di Federico Giusti
Da mesi e a nostra insaputa Confindustria, Cgil Cisl Uil discutono sul modello contrattuale nell'ottica di distruggere quanto resta del contratto nazionale. La intesa sull'igiene ambientale pubblica segna una svolta nelle relazioni sindacali con un contratto che aumenta l'orario settimanale e nei fatti riduce il salario gettando le basi per una ulteriore e forse definitiva contrazione del diritto di sciopero. Il modello della Cisl da decenni è quello di ridurre ai minimi termini il contratto nazionale per favorire gli accordi di secondo livello con aumenti irrisori e diversificati e non senza clausole alla contrattazione nazionale che indeboliscono i lavoratori, il loro potere di acquisto e di contrattazione.
Pochi giorni fa , fiom uilm e fim hanno sottoscritto l'ennesimo accordo sulla detassazione del premio di risultato, non è il primo e non sarà di certo l'ultimo ma nel mezzo di una vertenza per il rinnovo del ccnl porta acqua solo alle aziende.
L'accordo riguarda le aziende ove non esiste rappresentanza sindacale interna che potranno non solo detassare il premio ma destinarlo a loro discrezione senza l'obbligo di un accordo sindacale.
Una parte significativa del nostro salario verrà cosi' legata non solo a parametri discrezionali decisi dai padroni ma fatta passare come risultato della partecipazione dei lavoratori all'impresa , insomma un incentivo finalizzato a renderci sempre più proni alla filosofia padronale.
Per avere questi soldi, che ricordiamo sono di tutti i lavoratori, dovremo (sul modello del pubblico impiego) essere valutati positivamente in base a parametri padronali quali produttività, redditività, efficienza e innovazione.
Per tradurre il tutto in linguaggio comprensibile, il premio e la detassazione dello stesso, saranno vincolati alla accettazione di orari disagiati, di prolungamento dell'orario giornaliero e settimanale, ad una flessibilità sempre piu' selvaggia che non potrà essere limitata dagli accordi di secondo livelli costruiti per obiettivi antitetici.
Come se non bastasse, proveranno a barattare pochi soldi con i servizi erogati dal cosiddetto welfare contrattuale , insomma invece del salario con cui pagare rate, tasse , spese sanitarie e scolastiche ci daranno dei bonus da spendere magari in palestra o nei supermercati dove sempre piu' diffusa è la manodopera invisibile pagata con la miseria dei voucher.
In questo modo i padroni ottengono questi obiettivi:
- cancellare progressivamente il contratto nazionale e sostituirlo con la contrattazione di secondo livello ottenendo deroghe continue e ulteriori limitazioni della libertà sindacale e del diritto di sciopero;
- introdurre nel privato quella performance già adottata nel pubblico dividendo ulteriormente i lavoratori e le lavoratrici, dando a pochi e con criteri decisi dai padroni parte del salario che dovrebbe spettare a tutti;
- smantellare il pubblico e favorire strutture di servizio costruite dai padroni(gli asili nido aziendali per dirne una) verso le quali saranno indirizzati soldi pubblici.
La parola fatata: produttività
Ormai la produttività è il solo obiettivo perseguito nelle relazioni sindacali, a dirlo non siamo noi ma Confindustria.
In una economia che non cresce se non addirittura stagnante, innovazione e tecnologia dovrebbero essere investimenti prioritari ma stando alle cifre ufficiali si capisce che la speranza di un eventuale rilancio sia principalmente riposta nella contrazione del potere di acquisto e del costo del lavoro.
Il capitalismo italiano investe ben poco e quando lo fa beneficia di sovvenzioni e aiuti pubblici.
Il caso jobs act è emblematico con un fiume di soldi regalati alle imprese per "la regolarizzazione" di alcuni contratti, soldi che avrebbero dovuto essere destinati ad altro uso e non come incentivo a fondo perduto per le aziende.
Se poi guardiamo ai contratti nazionali la situazione è ancora piu' caotica.
Negi ultimi anni, i contratti rinnovati presentano solo lati negativi, prolungamento dell'orario settimanale e obbligo a effettuare diverse ore di straordinario, aumento delle mansioni esigibili, rinnovi irrisori che non comportano aumento di spesa per le aziende compensati come sono dalla cancellazione di accordi di miglior favore, insomma una rimessa in termini economici e di diritti. Il prossimo obiettivo sarà quello di barattare parte della contrattazione di secondo livello in bonus aziendali, anche questa misura che depaupera i redditi viene presentata come volano per il rilancio dell'economia.
Parlavamo prima della detassazione dell'accordo di secondo livello tra i metalmeccanici e aumenti variabili a seconda delle aziende, del loro stato di salute, dei loro utili. Ci viene in mente il caso Piaggio, una azienda le cui azioni in Borsa volano alle stelle come gli utili per gli azionisti anche se l'azienda continua a ridurre la propria manodopera in Italia e tra ammortizzatori sociali di vario genere abbatte il potere di acquisto dei salari.
L'obiettivo è ambizioso, depotenziare il primo livello di contrattazione a vantaggio del secondo che seguirà logiche compatibili con gli interessi aziendali, insomma se la tua ditta è in crisi puoi anche rinunciare a parte del salario, una compartecipazione nel caso delle perdite ma mai dei profitti e degli utili.
Ad oggi risultano otto milioni e 200mila i lavoratori – 2,9 milioni solo nel pubblico impiego - in attesa del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro.
I dati dimostrano la crisi irreversibile di un modello sindacale, del resto il numero dei senza contratto è destinato a crescere perchè da qui ai prossimi mesi altri contratti saranno in scadenza e ipotizzare la cifra dii 12 milioni di lavoratori in attesa del rinnovo del ccnl ,nel pubblico e nel privato ,non pare un azzardo.
Solo pochi giorni fa , da cgil cisl uil è partita una campagna a favore del rinnovo dei contratti, il titolo è suggestivo, ossia “rinnovare i contratti, rilanciare la contrattazione”.
Un nuovo sistema di relazioni industriali e sindacali
Ma al di là dello slogan si va facendo strada un nuovo sistema di relazioni industriali e sindacali, quello che forte del testo unico sulla rappresentanza e della riduzione del diritto di sciopero, parte dal depotenziamento del contratto di primo livello (sottoscritto comunque al ribasso) per introdurre, a livello aziendale, il parametro della produttività, pochi aumenti e diversificati per costruire un nucleo forte di dipendenti assuefatto e prono alle logiche aziendali, spingere i lavoratori ad atteggiamenti competitivi tra di loro per accaparrarsi una parte del salario che per altro spetterebbe loro di diritto.
La produttività è quindi lo strumento giusto con cui dividere i lavoratori soprattutto quando l'economia stagna e i soldi sono pochi (ma tanti i profitti e gli utili in borsa).
Se guardiamo al pubblico impiego si capiscono gli scenari futuri, con gli arretrati sostituiti prima dalla miseria della indennità di vacanza contrattuale e a sua volta, temporaneamente, eliminata con un decreto legislativo, con una apatia generalizzata di lavoratrici e lavoratori perfino dinanzi a a sette anni di blocco contrattuale.
Sono ormai lontani i tempi in cui anche il sindacato concertativo non accettava le politiche di moderazione salariale . si sta facendo strada la idea folle che solo con il secondo livello di contrattazione sarà possibile incentivare la produttività individuale e far riprendere l'economia tacendo sulle innumerevoli deroghe ai contratti nazionali che peggiorano la qualità del lavoro e della vita di milioni di uomini e donne.
E nel secondo livello i soldi potranno essere sostituiti dai bonus aziendali.
A guadagnarci saranno come sempre i padroni ma la rimessa per i lavoratori sarà assai maggiore di quella a cui sono stati abituati negli anni della concertazione, del resto al peggio non c'è mai fine....
Fonte: controlacrisi.org
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