Intervista a Luigi di Maio di Giacomo Russo Spena
Sfuggente. Intervistare Luigi Di Maio è arduo. Agenda fittissima, con tour europei e italiani, da vero leader del M5S lavora per affermarsi come futuro premier. Seleziona i giornalisti a cui concedere le dichiarazioni, dribbla le questioni più spinose e non ama ritornare sugli stessi temi, soprattutto se scomodi: “Su Pizzarotti ho già detto tutto”. È stanco anche delle polemiche sulla cosiddetta questione morale, “parliamo delle nostre proposte per cambiare il Paese” premette all’inizio della nostra conversazione.
Impossibile non partire dalla morte di Roberto Casaleggio, il deus ex machina del M5S, e il suo ingombrante ruolo all’interno del MoVimento…
"È stato il fondatore, insieme a Beppe Grillo, di questa meravigliosa esperienza di partecipazione che si chiama MoVimento 5 Stelle. E al contrario di quanto molti hanno sostenuto fino a ora, da Gianroberto non è mai arrivata una chiamata una per dirci come votare. E quando vi erano casi particolari, come esprimersi a proposito di temi non compresi nel programma, si è ricorso al voto della rete."
Beh, in passato alcuni casi sembrano smentirla. Adesso, dopo la sua morte, il suo posto verrà rimpiazzato da suo figlio Davide?
"La figura di Gianroberto non ha pari e non potrà mai essere rimpiazzata, Davide ha lavorato sul progetto di partecipazione per 10 anni, per cui continuerà a fare quello che ha sempre fatto."
In una recente intervista al Corriere ha definito Grillo come il solo garante del M5S. E come replica a chi vi accusa di essere un partito-azienda o comunque un movimento con un’organizzazione verticistica?
"I partiti con noi diventano pazzi. Non riescono a concepire che per noi vengono prima i contenuti e poi le persone, che siamo portavoce dei cittadini e che gli unici nostri referenti sono proprio loro. Sono così abituati, loro, a essere comandati, dai propri capi o dalle svariate lobby, da non riuscire a concepire che un altro modo di fare politica, partendo dal basso, è possibile. Beppe Grillo è il garante di quelle regole necessarie per stare nel MoVimento 5 Stelle: due mandati, tagliarsi lo stipendio, essere incensurati, rispettare i vari codici etici sottoscritti dagli eletti. Sfido chiunque a dimostrare che, in questi anni, sia partita una telefonata da Beppe per dirci come dovevamo votare o come comportarci. Forse, alla fine, i membri dei partiti ci invidiano per la nostra libertà e perché il nostro "capo" sono i cittadini."
Si parla di fazioni e scontri interni al M5S. Innegabile ci siano alcuni attriti, no?
"È solo roba buona per riempire i giornali, i cronisti hanno ormai un format da rispettare che è quello che riguarda i partiti politici e le loro correnti e sotto-correnti. Oggi siamo più compatti che mai, perché al di là del nostra vocazione originaria abbiamo anche un mandato da portare a termine: proseguire il lavoro avviato da Gianroberto e cambiare questo Paese. Per questo ora siamo più determinati che mai."
Matteo Renzi si prepara a sfoderare un duro attacco nei confronti della magistratura, mentre ha già allargato la sua maggioranza a Denis Verdini e ai suoi sodali. Secondo lei, il renzismo è la prosecuzione del disegno berlusconiano?
"C’è una sostanziale differenza fra i due: Berlusconi non ha mai nascosto la sua “allergia” nei confronti della magistratura, non s’è mai nascosto, così come è sempre stato palese il suo tentativo di salvarsi da tutti i suoi processi attraverso provvedimenti legislativi. Renzi, al contrario, s’è presentato come “rottamatore”, come il nuovo che avanza. È più subdolo di Berlusconi: arrivano ambedue alle stesse conclusioni ma almeno l’ex Cavaliere non fingeva."
Il M5S ripete che è pronto per governare. Quali i primi tre provvedimenti che fareste una volta al potere?
"Non è un segreto, perché lo diciamo ormai da mesi che abbiamo pronte tre manovre economiche che siamo convinti risolleveranno le sorti di questo Paese. Parliamo del reddito di cittadinanza, che lungi dall’essere una misura assistenziale, darà al mercato interno quell’impennata che si attende da anni. Poi c’è il piano energetico a 5 stelle: un lavoro di due anni dei nostri specialisti in ambiente che ci porterà fuori dal ‘medioevo’ e che, grazie a una gestione virtuosa, porterà quasi 550mila posti di lavoro. Infine il microcredito, che è già realtà grazie alle restituzione di parte degli emolumenti dei portavoce in Parlamento, sarà a sistema con la creazione di un sistema bancario al servizio dell'economia reale e non della speculazione finanziaria."
Come sceglierete il premier?
"Quanto alle modalità di scelta, l’associazione Rousseau è già al lavoro per studiare un metodo che consenta la partecipazione al maggior numero di italiani possibile."
Non ci nascondiamo dietro ad un dito. Si sente in pole position?
"Si parte tutti dai box. In realtà io ho più visibilità degli altri perché sono vicepresidente della Camera e ricopro, quindi, un ruolo istituzionale. Come ho già detto in altre occasioni, saranno gli iscritti a decidere chi sarà il candidato premier per il MoVimento 5 Stelle e se la scelta dovesse cadere su di me non mi sottrarrò a questo impegno e questa dimostrazione di fiducia."
Recentemente ha incontrato in un tour europeo sia l’economista greco Yanis Varoufakis, forse interessato al suo piano B, che il mondo della finanza. Una volta al governo temete di finire stritolati dai poteri forti e dalla Troika come avvenuto in Grecia ad Alexis Tsipras?
"Italia e Grecia non possono essere messe sullo stesso piano. L’Italia è la seconda forza manifatturiera d’Europa e il tessuto imprenditoriale del Paese, con grandi difficoltà, è ancora competitivo, nonostante questi governanti."
Il referendum sull’euro è ancora un cavallo di battaglia?
"Sull’euro non vogliamo ripetere gli errori commessi con l'adesione alla moneta unica, quando i governanti hanno deciso per tutti i cittadini senza neanche chiedere il loro parere. Al contrario noi puntiamo a un referendum consultivo attraverso il quale gli italiani possano esprimere il proprio giudizio sulla moneta unica. Nei miei viaggi europei, quando l’ho raccontato a rappresentanti di altre forze politiche estere, nessuno si è scandalizzato, perché a livello europeo questo è il momento dei referendum. Quello sulla Brexit, quello in Catalogna oppure in Scozia, è il momento delle grandi consultazioni storiche in Europa."
In Europa, intanto, in contrapposizione alle tecnocrazie sta crescendo il blocco populista/xenofobo che impone muri e la sospensione di Schengen. Siamo al ritorno del fascismo in Europa?
"Innanzitutto bisogna sottolineare come questa ondata di consensi verso partiti di estrema destra non interessi l’Italia solo grazie alla presenza del M5S che, come detto più volte, fa da canalizzatore della rabbia dei cittadini nei confronti di un sistema politico incartato e chiuso dentro se stesso, che pensa solo a servire gli interessi particolari dimenticando che la bussola deve essere sempre il bene collettivo."
Il M5S è favorevole alla creazione di “corridoi umanitari” per risolvere l’emergenza profughi?
"Quanto alla gestione dei migranti, fin dall’inizio ci siamo battuti per rivedere il regolamento di Dublino che l’Italia ha accettato senza batter ciglio. Come si sa, questo prevede che il Paese in cui arrivano i migranti deve farsi carico della propria accoglienza. E i partiti hanno solo guardato a come spartirsi i soldi derivanti dal business dell’accoglienza: come dicevamo prima, se ne sono fregati dei disagi dei cittadini e hanno solo pensato ai soldi da intascare, come l’inchiesta su Mafia Capitale ci ha tristemente dimostrato."
Condivide, come scritto sul blog di Grillo, la preoccupazione di un'invasione di irregolari?
"Siamo per un’accoglienza diffusa: niente mega strutture che finiscono sempre per diventare lager."
Finita la propaganda, il Jobs Act sta dando i primi risultati e si evince che con la diffusione dei voucher siamo lontani dal contrastare la precarietà. Oltre al reddito di cittadinanza, quali sono le politiche del M5S sui temi del lavoro e sulla difesa del welfare. Ad esempio sull’art 18?
"Lo smantellamento dell'articolo 18 non sta generando i benefici occupazionali che il governo aveva sbandierato. Bisogna far ripartire gli investimenti delle imprese, favorire ricerca e sviluppo. Solo così si dà competitività al sistema e si crea quel valore aggiunto di cui beneficerebbero anche le buste paga dei lavoratori. Solo con carriere continue, buoni salari e contributi congrui versati dai giovani, tra l'altro, si tiene in piedi il sistema previdenziale. Il nostro reddito di cittadinanza serve a far ripartire quelle politiche attive per il lavoro che questo governo ha totalmente dimenticato."
Sull’articolo 18 e sull’opposizione al Jobs Act è d’accordo con la battaglia dei sindacati. Renzi è contro la Cgil e voi in difesa, mi sta dando una notizia?
"La cosiddetta battaglia dei sindacati, in realtà, non si è certo fatta sentire tanto, come non si è vista con la riforma Fornero, passata con meno di un'ora di scioperi, probabilmente anche per via dell'imbarazzo della Cgil di fronte a un Pd che applica politiche iper-liberistiche che deregolamentano il mercato del lavoro. Con la particolarità che in Italia, la deregulation significa far-west, non nuove opportunità. I tre milioni di persone al Circo Massimo, quando ad abolire l'articolo 18 ci stava pensando il governo Berlusconi, sono un ricordo che pare appartenere a un altro secolo."
La legalità è un vostro cardine nel programma: anche ai funerali di Casaleggio, la gente ha urlato “onestà, onestà”. Il M5S ritiene indispensabile un sano ritorno al cosiddetto “giustizialismo” per attuare le riforme necessarie?
"C’è una grande ipocrisia dei partiti a proposito della legalità. In tanti si appigliano a questo concetto quando, invece, la legalità dovrebbe essere il presupposto minimo di qualsiasi politica pubblica. Anche perché il contrario è l’illegalità: si può mai pensare di governare, o anche di fare opposizione, fuori dall’alveo della legalità? Poi noi non parliamo di giustizialismo tout court, noi riteniamo che la cosiddetta presunzione d’innocenza dovrebbe venir meno per i politici perché essi svolgono una funzione pubblica fondamentale: è una questione di responsabilità politica, non penale. Non bisogna attendere una sentenza per prendere provvedimenti nei confronti dei politici."
E perché non chiedete le dimissioni di Nogarin, sindaco di Livorno, o del suo consigliere indagato?
"Quanto al nostro assessore che ha ricevuto un avviso di garanzia legato alla richiesta di concordato in continuità per la municipalizzata per l’ambiente, non sappiamo, ancora oggi, qual è la contestazione che gli viene mossa, non sappiamo se è un atto dovuto legato proprio alla richiesta di concordato o altro. Evidentemente le indagini sono ancora in corso e non sappiamo a cosa possono portare. Quando le informazioni saranno nella nostra disponibilità e una volta riscontrato un comportamento contrario ai principi del MoVimento saremo i primi a chiedere un suo passo indietro. Anzi, siamo certi che sarà lui stesso a farlo: questo è il M5S."
Fonte: MicroMega online
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.