La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 3 giugno 2016

Perché cresce l’estrema destra

di Serge Halimi
In breve tempo una tessera del domino cadrà: un candidato dell’estrema destra non è riuscito a diventare presidente dell’Austria per soli 30.000 voti. Il giorno prima di quell’elezione, il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Junker, ha avvertito: “Non c’è dibattito o dialogo possibile con l’estrema destra” (1). Ma quale miglior regalo ci poteva essere per l’estrema destra che si vanta di essere al di fuori del sistema, che il tipo di raccomandazione da parte dell’ex-primo ministro del paradiso fiscale del Lussemburgo, che è diventato presidente della Commissione Europea per mezzo di negoziazioni fra la destra e i socialisti? In Austria, la destra e i socialisti hanno governato insieme per 39 degli scorsi 69 anni e sono stati tolti di mezzo nel primo turno delle elezioni presidenziali….
Junker che ha un’opinione su tutto, si è anche pronunciato sulla legge programmata della ministra del lavoro Myriam El Khomri ( che modifica, in direzione neoliberale, le leggi della Francia sul lavoro) che la maggioranza dei francesi odia: “La legge di riforma sul lavoro, desiderata e imposta dal governo Valls, è il minimo che è necessario si faccia.” Il minimo, paragonato a “riforme come quelle che sono state imposte alla Grecia.”
I trattati dell’UE equivalgono, effettivamente, a una montagna di proscrizioni, regole e “epurazioni” (“riforme”). Per attuarle in maniera rigorosa non è necessario comprenderle. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha di recente ammesso che non ha afferrato completamente il significato del deficit strutturale che si suppone nessuno stato debba superare. “Come indicatore, è difficile prevederlo e difficile spiegarlo. Una delle mie frustrazioni è che va su e giù senza che io ne sappia davvero il motivo” (2).
Tuttavia, le istituzioni europee puniscono la Grecia a causa di queste statistiche opache. Le hanno imposto un voto per una legge finanziaria lunga 7.000 pagine, tre grossi aumenti dell’imposta sul valore aggiunto, la privatizzazione a prezzo ridotto degli aeroporti, l’aumento a 67 anni dell’età pensionabile, maggiori costi dell’assicurazione sanitaria e la fine della protezione per i piccoli proprietari che non possono ripagare i loro prestiti. La Grecia ha appena ricevuto in cambio un prestito inteso principalmente a permetterle di restituire l’interesse sul suo debito esterno. Il Fondo Monetario Internazionale ha ammesso che quel debito è “insostenibile”, ma la Germania non accetta che venga ridotto.
La Germania e la Commissione Europea sanno, tuttavia, come mostrare un lato più indulgente, e non soltanto al Regno Unito di David Cameron (vedere: Brexit, Lexit or Remain? and UK’s changed political landscape). Nessuna sanzione è stata imposta alla Spagna che ha un deficit di bilancio che supera di gran lunga i limiti previsti nei trattati. Né la Germania né l’UE hanno voluto creare problemi al governo di Mariano Rajoy che appartiene alla stessa famiglia politica di Jean-Claude Junker e di Angela Merkel, prima delle elezioni parlamentari della Spagna del 26 giugno.
Imporre sacrifici crudeli a intere nazioni in nome di regole che non si comprendono, e dimenticare quelle regole non appena i propri “compari” politici le infrangono, crea il clima di amoralità e di cinismo in cui va avanti l’estrema destra.

(1) Le Monde, Paris, 21 Maggio 2016.

(2) Les Echos, Paris, 29-30 Aprile 2016.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Le Monde Diplomatique
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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