di Henri Curiel
Sono apparse in queste settimane molte voci e molti articoli sulle dittature sudamericane degli anni 70 e 80, soprattutto in considerazione del processo a Buenos Aires contro alcuni dei responsabili del Piano Condor, un sodalizio criminale anticomunista e antiprogressista, appendice sanguinaria delle dittature cilena, uruguayana, paraguyana, brasiliana, boliviana e argentina, mirato alla repressione e all’uccisione brutale di un gran numero di persone. Nella recente sentenza alla fine del processo di Buenos Aires si sono avute quindici condanne con pene variabili tra 8 e 25 anni di reclusione. Scriveva Santopadre qualche giorno fa su Contropiano: “ A Buenos Aires, Nora con tanti altri familiari di desaparecidos e associazioni per i diritti umani, ha ascoltato in un’aula silenziosa il lungo elenco dei nomi dei 15 condannati e i reati commessi: gli ex ufficiali Santiago Riveros, Manuel Cordero Piacentini e l’agente della Side Miguel Ángel Furci a 25 anni di prigione, e l’ultimo capo della giunta militare argentina, di origine italiana, Reynaldo Bignone, a 20 anni di carcere.
25 anni anche per l’ex colonnello uruguayano Manuel Cordero, responsabile, tra l’altro, della sparizione di Maria Claudia Garcia, nuora incinta del poeta argentino Juan Gelman, che ha cercato instancabilmente sua nipote, strappata al seno della vera madre rapita, torturata e uccisa e cresciuta da un militare e da sua moglie”.
25 anni anche per l’ex colonnello uruguayano Manuel Cordero, responsabile, tra l’altro, della sparizione di Maria Claudia Garcia, nuora incinta del poeta argentino Juan Gelman, che ha cercato instancabilmente sua nipote, strappata al seno della vera madre rapita, torturata e uccisa e cresciuta da un militare e da sua moglie”.
Da molti commentatori si è messo in luce il pesante ruolo dei servizi americani nel sostegno delle dittature del Cono Sur in Latinoamerica e nel conseguente Piano Condor. In realtà bisogna allargare lo spettro di indagine e considerare il ruolo anche di altri paesi. In lingua italiana è finora apparso poco o nulla per esempio sulla Francia. Un importante libro di Marie-Monique Robin, Escadrons de la mort, l’école française, editore La Découverte, era uscito nel 2004, con edizione rivista nel 2008 e ristampata di nuovo nell’ottobre 2014. Il volume è un dettagliato report, sia di documenti che di interviste esclusive, sul ruolo di settori degli apparati militari d’oltralpe nell’America latina in quegli anni (cfr http://ldh-toulon.net/des-guerres-d-Indochine-et-d.html ). Nella costruzione della vulgata ideologica attualmente imperante in Italia non c’è spazio per l’approfondimento delle contrapposizioni e dei conflitti lancinanti avvenuti in Italia e in Europa, soprattutto all’interno delle sfere dei poteri dominanti: viene diffuso il falso che tutti i processi storici sono una melassa buonista di progresso verso il Bene, senza conflitti e senza scossoni, al più il terrorismo rosso si è opposto ma è stato sconfitto. La realtà è ben’altra. I francesi escono nel 1954 dalla sconfitta bruciante e clamorosa di Dien Bien Phu in Vietnam da parte delle forze vietnamite al comando del generale Giap, cosa che li costringe a lasciare le colonie del Sud Est asiatico. La Francia allora si caratterizzava per una forte dose di anticomunismo, molti collaborazionisti del Governo Pétain filonazista erano passati alle simpatie governative, altrettanto fecero molti membri della Cagoule, l’organizzazione fascista e terrorista francese attiva prima e dopo la seconda guerra mondiale. Il libro di Robin ci introduce nei meandri torbidi de l’Armée francese e dei suoi apparati di sicurezza durante la guerra di liberazione nazionale che il popolo algerino condusse per la sua indipendenza. Stragi di popolazione civile algerina e torture furono largamente usate dai francesi con sistemi di tormenti raffinati e crudelissimi (fiamma ossidrica, bruciatura dei genitali, esecuzione dei torturati con lancio dall’alto dagli elicotteri, ereditata come tecnica dai militari argentini). La tortura viene pertanto consacrata come una semplice arma di guerra tra le altre e viene istituito presso Philippeville il Centro di addestramento dell’Armée per la guerra sovversiva, detto Centro Bigeard, inaugurato nel maggio 1958 da Chaban-Delmas. La capacità d’intervento e d’azione degli indipendentisti algerini del FLN malgrado torture e sofferenze indicibili per la popolazione si rivelano in pochi anni determinati e fortissimi talché De Gaulle è costretto a negoziare, una sorta di seconda volta dopo il Vietnam, una ritirata dall’Inferno algerino. Si apre a quel punto una fronda all’interno delle forze armate francesi con l’OAS, un’organizzazione terrorista parafascista antigaullista e contraria a lasciare l’Algeria; ma nell’OAS bisogna dire che c’erano pure civili e alcuni ex gaullisti. L’odio dell’OAS non era concentrato solo su algerini e de Gaulle, ma, ovviamente, contro la sinistra francese e specie i comunisti. Furono numerosissimi gli attentati e gli omicidi perpetrati dall’OAS, famigerato fu in data 18 giugno 1961 a Loisy-sur-Marne il deragliamento di un treno con 27 morti, anche se è mancata una rivendicazione ufficiale. Il gaullismo finanzia ed organizza la creazione del service d’action civique (SAC), un’organizzazione paramilitare di contrapposizione all’OAS e ai comunisti francesi, spesso intessuta di rapporti col crimine organizzato. Quando i francesi lasciarono definitivamente l’Algeria, l’OAS aveva fallito il suo obiettivo ed entra “in sonno”, d’altronde furono eseguite poche condanne a morte e detenzioni da parte delle autorità francesi contro i membri dell’OAS. Il 17 giugno 1962 Susini, il capo dell’OAS firma il cessate il fuoco con gli algerini, cosa che consente a diversi esponenti apicali dell’OAS di fuggire. Alcuni di loro si rifugiarono nella Spagna di Franco; altri scelsero il Portogallo di Salazar (dove fra l’altro gli ex militari costituirono un’agenzia internazionale, la famigerata Aginter Press, organizzazione eversiva facente capo all’Internazionale Nera coinvolta negli anni successivi in luride operazioni terroriste e stragiste in Europa e specie in Italia). Nella Francia post Algeria c’è una miriade di militari, ex militari e civili, OAS e non OAS, da “riciclare” e cosa c’è di meglio, ci rende noto Robin, che aiutare questi anche economicamente ad andarsene nel Cono Sur, e , se sono ancora in servizio nelle Forze Armate, mandarli nelle ambasciate francesi nell’ambito degli uffici degli addetti militari? Inoltre a Cuba Fidel Castro e Che Guevara hanno vinto a Cuba e cotale marmaglia francese torna utile nella guerra santa contro il marxismo. D’altronde già durante la “guerre antisubversive” in Algeria c’era già stato un coinvolgimento di militari latinoamericani; gli stagisti stranieri presso l’École supérieure de guerre di Parigi è notevole, con picco nel 1956-1958, molti sono latinos (24% Brasiliani, 22% Argentini, 17% Venezuelani, 10% Cileni). Certuni fanno dei «voyages d’information » in Algeria; dal 1957 al 1959, è senza altro ad Algeri il colonello argentino Alcides Lopez Aufranc, uno dei felloni dal 1976 nel clan del boia Videla.
Dopo queste impostazioni, una sorta di grande premessa, il libro di Robin snocciola un numero impressionante di fatti e di episodi di coinvolgimento francese di copertura e di complicità con le dittature sanguinarie latinoamericane. Ci sono documenti che illustrano il ruolo fondamentale dell’Armée française nell’organizzazione dei Corsi interamericani di guerra controrivoluzionaria del notorio Centro di Informazione a Manaus, Brasile. In Argentina sovente partecipa direttamente alle sedute di tortura il famigerato Zoppo, al secolo Bertrand de Parseval, ex ufficiale dell’OAS in Alegeria. Lo Zoppo è sodale dell’anima nera ed esoterica del peronismo (el Brujo, lo stregone, le Sorcier), il ministro Lopez Rega. Quando Peron rientra dall’esilio in Spagna, a seguito delle lotte vittoriose dei Montoneros (i Montoneros nascono come movimento peronista trasversale anche con una componente falangista e “democristiana”, ma negli anni diventano decisamente izquierdistas e castristi), ad accompagnare in aereo il caudillo argentino sono el Brujo e cinque fascisti, due italiani e tre francesi dell’OAS, tra cui forse il boia delle guerra sporca ad Algeri, Jean-Pierre Cherid, pure capo del GAL, organizzazione terrorista antibasca in Spagna. Robin cita pure i rapporti col Brujo di Licio Gelli e Stefano delle Chiaie. Sotto l’egida di questa rete di rapporti viene creala la AAA, Alianza Anticomunista Argentina, organizzazione paramilitare responsabile di decine di omicidi in Argentina. La maggior parte degli assassini (così come avverrà poi con l’avvento della Giunta militare Videla) avviene contro i Montoneros che dopo avere “brigato” per il ritorno di Peron, furono da questi, spinto dalla P2 e dal Brujo, rinnegati risolutamente. Per quanto riguarda il Cile, assume particolare rilievo il fatto che uno dei capi dei torturatori era il generale Contreras che viene intervistato da Robin e ammette candidamente l’invio di ufficiali cileni dei servizi, DINA, in Brasile a Manaus e a Brasilia per essere edotti e “addestrati” dal famigerato generale francese Aussaresses. Il libro della Robin cita tanti altri casi spinosi entrando in dettaglio di intrallazzi di parte di apparati militari francesi con le dittature latinoamericane.
E arriviamo alle connessioni con l’Italia. Perché l’Italia? Per due ordini di motivi, il primo riguarda la presenza di nomi e situazioni (Stefano delle Chiaie e Gelli/P2) ingombranti nel libro di Robin, il secondo, è penetrare il sottile velo di silenzio calato in Italia per anni sulla dittatura sanguinaria argentina; ma questi due motivi in parte si sovrappongono. In Escadrons de la mort Delle Chiaie compare come un fantasma in diverse circostanze, soprattutto nel capitolo ”L’operazione Condor e l’Internazionale nera” (IN). Delle Chiaie è ritenuto come una parte fondamentale operativa dell’IN in Latinoamerica; anzi lo stesso Delle Chiaie sarebbe implicato nella vicenda dell’omicidio a Parigi del generale boliviano Anaya nell’Ottobre del 1973: la rivendicazione della sedicente Brigade internationale Che Guevara sarebbe falsa e una pista d’indagine portava piuttosto a uomini dell’OAS e a fascisti italiani; comunque le indagini di polizia furono inconcludenti. Sul ruolo di Gelli in connessione con l’Italia e l’Argentina si sofferma anche un altro libro uscito da poco in Argentina: è Propaganda 2 di Carlos Manfroni. La tesi di Manfroni è che Gelli creò e usò, anche tramite il già citato el Brujo, i Montoneros per far cadere l’Argentina in mano ai militari che erano sotto il suo diretto controllo. Questa ipotesi merita di essere valutata, ma non sembra molto consistente, anche se il libro dovrà essere valutato da una lettura accurata. Le tesi ipercomplottiste sui movimenti di sinistra nelle storie dei paesi spesso non sono mai provate e provabili. E’ senz’altro vero che la genesi dei Montoneros non è stata squisitamente di sinistra, è vero che avere favorito il ritorno di Peron come una sorta di nuovo Simon Bolivar fu un errore gravissimo, è vero che alcune catene di attentati possano aver contribuito al golpe di Videla, ma i Montoneros erano uomini e donne in carne ed ossa e non dei pupazzi del Brujo, persone intrise, nell’ultima fase, di cristianesimo della liberazione e di castrismo.
Ciò che è certo è che Gelli è stato più importante in Argentina che in Italia, per quanto possa sembrare impossibile! Sul carattere sanguinario della dittatura argentina i mass media dell’Italia mantennero negli anni del regime di Videla una coltre di silenzio, cui fecero eccezione solo La Repubblica e Il Manifesto: è probabile che la forte influenza del Venerabile di Arezzo allora sulla stampa italiana sia stato l’elemento determinante. L’Unità organo dell’allora PCI fu pure relativamente silente; il PCI era allora pesantemente filosovietico e l’URSS aveva un buon rapporto con l’Argentina di Peron e poi di Videla in quanto Mosca otteneva il grano che a quel tempo gli USA negavano loro per una fase di embargo. Sarebbe comunque opportuno un approfondimento del ruolo oscuro di altri due italiani “argentini” in politica oltre a Licio Gelli: Giancarlo Elia Valori ed esteban Pacho Caselli (Senatore nella penultima legislatura per il PDL, nominato Gentiluomo di sua Santità da papa Woytila).
Qualche breve parola sul periodo del dopo rispetto al libro di Robin. Mitterand si distinse nel rompere i rapporti tra Francia e fascisti latinoamericani, ma non ci furono indagini o azioni sui rapporti criminali tra pezzi di apparati francesi e i dittatori sanguinari. Di Cile, Brasile e Argentina ne sentiamo parlare molto negli ultimi tempi. Nestor Kirchner, più di sua moglie che le è succeduta, ha coadiuvato alla (ri)scoperta e ai processi sulle nefandezze oscene della Junta Videla; oggi l’Argentina è in mano a Macrì, che non promette nulla di buono. Il Cile ha colpito talvolta alcuni dei boia efferati del regime militare con pene detentive spesso da scontare però in centri militari che sono dei veri e propri centri di villeggiatura nel verde. Il Brasile non ha mai perseguito i fascisti sanguinari della dittatura militare ed è oggi oggetto di un golpe bianco da parte della destra populista che ha saputo strumentalizzare alcuni punti deboli della politica del Partito dei Lavoratori che era al potere da alcuni anni. Delle Chiaie è vivo, è libero e gironzola per l’Italia in conferenze di sodalizi fascisti dove si vanta del proprio passato.
Fonte: Contropiano
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.