di Simone Pieranni
«Un cavallo al galoppo arriva veloce da molto lontano per ottenere il sorriso di Yang Guifei, chissà chi le avrà portato in dono i lychees?». I luosenneili, ovvero i «rossoneri» d’oltre Muraglia sono a tal punto in visibilio alla notizia dell’acquisto del Milan da parte di una cordata cinese (con tanto di fondo di investimento statale) da scomodare perfino il poeta Du Mu del periodo Tang (618–907), una delle dinastie che più sviluppò l’arte poetica in Cina. Yang Guifei era una delle superbe bellezze dell’epoca (si dice fosse una delle quattro donne più belle dell’Impero), concubina dell’imperatore di allora, Xuanzong.
E nella metafora al veleno utilizzata dai cinesi sui forum calcistici, i lychees sarebbero rappresentati proprio dal Milan, mentre la potente concubina – ecco la «cattiveria» – sarebbe l’Imperatore odierno, Xi Jinping. L’acquisto del Milan sarebbe dunque un dono proprio per lui.
Il suo «sogno cinese» si permea infatti di soft power e gusti personali: Xi non ha mai nascosto la sua passione per il football, come dimostrano le sue foto mentre calcia un pallone o mentre si fa un selfie con il bomber argentino Aguero (pare che Xi tifi Manchester City) e David Cameroon durante la sua visita in Gran Bretagna.
Ma quello del boss è un amore comune, popolare, condiviso da tutti i suoi sudditi. I cinesi infatti amano il calcio e per molto tempo la loro passione è stata proprio l’Italia e in particolare la Serie A.
Prima dell’ultimo decennio, durante il quale i soldi della Premier inglese e della Liga spagnola hanno superato quelli del campionato italiano insieme al seguito di passione, Milan e Inter sono state senza dubbio le squadre più popolari nel Regno di Mezzo.
Non è un caso dunque se proprio a Milano i soldi cinesi hanno finito per realizzare tanti piccoli sogni, oltre a quello del numero uno. Dopo l’Inter (acquistata dal colosso Suning) ecco il Milan. A Pechino naturalmente già si sogna il derby, intravisto alcuni anni fa in una finale di Supercoppa, altro meccanismo di avvicinamento del gigante cinese al calcio nostrano, pur se con polemiche.
E in Cina il pubblico calcistico è in fibrillazione per un ritorno di fiamma nei confronti del calcio italiota. Non è raro incrociare un cinese capace di snocciolare interamente la formazione dell’Italia campione del mondo nel 1982.
È in quell’anno che nasce l’amore cinese per il nostro calcio, perché quelli furono i primi mondiali trasmessi dalla televisione statale. Una volta un taxista mi chiese se conoscevo Altobelli, mentre il secondo cinese conosciuto appena arrivato a Shanghai, nel 2006, mi disse di aver scelto Filippo come nome occidentale in onore di Filippo Inzaghi.
Baggio è sicuramente il calciatore più conosciuto in Cina, non pochi sono i cinesi che raccontano le loro lacrime al rigore fallito a Pasadena nella finale contro il Brasile nel 1994.
Tornando alla poesia Tang, sui social ieri qualcuno si è inserito proprio in alcuni commenti, criticando questo spirito cinese un po’ sbruffone.
Si tratta di sottolineare un punto molto sofferto: i cinesi si comprano campioni (da far giocare nel proprio campionato) o squadre straniere, mentre la propria compagine nazionale affonda nelle posizioni più umilianti del ranking mondiale. Ed ecco perché le acquisizioni calcistiche cinesi sono importanti: come per altri know how la Cina spera di investire all’estero per ottenere informazioni importanti per sviluppare il movimento anche in casa.
E al riguardo la spinta della dirigenza capitanata da Xi Jinping è stata clamorosa. La Guangzhou Sport University – ad esempio – è diventata la prima università cinese a lanciare l’idea di un collegio «calcistico» dopo che il paese ha svelato i piani per essere una superpotenza nello sport entro il 2050. Pechino ha impostato un obiettivo intermedio di 50 milioni di giocatori di calcio entro il 2020 per porre le basi per scovare undici campioni e formare una nazionale dignitosa entro il 2030 e una delle migliori al mondo entro il 2050.
Si dice anche – come riportano i media locali – che 20 milioni di bambini riceveranno training calcistici entro il 2025, così come 40.000 campi per le scuole saranno costruiti entro il 2020. Nel 2011 Xi, allora vice presidente, espresse tre desideri per il calcio cinese: la Cina qualificata alle fase finale della Coppa del mondo, ospitarne una e vincerla. E allora c’è da procedere molto veloci, come faceva il cavallo recante i lychees per la concubina dell’Imperatore Tang. Il sogno cinese è anche un sogno di cuoio.
Fonte: il manifesto
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