La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 4 giugno 2016

L’Europa neoliberista e l’estrema destra: due facce della stessa medaglia

di Antonis Broumas 
L’Europa odierna mostra forti tendenze di estrema destra ai massimi livelli del potere politico. Alle recenti elezioni presidenziali in Austria il Partito della Libertà, di estrema destra, è arrivato primo conquistando il 36 per cento dei voti, prima che il suo candidato Norbert Hofer fosse sconfitto di stretta misura dall’ex leader del Partito Verde Alexander Van der Bellen al secondo turno. In Finlandia, Polonia e Ungheria l’estrema destra partecipa già al governo, mentre in Olanda e in Francia risulta nei sondaggi la principale forza politica. Altri paesi che stanno sperimentando un’impennata elettorale dell’estrema destra includono Danimarca, Svizzera, Regno Unito e Italia. Tendenze ugualmente preoccupanti, anche se con un aroma tragicomico hollywoodiano, si manifestano sull’altro lato dell’Atlantico.
Certamente le cose sono molto più complesse fuori dal campo della politica elettorale. Alla base delle società occidentali sta avendo luogo una feroce battaglia tra dinamiche di estrema destra e le parti più vivaci della società, con movimenti sociali radicali in prima linea. In questo contesto diviene chiaro che l’ascesa dell’estrema destra è dialetticamente interconnessa con il progetto neoliberista dell’élite europea dominante.
Neoliberisti e cannibali
L’estrema destra contemporanea ha cause moderne, caratteristiche nuove e una vasta popolarità, il che significa che paragoni con i movimenti fascisti e nazisti del passato sono utili solo in parte. Nel complesso l’estrema destra emerge come effetto collaterale delle esternalità economiche negative della globalizzazione capitalista. Vaste popolazioni considerano l’estrema destra un rifugio politico contro la corsa al ribasso della società, causata dall’accresciuta competizione in un’economia globalizzata.
L’ascesa dell’estrema destra corrisponde anche alla destabilizzazione delle strutture della società a opera dei mercati finanziari, a partire da stati e imprese e scendendo giù giù fino alle comunità e alle famiglie. Attraverso un ritorno nostalgico a una comunità o nazione immaginaria, la proposta dell’estrema destra offre una sostanza coesiva per società in disintegrazione, cosa che manca nelle istituzioni impersonali dei mercati finanziari e nella debole comunità del denaro.
La proposta pseudo comunitaria della destra gode di considerevole popolarità presso vari gruppi sociali, compresa la classe media europea che ha sofferto un’estesa alienazione e atomizzazione da parte delle forze del mercato e che è stata gradualmente spogliata dei legami sociali del passato. Quindi dove la guerra neoliberista di tutti contro tutti ha costretto le società a una forma di cannibalismo, l’estrema destra promette un ritorno alla comunità. Il problema, naturalmente, è che il cannibalismo comunitario fascista non cessa, ma diviene integrato verticalmente.
La svolta delle masse verso l’estrema destra è uno sviluppo favorevole per le classi dominanti. Le ideologie di estrema destra sono basate su una semplicistica visione manichea di amico-nemico, il che rende le menti dei fedeli facili da manipolare. Ideologie di ultradestra sono perciò già sfruttate dalle élite europee per canalizzare le frustrazioni sociali per le esternalità negative del dominio neoliberista contro vari capri espiatori, principalmente i gruppi sociali più vulnerabili e le “classi pericolose”.
Nel Medioevo la Chiesa era la principale fonte di dominio e tormenti, tuttavia le “streghe” furono alla fine bruciate. Nell’odierno dualismo dell’estrema destra, chi detiene il potere sociale può sottrarsi facilmente alla rabbia sociale per la disuguaglianza fomentando la paura nei confronti della diversità sociale. La proposta politica dell’estrema destra è anche un’opportunità unica per aiutare le élite a rilegittimare istituzioni politiche nazionali, lasciando intatte le cause alla base della loro attuale delegittimazione.
In passato i sovrani romani placavano i partecipanti a grandi sollevazioni sociali offrendo spettacoli al loro popolo. Oggi le forze politiche possono far avanzare il progetto neoliberista usando il pugno di ferro degli stati nazione e, al tempo stesso, ritardando temporaneamente il ritmo rapido con cui le istituzioni rappresentative si stanno decomponendo, investendo aggressivamente in ideologie nazionaliste e xenofobe.
La parola ai tecnocrati
La proposta progressista di superare la crisi del capitalismo globale impone certi costi agli individui, poiché richiede mobilitazione e partecipazione personale alla costruzione dal basso di relazioni sociali alternative. Tale proposta contesta le relazioni dominanti nel capitalismo neoliberista. Al contrario, la proposta politica dell’estrema destra opera in un’interconnessione complementare con il progetto neoliberista. Ciò la rende applicabile ai livelli sociali micro e macro senza bisogno di sovvertire gerarchie consolidate e contrapporti alle forze sociali dominanti.
Mentre nella visione neoliberista del mondo il rapporto tra individuo e società è confinato all’istituzione impersonale dei mercati finanziari, nella deriva dell’ultra destra tale collegamento trova ideologicamente completamento nella sensazione di una comunità e un destino comune immaginati. In altre parole la proposta dell’estrema destra offre una sensazione di pseudo appartenenza senza imporre alcun costo personale e un’identità basata su dicotomie semplicistiche amico-nemico, il che rende più facile per l’individuo muoversi in una realtà sociale contraddittoria e complessa. Al tempo stesso il suo cieco affidarsi a gerarchie rigide e a una relazione interamente mediata con la politica rende la delegazione assoluta della politica a rappresentanti e tecnocrati, come si incontra nelle meta-democrazie neoliberiste, un fenomeno apparentemente naturale.
Ultimo ma non minore, l’occultamento delle disuguaglianze e contraddizioni sociali sotto l’astrazione della nazione solleva la persona da qualsiasi tendenza a entrare in conflitto con l’arrivo delle relazioni di dominio o sfruttamento e, invece, le maschera e legittima come alleate nell’interesse degli oppressi. Per sintetizzare, nella variazione totalitaria di estrema destra del neoliberismo, l’individuo deve ancora rispettare – senza segni di resistenza – la sanzioni del mercato e le gerarchie sociali, ma ora con l’onere aggiuntivo di dover fingere di non essere un “ebreo”.
La popolarità della proposta dell’estrema destra nella società non cade dal cielo. In effetti è coltivata da modelli di comportamento e visioni del mondo dominanti e fomentata dalle macerie sociali prodotte dal progetto neoliberista. Nelle società europee governate dalle élite neoliberiste i cittadini sono quotidianamente esposti alla trasformazione degli esseri umani in mezzi per fini altrui e addestrati a essa. Questa condizione è il substrato ideale per la familiarizzazione con la conversione nazista degli esseri umani in mezzi per i fini nazionalistici dei campi di concentramento e delle guerre.
La logica strumentale costi-benefici del neoliberismo, attraverso la quale tutte le contraddizioni sociali si suppongono ridotte a problemi tecnocratici pseudo-oggettivi, diviene una potente arma di legittimazione nelle mani dell’estrema destra per la gestione dell’”altro” come homo sacer. L’indifferenza ipocrita del neoliberismo nei confronti delle asimmetrie di potere sociale generate dal capitale e dai mercati finanziaria – e la loro esaltazione come apogeo della libertà umana – legittima la glorificazione della gerarchia e del dominio sociali che costituiscono le fondamenta del totalitarismo.
La democrazia consegnata alla storia
La svolta verso l’estrema destra preserva il presente e, ciò nonostante, introduce elementi nuovi nel sistema di potere dominante. A livello macro-sociale il progetto dell’estrema destra lascia intatto al centro dello stato nazione il modello economico neoliberista. La sua novità più importante, tuttavia, consiste nella confutazione delle conquiste democratiche fondamentali; una tendenza chiave nella fase attuale del capitalismo e Santo Graal del consolidamento sociale neoliberista.
Nelle relazioni esterne con i mercati globalizzati l’estrema destra investe in un protezionismo pragmatico e in una competizione globale con le unghie e con i denti. Quindi l’estrema destra celebra e intensifica certi aspetti della globalizzazione capitalista (competizione tra economie nazionali, intensificazione dello sfruttamento del lavoro e della distruzione ecologica, transizione a regimi non democratici) mentre al tempo stesso costituisce un pericolo chiaro e attuale per altri aspetti della globalizzazione capitalista, a causa della sua intrinseca tendenza all’autodistruzione delle società che domina.
A livello micro-sociale la tendenza dell’ultra-destra investe sugli elementi più oscuri della natura umana, quali la paura, l’odio e la brama di guerra. Tenendo presente che ogni genere di società umana è essenzialmente basato sulla collaborazione, l’imposizione violenta dall’altro di tendenze che distruggono la collaborazione e la sostituiscono con l’odio e la guerra conduce alla disintegrazione sociale.
Tuttavia la variazione di estrema destra della globalizzazione capitalista non tende alla guerra solo all’interno ma anche tra le società. L’ortodossia della competizione neoliberista tra stati nazione non è limitata a mezzi pacifici. La guerra tra nazioni, invece, diviene la prosecuzione dell’antagonismo economico con altri mezzi. Questo fatto mette inevitabilmente in pericolo l’operatività tranquilla dei mercati. Quindi la variazione di estrema destra è sempre una scelta a favore del sistema di potere dominante, sebbene ultimum refugium per la risoluzione delle sue crisi e per il mantenimento della riproduzione sociale dominata dal capitale mediante cicli di distruzione creativa.
L’interfaccia neoliberista/fascista
Con l’eccezione del partito Alba Dorata in Grecia, l’estrema destra oggi in Europa non costruisce le stesse strutture del periodo tra le due guerre nella sua ricerca di catturare lo stato; non ci sono grandi gruppi paramilitari di Sturmabteilung che combattono gruppi avversari per conquistare le strade. In realtà la tattica dell’estrema destra odierna si attiene principalmente alla politica elettorale.
Il motivo di ciò risulta essere lo stesso motivo per cui la sinistra contemporanea non è riuscita sinora a ricostruire i grandi movimenti dei lavoratori del passato. Pare che la frammentazione del rapporto dell’individuo con ogni tipo di collettività sociale sia destinata a permanere. Questo fenomeno di frammentazione non può essere affrontato facilmente dalla sinistra, che è riprodotta mediante la costruzione di relazioni alternative nella base sociale.
Per contro, all’estrema destra, per superare i suoi problemi organizzativi, è sufficiente coltivare e legittimare mentalità di delega. Dopotutto, come Hitler comprese dalla notte dei lunghi coltelli, il nucleo intrinsecamente totalitario dello stato è molto più razionalizzato, una volta preso il potere, che non i reparti d’assalto. Perciò, e diversamente dalle forze sociali progressiste, la proposta del potere di estrema destra è immediatamente applicabile e in larga misura compatibile con lo status quo attuale, poiché costituisce semplicemente un’accentuazione delle tendenze neoliberiste esistenti al cannibalismo e al totalitarismo.
Generatori di egemonia fascista
Non appena diviene egemone, e ancora prima di impossessarsi del potere, ogni forza politica è riflessa nei centri del processo decisionale politico. Prima che l’estrema destra salga al potere nel centro dell’Europa la sua egemonia già echeggia nella traiettoria assunta dalla UE mediante decisioni di orientamento puramente di ultra-destra. Tali politiche reazionarie al vertice delle istituzioni europee sono il risultato della dialettica tra l’estrema destra e le forze dominanti del neoliberismo. La deriva dell’estrema destra dal neoliberismo è compatibile con la prosecuzione dell’attuale processo di globalizzazione, persino mentre intensifica spettacolarmente quel processo. Verso la guerra.
C’è, comunque, una controproposta progressista, basata su solidarietà, cooperazione e democrazia tra i popoli e sulla costruzione di un tipo alternativo di comunità internazionale. Contrariamente alla deriva dell’ultra-destra, tale proposta non è compatibile con l’attuale processo di globalizzazione. Mentre i governi di estrema destra oggi non incontrano in generale alcun conflitto o scontro con forze o strutture di potere preesistenti, i governi di sinistra, al contrario, se salgono al potere, sono rapidamente assorbiti dal potere strutturale del capitale finanziario globale.
Anche se l’estrema destra è già salita al potere in quasi metà dell’Europa, Wolfgang Schaeuble non ha mai detto ai suoi neoeletti stati satelliti fascisti nell’Europa centrale e orientale che “vi scuoieremo come lepri e agiteremo la vostra pelle a Podemos”, che risulta aver detto al partito di sinistra Syriza quando quest’ultimo è stato eletto in Grecia.
Fascismo e nazismo non sono corpi estranei nella civiltà occidentale. Al contrario, sono i figli delle tendenze autoritarie e antidemocratiche al centro dell’Illuminismo europeo. L’attuale stato internazionale delle cose non lascia spazio a forze di solidarietà e cooperazione. Tuttavia accoglie i nemici dell’umanità, le forze della distruzione e della guerra.
Dalla prospettiva dei movimenti sociali radicali abbiamo in effetti combattuto negli ultimi vent’anni, giorno dopo giorno, nella lotta per costruire società di libertà all’interno, e contro il potere, del capitale. Oggi, tuttavia, è più che evidente a tutti noi che dobbiamo trascendere il nostro attuale livello di organizzazione per passare a un livello transnazionale. La rete dei movimenti sociali europei è un progetto già in costruzione mediante piattaforme di convergenza, che somma l’azione politica diretta con obiettivi politici di lungo termine.
Come nelle generazioni di militanti prima di noi, tocca a noi, attraverso il coordinamento internazionalista, distruggere il capitalismo e le sue derive contemporanee di estrema destra. Come disse un tempo Gramsci, oggi è il tempo dei mostri. Il nostro compito consiste nel far pendere la bilancia a favore dell’umanità e cambiare il corso della storia.

Antonis Broumas è un avvocato specializzato nel settore tecnologico, ricercatore sociale e militante in movimenti, che promuove autonomia sociale e beni comuni. Le sue principali aree di interesse, ricerca e scritti si concentrano sull’interazione tra legge, tecnologia e società. Antonis sta attualmente lavorando al suo dottorato presso l’Università di Westminster relativo all’interazione tra beni comuni intellettuali e legge.

Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Roarmag.org
Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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