Presse di Rennes, in seguito a una carica della polizia, giovedì, in occasione di una nuova giornata di protesta contro la Loi Travail: degli agenti hanno usato i manganelli anche contro dei giornalisti, per impedire a un gruppo di manifestanti di bloccare una strada di accesso alla città della Bretagna.

La protesta in rosso e le donne da proteggere

di Chiara Saraceno 
Ancora una volta ci si mobilita contro la violenza e il femminicidio. Con l’hashtag #saranonsarà e #rossopersara, è stata lanciata l’iniziativa dei drappi rossi: vestiti, sciarpe, bandiere rosse da appendere a finestre, balconi, panchine, perché governo e Parlamento considerino il femminicidio non un fatto emergenziale ma strutturale, che avvelena la nostra società e i rapporti tra i sessi e che va affrontato in modo non episodico. In effetti, a settant’anni dall’accesso delle donne al voto, quindi alla piena cittadinanza politica, la lunga serie di violenze sulle donne e di femminicidi come quello di Sara ci ricorda che per le donne il diritto civile fondamentale, l’habeas corpus, il diritto alla propria integrità fisica e psichica, persino alla vita, è uno dei diritti più insicuri, meno garantiti non solo nello spazio pubblico, ma proprio là dove le donne a lungo sono state relegate, lo spazio delle relazioni private. Non è un fenomeno nuovo, dovuto alla emancipazione femminile, all’accesso alla cittadinanza civile e politica.

Un’ombra sul mercato italiano delle pelli

di Emanuele Giordana 
La Cina è di gran lunga il leader mondiale nella produzione di calzature ed è anche tra i maggiori consumatori di scarpe al mondo con 3,65 miliardi di paia contro i 2,8 della Ue e i 2,3 degli Usa. La maggior parte delle calzature vendute nella Ue – oltre la metà nel 2013 – è prodotto in Cina. L’Unione europea, in termini di valore, è però il più grande mercato delle calzature nel mondo e, in termini di volume, il secondo più grande dopo l’Asia. La Cina produce anche cuoio ma non lo esporta in forma grezza semmai come semi lavorato (wet blue) di cui l’Italia e altri Paesi europei sono invece forti acquirenti (il 97% della pelle prodotta italiana ha origine da importazione estera di grezzo o wet blue). La pelle semilavorata arriva nelle concerie italiane e poi magari torna – finita o semilavorata – nei Paesi di provenienza. Secondo i dati della Fondazione Italia Cina, nel 2013 l’Italia ha esportato nell’Impero di mezzo «articoli in pelle e cuoio» per 1,1 miliardi, e «scarpe e accessori» per oltre 400 milioni.

I fantasmi delle città al voto

di Andrea Colombo
La campagna elettorale è finita. Quasi nessuno si era accorto che fosse cominciata. La visibilità della prova di domani è inversamente proporzionale alla sua importanza. In un Paese abituato a considerare test rilevante anche il voto dei comuni più sperduti, le elezioni nelle città più importanti e popolose sono state derubricate a fatterello. Il presidente del Consiglio, che a tempo perso è anche segretario del primo partito italiano (contando i voti all’estero), si è impegnato a fondo. Per spiegare che questa bazzecola non lo riguarda. Lo ha ripetuto anche ieri: «Si vota per i sindaci. La partita per il governo la giocheremo a ottobre». Non mi mettete in mezzo che non c’entro.

La lotta di classe della nuova epoca


di Mattia Granata
Il Corriere della sera constata che l’”ascensore sociale si è fermato”. Nondimeno, il problema qui è che si sono fermate pure le scale a piedi. E non da oggi, da circa venti anni. Per contribuire a comprendere e discutere i perchè e i percome di questa realtà, oltrechè a non rovinarsi la colazione con inutili rodimenti, è molto più utile l’articolo di Cristian Sesena, Conflitti sociali: dobbiamo imparare dai Francesi? che, a partire dai fatti francesi di questi giorni, contiene un’analisi impeccabile. Analisi che vorrei contribuire a collocare. Gli avvenimenti degli ultimi anni, quelli della Grande crisi, sono la conseguenza diretta, il prodotto materiale, di fatti storici di lungo periodo e di connesse azioni umane. I fatti storici sono l’onda lunga del processo di globalizzazione, con le sue cause e le sue conseguenze che, piacciano o no, non possono che essere assecondati, in quanto inarrestabili.

Le cronache marziane del referendum costituzionale

di Marco Travaglio 
Ogni tanto il marziano Kunt, quello di Ennio Flaiano, riatterra a Roma, dà un’occhiata ai giornali (è un uomo all’antica, un po’ come noi) e scuote il testone sconsolato, sentendosi sempre più marziano. Ieri, per esempio, non riusciva a staccare gli occhi da Repubblica. In prima pagina, esordiva come editorialistaMichele Ainis, giurista brillante, di quelli che si fanno sempre leggere e che fino all’altroieri scriveva sull’Espresso (continuerà) e sul Corriere (non più). Solo che – notava Kunt, sempre molto informato – Ainis è anche commissario dell’autorità Antitrust. E il gruppo editoriale Repubblica-Espresso, a marzo, ha incorporato l’Itedi (Fiat- Chrysler) che pubblica Stampa e Il Secolo XIX. Una fusione che assomma tre quotidiani nazionali, vari locali e un settimanale, che occupano il 23% del mercato (contro il 20% massimo fissato per legge). Infatti si attende il sì o il no dell’Antitrust.

Il gioco crudele del Migration compact

di Guido Viale
Con la «strepitosa» (come dice lui) proposta del Migration compact – prelevata peraltro di peso da un documento elaborato dallo staff della sua affiliata Federica Mogherini, alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea – Renzi sostiene di aver trovato la soluzione per bloccare il flusso dei profughi provenienti dall’Africa. Si tratta non solo di pagare i governi degli Stati di origine o di transito dei profughi perché li trattengano lì, sul modello dell’accordo tra Ue e Turchia, ma anche di promuovere sviluppo e occupazione in tutti quei paesi, perché i loro abitanti non abbiano più motivi di emigrare.

Diga di Mossul: l’Italia in Iraq

di Francesco Cecchini
La cartina, pubblicata recentemente da LIMES, mostra la presenza delle truppe italiane vicine a Mossul e alla diga di Mossul (bandiera tricolore). In viola sonoindicati i territori controllati dal Califfato (ISIS o DAESH). L’Iraq è ancora caratterizzato da una grande conflittualità, con processi di riforma politica e militare molto complessi, che non danno risultati sperati . Le Forze Armate, pur addestrate dagli occidentali, non sono ancora all’altezza di poter difendere obbiettivi importanti e attaccare il Califfato. Durante il 2015 sono stati numerosi i casi di diserzione nell’esercito e dell’abbandono di città e territori allo Stato Islamico.

Se il degrado ambientale fa più morti delle guerre

di Silvana Cappuccio e Simona Fabiani
L'inquinamento atmosferico è il più grande fattore di rischio ambientale per la salute: circa 7 milioni di persone in tutto il mondo muoiono ogni anno per la cattiva qualità dell'aria. È quanto si apprende dal rapporto “Healthy environment, healthy people”, realizzato dall’Unep – l’Agenzia dell’Onu per l’ambiente – e dall’Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, e presentato nei giorni scorsi a Nairobi in occasione della seconda Assemblea delle Nazioni Unite per l'ambiente. Lo studio, che analizza il rapporto fra ambiente e salute e prospetta i possibili scenari globali a breve e lungo termine, informa che nel 2012, a livello globale, 12,6 milioni di decessi sono attribuibili a cause di tipo ambientale.

Legge sul Lavoro e convergenza delle lotte: un malinteso?

di Temps critiques
Il progetto di legge El Khomri, così come il progetto di riforma del codice del lavoro di Badinter, possono essere compresi solo nella prospettiva più ampia di una dinamica del capitale che non si basa più, principalmente, sulla forza lavoro vivente, in quanto questa è diventata inessenziale nel processo di valorizzazione. Tutto ciò non parla di fine del lavoro bensì di crisi del lavoro, dove oggi la questione del posto di lavoro e della disoccupazione sostituisce la critica del lavoro portata avanti dai movimenti proletari negli anni 1967-1975. Questi progetti di riforma non sono affatto dei tentativi di tornare alle condizioni del 19° secolo, come a volte si è sentito dire durante le manifestazioni, ma corrispondono ad una volontà di adattare le leggi sul lavoro alle trasformazioni dei rapporti di produzione, tenendo conto degli attuali rapporti di forza fra capitale e lavoro.

Chi entra in carcere e non ne uscirà più, anche se non è quello che dice la Costituzione

di Luigi Manconi
Gli ergastolani senza scampo. Fenomenologia e criticità dell’ergastolo ostativo (Editoriale Scientifica, 2015), Carmelo Musumeci e Andrea Pugiotto riportano un dato impressionante di fonte istituzionale: 1.174 dei 1.619 ergastolani in carcere al 12 ottobre scorso sono stati condannati per reati che impediscono il loro accesso alle alternative al carcere e, tra esse, alla liberazione condizionale, l’unico istituto che consente a chi abbia già scontato almeno 26 anni di pena detentiva di non morire in carcere. Sono, insomma “ergastolani ostativi”. Secondo un noto sofisma, tra i più raffinati della giurisprudenza costituzionale, la pena dell’ergastolo è costituzionalmente legittima nella misura in cui non sia effettivamente scontata. È costituzionale, insomma, a patto che non sia effettivamente tale. Come dire: un nazista è persona di buon cuore nella misura in cui non sia nazista.

Il golpe in Brasile, l'attacco a Brics e America Latina: le nuove armi della "mediocrazia"

di Rafael Bautista S.
Se la diplomazia aperta è concepita per il consumo informativo (dal momento che su qualcosa si deve pur informare), la politica esibita mediaticamente è concepita per plasmare l'opinione pubblica. Non ha, come missione, quella di orientare e, almeno generare una relazione critica con i fatti politici (il nuovo circo romano è virtuale); ciò su cui si informa non contiene nulla che non sia permesso per la funzione assegnata, vale a dire, ciò che si sa è solo ciò che l'amministrazione selettiva dell'informazione permette di sapere (tale controllo, certamente, non è del tutto perfetto; il suo successo è proporzionale al grado di addomesticamento prodotto). L'interpretazione dei fatti politici è, in tal modo, circoscritta entro i margini consentiti che stabilisce un potere strategico che conosce l'importanza della manipolazione dell'informazione.

Le navi impossibili di Angelino Alfano, il ministro galleggiante

di Patrizio Gonnella
Non è la prima volta che Angelino Alfano propone l’uso delle navi o di qualche forma di galleggiante per affrontare demagogicamente presunte emergenze detentive. Nel 2009 era esponente del Pdl e ministro della Giustizia del governo Berlusconi. Di fronte alla questione del sovraffollamento penitenziario – c’erano a quel tempo circa 63 mila detenuti contro gli attuali 54 mila – il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sotto di lui amministrato propose le navi prigione da ancorare nei porti della Puglia e della Liguria per detenere persone in custodia cautelare. Pochi erano i precedenti in giro per il mondo: Olanda (nave-prigione contestatissima per migranti a Rotterdam), Regno Unito (nave-prigione per detenuti comuni) e Usa (nave prigione nell’’Oceano per i qaedisti).

Definire la guerra

di Francesco Bellusci
“Gli uomini sono nati per uccidere, ma portano il distintivo della pace in testa”, dice il soldato Joker in Full Metal Jacket di Kubrick, indicando icasticamente il duplice e paradossale ingrediente che sembra connotare la natura e la storia dell’umanità fino ad oggi: aggressività e solidarietà, violenza e tolleranza, civiltà e barbarie, guerra e pace. In nome della famosa “legge di Hume”, ovviamente, constatare per l’ennesima volta che sia così, non significa che debba essere così o che non possa non continuare ad essere così. Nulla ci autorizza a scivolare dal piano della descrizione a quello della previsione e addirittura della prescrizione, magari fornendo una giustificazione ad atteggiamenti fatalistici, cinici o pseudo-realistici. Può essere utile, invece, come ci aiuta a fare Giangiuseppe Pili, con il suo prezioso e corposo lavoro, appena dato alle stampe (G. Pili, Filosofia pura della guerra, Aracne, Roma 2015), reinquadrare, con un approccio filosofico, una serie di questioni che tornano ad assillarci: come definire la guerra?

La resistenza spezzata di due fratelli

di Anna Maria Merlo
Il 9 giugno del 1937, i fratelli Carlo e Nello Rosselli furono assassinati a Bagnoles de l’Orne, una stazione termale in Bassa Normandia, dalla Cagoule, su ordine del regime fascista italiano. Galeazzo Ciano aveva promesso in cambio un migliaio di fucili al gruppo di estrema destra francese. Per ricordare questo episodio della storia europea di settantanove anni fa, oggi avrà luogo una cerimonia a Bagnoles d’Orne, con la presenza dell’ambasciatore e del console italiani, dove verrà presentato il restauro del monumento che ricorda i due fratelli antifascisti, realizzato dal laboratorio Nicoli di Carrara. E proprio ieri sera, alla Maison d’Italie (alla Cité universitaire di Parigi) è stato presentato il libro Carlo e Nello Rosselli, Testimoni di Giustizia e Libertà (edizioni Clichy, pp. 80, euro 7,90), a cura di Valdo Spini.

Ttip, chi si oppone è di sinistra o di destra?

di Alessandro Gilioli
Difficile immaginare una battaglia politica che veda dalla stessa parte la Cgil italiana e il Fronte Nazionale francese, Donald Trump e Podemos, Beppe Grillo e Giulio Tremonti, Matteo Salvini e Bernie Sanders. Invece esiste ed è quella sul Ttip, il patto commerciale tra Usa ed Europa. Una bella metafora della frantumazione degli schemi tradizionali della politica, cioè destra e sinistra: in questo caso, da una parte ci sono invece i "mercatisti", favorevoli a liberalizzare gli scambi commerciali e i movimenti di capitale; e dall’altra chi considera queste dinamiche economiche e finanziarie un potere ormai incontrollato e troppo pervasivo, quindi una minaccia per gli Stati, per le democrazie, per i consumatori e per le classi medio basse.

Corpi in rivolta

di Laura Schettini
Le esperienze e insorgenze politiche contemporanee sono diventate velocemente brand, impacchettate e date in pasto al pubblico grazie ad una comunicazione battente che rende consumati gli eventi prima ancora che se ne siano messi a fuoco i contorni. Federica Castelli con il suo Corpi in rivolta. Spazi urbani, conflitti e nuove forme della politica (Mimesis, 2015) mi sembra che prima di tutto abbia il merito di proporre un'analisi che ci restituisce al fluire della storia, che dilata i tempi e crea connessioni, così da maturare quella distanza necessaria per capire. Per capire innanzitutto, lo dichiara in parte già il titolo, quella sventagliata di movimenti di protesta che hanno preso forma una manciata di anni fa simultaneamente in paesi distanti, ma tutti localizzati nelle realtà urbane e ampiamente nutriti dalla presenza delle donne: da Occupy Wall Street a Piazza Tahrir, passando per il movimento degli indignados e parco Gezi. Da dove arrivano questi movimenti? C'è qualcosa che li accomuna oltre la coincidenza temporale?

Tante liste unitarie della sinistra alternative al PD

di Raffaele Tecce
In questi ultimi giorni che precedono l’appuntamento elettorale amministrativo del 5 giugno sta emergendo anche nel dibattito sui media nazionali, pur fra tanta confusione, il dato politico nuovo della presenza di tante liste unitarie della sinistra alternativa al PD in quasi tutti i Comuni che vanno al voto. Il presidente del consiglio e segretario del PD Renzi, che finora si era affannato a dire che le amministrative non avrebbero avuto ripercussioni sulla situazione politica generale, concentrando la sua battaglia sul referendum di ottobre che tenta di cambiare in maniera antidemocratica la Costituzione, negli ultimi giorni è sceso in campo con aggressività a sostenere i suoi candidati a Torino, Milano, a Roma e a Napoli – candidati espressione di una linea liberista ed antipopolare in coalizioni sostenute da pezzi della destra – attaccando frontalmente le nostre liste di sinistra alternativa.

Lavoratori cinesi come scarpe vecchie

di Emanuele Giordana 
Con oltre 15,7 miliardi di paia di scarpe confezionate nel solo 2014, la Cina è il maggior produttore mondiale di calzature e l’Unione Europea è, a sua volta, il più grande mercato di sbocco dei prodotti in cuoio e calzaturieri del Celeste impero. Scarpe che vengono e che vanno: cuoio, suole, tomaie, cuciture, prodotti finiti e semilavorati. Loro là noi qua, ma le scarpe su cui camminiamo, le borsette o i giacconi di cuoio che indossiamo, hanno spesso una componente cinese anche se sono «Made in Italy». Chiedersi come e in che condizioni lavora il più grande mercato mondiale delle scarpe non è dunque peregrino. Lo abbiamo fatto con le magliette, i palloni, i tappeti, le tennis. Adesso un’alleanza internazionale di 18 organizzazioni, che ha lanciato la campagna Change Your Shoes, cerca di vedere oltre confine. Perché i lavoratori della filiera calzaturiera abbiano diritto a un salario dignitoso e a condizioni di lavoro sicure. E perché i consumatori sappiano su cosa camminano.

Sul territorio come soggetto corale

di Giancarlo Consonni
Argomentante: la messa a punto degli obiettivi passa da una disamina rigorosa delle potenzialità e dei vincoli, senza mai perdere di vista i rapporti che intercorrono tra mezzi e fini. Dialogico: ogni proposizione è avanzata come perfettibile puntando a costituire un terreno condiviso su cui chiamare gli apporti disciplinari a un impegno civile. Ne viene una ridefinizione dell'interdisciplinarietà come ambito del mutuo interpellarsi, necessario per l'avanzamento dei singoli apporti quanto della conoscenza nel suo insieme. Sincretico: si pratica un'apertura sorvegliata a tutto ciò che, nella cultura e nella prassi, va in direzione del miglioramento della civile convivenza. Operante: si lavora alla costruzione di una rete virtuosa dove i saperi contestuali e il saper fare possano produrre effetti sinergici nella valorizzazione dei contesti.

Repressione e tolleranza del dissenso in rete

di Francesco Mangiapane 
I discorsi sulla Internet violenta sembrano da qualche tempo aver soppiantato la retorica ottimista sul ruolo di Internet come orizzonte positivo di emancipazione. Luogo di stupidità, di offesa e prevaricazione, frequentata da “legioni di imbecilli”, la rete è stata recentemente accusata di ogni nefandezza. Queste accuse si presentano spesso come boutade mediatiche, umorali e soprattutto non argomentate. Per questo si sentiva la mancanza di un libro come “L’odio online” (2016), appena uscito per i tipi di Raffaello Cortina. L’autore, Giovanni Ziccardi, al contrario dei tanti soloni che ininterrottamente disquisiscono di questo tema su giornali e blog, ha dedicato la sua vita di ricercatore proprio al delicato rapporto fra reti e sistemi giuridici, tanto che i suoi lavori – ricordiamo, fra gli altri “Internet, controllo e libertà” (2015) o ancora “Hacker – Il richiamo della libertà” (2011) – sono diventati dei classici per lo studio delle dinamiche politico/giuridiche dei media digitali.

Spiaggia di morte

di Giuseppe Acconcia 
Una scena straziante ha accolto i soccorritori che ieri hanno raggiunto le spiagge di Zwara: i corpi di 117 migranti annegati, tra cui 70 donne e cinque bambini. Dagli orribili sgozzamenti dell’Isis di cristiani egiziani ed etiopi non si vedevano scene simili sulle coste libiche. Gli uomini e le donne, ritrovati ieri, hanno tutti origine sub-sahariana. Mohamed Misrati, portavoce della Mezzaluna rossa in Libia, ha confermato che le operazioni sono ancora in corso per il recupero dei cadaveri. Secondo il sito Migrant Report, i corpi dei migranti sono da considerare come una parte dei 700 dispersi del naufragio della scorsa settimana. «Non è chiaro in che punto sia avvenuto il naufragio ma i cadaveri portano già sul corpo segni evidenti di decomposizione», hanno confermato i soccorritori.

La fine della storia e il cigno nero

di Michele Cento
«L’algoritmo definitivo è l’ultima cosa che dovremo inventare, perché una volta entrato in azione, sarà lui a inventare tutto quello che ancora deve essere inventato». È un entusiasmante «mondo nuovo» quello che affiora dalle parole di Pedro Domingos, il computer scientist della University of Washington, autore di L’algoritmo definitivo. Nonostante le dichiarazioni temerarie, non si tratta di un esercizio di futurologia. E neanche di una concessione all’utopia: l’algoritmo definitivo è di questo mondo, poiché è la forma ultima e universale che assumeranno gli algoritmi di apprendimento che trasformano i big data in nuova conoscenza senza necessità dell’intervento umano. Sono i cosiddettilearner, che già oggi suggeriscono ad Amazon i libri che vorremmo leggere e a Netflix i film che vorremmo guardare, insegnano alla Google Car a guidare da sola e a Siri a interagire con gli esseri umani.

Islamofobia: perché sono così tanti, così spaventati

di Robert J. Burrowes
L’islamofobia è diventata un fattore importante che guida la politica in molti paesi occidentali. L’islamofobia, cioè la paura dei musulmani, è ora molto visibile tra le popolazioni europee preoccupate per le reazioni terroriste da parte dei gruppi islamici che rivendicano collegamenti jihadisti. E’, tuttavia, evidente anche tra quelle popolazioni in relazione al flusso dei rifugiati dal Medio Oriente. Inoltre l’islamofobia è molto evidente tra alcuni settori della popolazione statunitense durante la competizione elettorale per la presidenza. E’ un problema importante in Australia. Fuori dall’Occidente, anche i Rohingya (musulmani) in Birmania sono temuti dai monaci musulmani e da altri.

Il robot consumatore

di Il Simplicissimus 
Un pensiero angoscia i capitalisti e i tecnocrati meno inclini a farsi sedurre dalle loro stesse chiacchiere: chi comprerà i prodotti fabbricati in quantità gigantesca dai robot e chi pagherà i servizi resi da software autonomi? Non certo i poveri umani che verranno espulsi a milioni dal lavoro come vittime sacrificali del profitto illimitato e non avranno i mezzi che vadano oltre la mera sopravvivenza. Si certo, è possibile decimare preventivamente i licenziandi attraverso una guerra sanguinosa e ridurre così i pericoli di rivolgimenti sociali insiti in una enorme massa di persone dichiarate inutili, ma questo sistema disgraziatamente comporta un crollo verticale dei consumi e dunque renderebbe in gran parte superflua e anch’essa inutile la robotizzazione.

La bulimia televisiva del Pd, inseguito dalla Lega

di Giandomenico Crapis
A giudicare dalla mole degli esposti all’Agcom degli ultimi giorni, qualcosa si è mosso, complice l’appuntamento elettorale. La perfezione non è di questo mondo, ma davvero i numeri sul pluralismo in tv, più volte segnalati da questo giornale, erano ormai da tempo da allarme rosso. Alla fine qualcuno se ne è accorto. Se ne sono accorti i partiti, che protestano, (qualcuno a torto); se ne sono accorti i direttori di rete e di testata, che sono corsi ai ripari; se ne è accorto anche il presidente Fico, attento, glielo riconosciamo, anche alle critiche (caro Fico noi non ce l’abbiamo con lei ma, come ha spiegato Vincenzo Vita qualche giorno fa, gli strumenti normativi per arginare lo squilibrio ci sarebbero).

Il nostro rifiuto della scuola a crocette

di Valentina Guastini
Nel documentario Where to Invade Next Michael Moore racconta, tra le altre cose, della scuola finlandese (nota per essere la migliore del mondo), lontana dalla nostra anni luce. Mentre lì genitori e insegnanti fanno di tutto insieme per garantirsi “una scuola fantastica”, l’Italia investe il doppio rispetto all’anno precedente sulle prove Invalsi… E sapete che cifra è il doppio? Ventiquattro milioni di euro (cifra che dovrebbe coprire le spese Invalsi fino al 2019). Il mio sembra spesso uno sterile accanimento contro l’Invalsi e i test a crocetta. Ho provato talvolta a convincere le mamme a tenersi a casa i figli in concomitanza alle prove, sentendomi spesso rispondere: “Tanto nella vita dovranno affrontare selezioni” oppure “Ormai è tutto a crocetta “, o ancor peggio “Ma i bambini si divertono” e ” Ma dove lo lascio mentre lavoro?”.