La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 4 agosto 2016

I riliberatori della Libia

di Il Simplicissimus 
Il 3 ottobre del 1911, la seconda squadra navale italiana dopo aver bombardato i forti di Tripoli sbarca circa 1800 marinai per tener la città in attesa del grosso delle truppe in arrivo su piroscafi civili. Tuttavia l’invasione è preceduta e giustificata da messaggi degli ambasciatori tedesco e americano che chiedono l’intervento italiano a difesa propria e della popolazione esposta alle violenze dei turchi come a ufficializzare internazionalmente una tesi sviluppata da già qualche mese come pretesto per la guerra e nella quale si millanta il desiderio dei libici di liberarsi dell’oppressione ottomana oltre che l’esistenza di una forma di resistenza interna alla quale dare man forte.
Naturalmente si trattava di un gioco di prestigio diplomatico, nel quale, va detto, il governo Giolitti fu molto abile riuscendo a giocare in contropiede nella momentanea finestra aperta dalla crisi marocchina, ovvero lo scontro tra la Francia che voleva impadronirsi del Paese e la Germania che invece premeva per la sua indipendenza. Fu solo cogliendo l’attimo che divenne possibile ottenere l’appoggio tedesco a una campagna contro la Turchia, alleata di Berlino e contro Vienna che vedeva come fumo negli occhi una maggiore influenza italiana sui Balcani ancora in gran parte dominati da Istambul. Naturalmente nei giorni successivi si scoprì che la popolazione della Tripolitania e della Cirenaica era tutta a favore dei turchi e in ogni caso non ne voleva sapere degli invasori europei ai quali in realtà si dovevano attribuire violenze e massacri .
A distanza di 105 anni tutto si svolge in maniera quasi esattamente simile, a parte l’ovvio adattamento ai tempi e alle tecnologie: prima si è fatto fuori Gheddafi per “motivi umanitari”, creando una resistenza che non esisteva, adesso si completa l’opera (dopo aver rapinato 150 miliardi di dollari di fondi sovrani libici e aver evitato la creazione di una moneta africana) ) con lo stesso pretesto mettendo in piedi grazie ai media (Sky, televisione del gruppo americano Fox è in prima fila nella creazione della realtà fasulla) una sorta di guerra civile tra gruppi affiliati all’Isis e sedicenti milizie di Misurata, i cui adepti si presentano in ciabatte alle immancabili interviste e che sarebbero il gruppo al cui appoggio stanno intervento americani e francesi. I media scodinzolano e vendono foto come quella in apertura del post nella quale, due solitari “liberatori della Sirte” compaiono accanto a strutture che sarebbero le forche abbattute dove l’Isis avrebbe giustiziato 49 persone solo nell’ultimo anno (dunque una media inferiore ai gassati in Usa). Per la verità queste milizie di Misurata, divenute improvvisamente ” forze governative”, probabilmente solo perché l’Isis già non esiste più in zona sono formate da tagliagole peggio degli altri responsabili di stragi contro le tribù che sostenevano Gheddafi, ma questo non è certo un problema per chi ha l’unico scopo di impadronirsi definitivamente del petrolio libico e anche delle gigantesche riserve di acqua fossile nel sottosuolo per ricattare tutto il nord africa.
La cosa che cambia è che un secolo fa l’Italia era protagonista della vicenda, mentre ora è una pallida comparsa, una piattaforma per aerei e droni, a cui verranno strappate le rendite di posizione rimaste, che appoggia la conquista e tutte le narrazioni che la giustificano, facendo sfoggio di cinismo servile fino al midollo, ma senza avere il coraggio politico di intervenire direttamente per tentare di salvare il salvabile della presenza economica italiana. Del resto resto cosa ci aspettiamo da una banda di omuncoli che interpretano al peggio la commedia di un potere economico e geopolitico marcio che trova ormai il suo spazio solo nella violenza, nell’ostilità, nella guerra e nella deformazione della realtà? Tanto marcio che in Canada la corte suprema ha mandato assolti una copia di poveri mentecatti che avevano progettato un attentato con pentole a pressione alla sede legislativa di Victoria, capitale della Colombia Britannica proprio il giorno della festa nazionale. Si è scoperto che ben 240 poliziotti variamente impersonanti fondamentalisti e seguaci dell’Isis, avevano collaborato a “islamizzarli” e a suggerire loro l’azione: ““Senza la polizia sarebbe stato per loro impossibile realizzare il piano con le pentole a pressione. La polizia ha creato il piano e ha fatto sì che Nuttal e Korody ( questi nomi dei cosiddetti terroristi) pensassero che era nato da loro”. Così dice la corte suprema canadese, quindi figuriamoci cosa può accadere in Libia.

Fonte: Il Simplicissimus 

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