di Emir Sader
L’ossessione nel cercare di eliminare Lula dalla vita politica brasiliana, che si configura come una vera e propria persecuzione politica, conferma che il Brasile è uscito dalla democrazia e avanza pericolosamente verso una dittatura, mediante un golpe, l’azione o l’inazione della Giustizia e le campagne sistematiche di diffamazione attuate dai media. E’ ciò che Lula denuncia, affermando che si sta entrando nello Stato di eccezione come ha dichiarato nel suo documento alle Nazioni Unite, seguendo lo stesso percorso di Julián Assange, difeso dallo stesso avvocato.
Lo scandalo politico e giuridico suscitato dall’accusa a Lula senza alcuna prova, in base a dichiarazioni senza fondamento fatte da un politico dichiarato, il quale sostiene che Lula avrebbe cercato di sospendere le indagini sulla corruzione, e il tentativo di arrestarlo senza alcuna giustificazione configurano una persecuzione politica che supera qualsiasi limite degli spazi democratici. Quando il Potere Giudiziario è complice di questa persecuzione, quando i media sono i principali agenti che cercano di colpevolizzarlo di fronte all’opinione pubblica senza nessuna prova, le cornici dello Stato Democratico di diritto sono state superate e sostituite con la persecuzione pura e semplice.
Tentare di escludere dalla vita politica brasiliana l’unico leader che ha prestigio di fronte al popolo è cercare di assestare in ultima istanza un colpo alla legittimità della politica brasiliana, per fare spazio ad avventurieri golpisti e ai “salvatori fascisti della patria”. Per loro è indispensabile cercare di invalidare la leadership politica che ha riscattato la dignità del Brasile e l’autostima dei brasiliani. E’ indispensabile cercare di misurare con gli stessi criteri i golpisti e i corrotti che danno l’assalto allo Stato brasiliano e il leader popolare che più ha contribuito a democratizzare il paese.
Se continuasse ad esistere una leadership come quella di Lula nel pieno esercizio della sua autorità popolare, questi avventurieri non potrebbero continuare con la promozione della distruzione sistematica della democrazia, con la liquidazione del patrimonio pubblico, dei diritti dei lavoratori, delle risorse pubbliche che sono servite a democratizzare l’accesso del popolo ai diritti elementari garantiti dalle politiche pubbliche.
Lula è l’ultima pietra nella scarpa di questi vandali che attaccano la democrazia e danno l’assalto allo Stato brasiliano. Si sono coalizzati i più corrotti dei politici e quelli che sostengono di combattere la corruzione. L’esistenza di una leadership popolare indiscussa come quella di Lula smentisce la tesi che tutti i politici sono cattivi, che la vita politica brasiliana è completamente perversa, che non c’è speranza di riscatto per il Brasile e che dobbiamo consegnarci, piegando le ginocchia, all’Impero che costoro tanto adulano.
L’ossessione nel distruggere l’immagine pubblica di Lula può concretizzarsi solo con atti dittatoriali di violazione dei diritti dell’ex presidente e candidato favorito a tornare ad essere presidente del Brasile. Se costoro confidano nelle indagini che essi stessi fabbricano, impediscono che Lula sia sconfitto dal popolo in una competizione democratica. Non ci sarebbe condanna più grande per Lula che quella praticata dal popolo, democraticamente.
Costoro provino a mettere Lula e qualsiasi altro candidato in campo, per vedere cosa succede. Gli altri non saranno nemmeno in grado di organizzare i comizi, non hanno intenzione di esporsi pubblicamente al giudizio della popolazione. Ogni volta che Lula si incontra con il popolo, in comizi, in riunioni, per le strade, i golpisti tremano e si rendono conto che solo attraverso un golpe, la persecuzione politica e giuridica, lo possono defenestrare. Ma così facendo, hanno confermato che il Brasile vive ormai in una dittatura.
Se gli crea disagio l’appello di Lula alle Nazioni Unite, diano la dimostrazione che il Brasile vive ancora in una democrazia, lasciando che il popolo si pronunci liberamente su chi vuole che diriga il paese. Interrompano definitivamente la persecuzione di Lula, rinuncino a un governo golpista per la forma con cui è arrivato al potere e per la perversione rappresentata dal mettere in pratica un programma opposto a quello per cui i golpisti sono stati eletti.
Non c’è più democrazia in Brasile se il più grande leader popolare della storia del paese è sistematicamente perseguitato senza nessuna prova contro di lui e non può sottomettersi alla decisione democratica del popolo nelle urne. Non servono a nulla le proteste per le denunce di Lula al mondo. Fino a poco tempo fa l’opinione pubblica internazionale si lasciava influenzare da ciò che dicevano i media golpisti brasiliani. Ma quando i media internazionali sono venuti in Brasile, si sono resi conto delle menzogne che i media locali propagavano e hanno sbugiardato i media brasiliani in tutto il mondo. Nello stesso momento in cui i media internazionali constatavano che i corrotti stanno dalla parte di Michel Temer e di Eduardo Cunha, i golpisti, e non di Dilma e di Lula.
Ora i media internazionali riprendono le denunce di Lula e ritengono che il criterio fondamentale per giudicare se c’è ancora democrazia o no in Brasile sia quello di farla finita una volta per tutte con le persecuzioni a Lula e di lasciare nelle mani dei brasiliani e non dei golpisti e dei corrotti, il destino del Brasile.
Articolo pubblicato su alainet.org
Fonte e traduzione: Marx21.it
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