di Piero David
L’arrivo alla Camera della proposta di legge sulla legalizzazione della coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis e dei suoi derivati, sottoscritta da 218 parlamentari di diversi schieramenti politici, ha riaperto il dibattito su un tema poco conosciuto, dove spesso prevalgono le contrapposizioni ideologiche e le paure irrazionali. Finora tutte le considerazioni, a favore o contro, si sono basate su analisi a priori: ipotesi costruite su modelli o diffidenze, ma che possono venire confermate solo da esperienze concrete di realizzazione. Lo abbiamo fatto anche su lavoce.info stimando tra i 5,8 e gli 8,5 miliardi di euro l’anno il beneficio fiscale derivante dalla legalizzazione della cannabis.
Adesso, dopo diverse esperienze realizzate di legalizzazione nel mondo, possiamo effettuare una valutazione a posteriori degli effetti del consumo legale della sostanza prendendo in esame il caso del Colorado.
Nel gennaio 2014 lo stato del Colorado ha autorizzato per la prima volta negli Stati Uniti la produzione, il consumo e la vendita dei derivati della cannabis per uso ricreativo. Diciotto mesi dopo, un’indagine statistica del dipartimento per la salute pubblica e l’ambiente del Colorado, che ha coinvolto 17mila ragazzi delle scuole medie e superiori, ha registrato un numero di studenti che hanno fatto uso di cannabis nel 2015 minore rispetto alle precedenti indagini del 2009 e del 2011 effettuate nello stesso stato. Negli ultimi trenta giorni prima dell’intervista, solo il 21 per cento ha consumato marijuana nel Colorado, stessa percentuale riscontrata negli altri stati Usa dove il mercato della cannabis non è legale.
Figura 1 – Consumo di marijuana tra i giovani prima e dopo la legalizzazione
Pertanto, come già riscontrato nell’esperienza olandese, la legalizzazione della cannabis non ha comportato un’espansione del consumo tra i più giovani.
Un altro studio condotto dal dipartimento di pubblica sicurezza del Colorado, pubblicato nel marzo del 2016, ha evidenziato come i guidatori sotto influenza di marijuana, anche insieme ad alcol o altre droghe (Dui, Driving under the Influence), siano diminuiti tra il 2014 ed il 2015 (tabella 7 del Report).
Figura 2 – Guida sotto l’influenza di sostanze
Nb: Le classificazione delle sostanze si basa sulla percezione dell’agente e potrebbe non riflettere i risultati di test tossicologici.
Fonte: Colorado State Patrol
Stessa tendenza per i reati contro il patrimonio, il cui tasso è diminuito del 3 per cento dal 2009 al 2014, mentre quello per i crimini violenti si è ridotto del 6 per cento nello stesso periodo (tabella 27 del Report).
Figura 3 – Reati contro il patrimonio e crimini violenti
Nb: I crimini violenti includono omicidi colposi/non colposi, stupri, rapine, aggressioni aggravate. Crimini contro la proprietà includono furto con scasso, furto e taccheggio, furto di moto veicoli e incendio doloso.
Fonte: Colorado Bureau of Investigation
Quanto cresce il gettito fiscale
Secondo lo stesso studio, le entrate totali da imposte, licenze e tasse sulla commercializzazione della cannabis in Colorado – sia per uso medico che per uso ricreativo – sono aumentate dal 2014 al 2015 del 77 per cento, passando da 76,2 a 135,1 milioni di dollari (tabella 25 del Report).
Figura 4 – Entrate da imposte, licenze e tasse sulla commercializzazione della marijuana
Fonte: Colorado Department of Revenue, Marijuana Enforcement Division. Colorado Tax Data
Il mercato subisce tuttavia ancora forti limitazioni: 1) solo in un quarto delle giurisdizioni è consentita la vendita di cannabis per uso medico e ricreativo (anche se a livello statale il commercio per scopi ricreativi è autorizzato, le licenze devono essere rilasciate dalle autorità locali, che per ragioni politiche o culturali spesso si rifiutano di autorizzare la vendita della cannabis); 2) il commercio può avvenire solo in contanti perché, essendo vietato a livello federale, potrebbe scattare per le banche l’accusa di riciclaggio; 3) si può produrre solo per il mercato interno dello stato del Colorado; 4) nella stima del gettito non sono incluse le tasse derivanti dall’aumento delle vendite dei prodotti che hanno sfruttato la legalizzazione della marijuana (come biscotti, olio, burro, creme per il corpo).
Se le licenze fossero estese a tutte le giurisdizioni dello Stato (che conta 5 milioni di abitanti) si arriverebbe (sempre con una tassazione del 28 per cento) a un gettito fiscale di oltre 500 milioni di dollari l’anno. In uno stato di 60 milioni di abitanti (come l’Italia), il gettito fiscale potrebbe perciò raggiungere i 6 miliardi di dollari l’anno, e aumentare notevolmente con una tassazione simile a quella del tabacco (75 per cento) come previsto nella proposta di legge presentata dall’intergruppo.
Il caso degli Stati Uniti ci consegna infine un ulteriore elemento di riflessione, utile per il dibattito italiano. Come si è arrivati a convincere la maggioranza della popolazione di quattro Stati importanti come Alaska, Colorado, Oregon e Washington a consentire produzione e vendita di cannabis per uso ricreativo? Con una operazione culturale, prima che politica. Gli antiproibizionisti sapevano che il principale ostacolo alla legalizzazione era la paura di una sostanza sconosciuta che in tanti associavano alle droghe pesanti. Introducendo in oltre venti Stati la marijuana terapeutica, acquistabile con prescrizione medica, la diffusione della sostanza ha mostrato anche ai più scettici che i benefici della legalizzazione potevano essere molto superiori ai costi. E così altri sette Stati, nei quali è previsto un referendum a novembre 2016, potrebbero legalizzarne l’uso per scopo ricreativi.
In conclusione, l’esperienza del Colorado sulla legalizzazione della cannabis ci conferma che la paura irrazionale di questa pianta è infondata, ma ci costa senza dubbio molto cara.
Fonte: lavoce.info
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