La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 4 agosto 2016

Tutto bene, ministra Lorenzin?

di Maurizio Acerbo 
L’assurda detenzione di Fabrizio Pellegrini ci ricorda che in Italia alla gran parte dei pazienti è negato l’accesso alla cannabis terapeutica. Anzi questi cittadini vengono trattati spesso da criminali. Sono costretti a rinunciare pur avendo ricevuto dai medici stessi informazioni sull’effetto positivo di cui potrebbero giovarsi. Oppure debbono rifornirsi sul mercato estero a prezzi proibitivi. Per non parlare di quelli che, come Fabrizio, non avendo i soldi per pagare ricorrono all’autocoltivazione o al mercato nero rischiando di essere perseguiti dalla “giustizia”.
A volte i giudici si mostrano sensibili come nel caso di Gianni Adriano, un giovane di Introdacqua arrestato dai carabinieri, affetto da una grave forma di cefalea a grappolo. Pm e gip di Sulmona disposero l’archiviazione dopo avere visionato il piano terapeutico. Proprio la madre tempo fa lamentava il costo dei farmaci e le difficoltà con la Asl. Una situazione inaccettabile.
È ancora più assurdo che Fabrizio o Gianni Adriano siano stati arrestati in una regione come l’Abruzzo, dove una legge di cui sono stato proponente è stata approvata nel gennaio 2014 e prevede l’erogazione da parte del servizio sanitario su prescrizione iniziale di uno specialista. Dopo anni di discussioni ottenne il voto favorevole da parte della maggioranza di centrodestra e dell’intero consiglio. La nuova giunta regionale di “centrosinistra” (Pd-Sel- centristi vari) in più di due anni non ha mosso un dito per applicare la legge considerata «più avanzata» in Italia. Eppure la Regione Toscana, il cui Consiglio riprese dalla legge abruzzese con celerità le parti più innovative, eroga farmaci e preparati galenici a un gran numero di pazienti e non dovrebbe essere difficile chiedere lumi ai colleghi. È notizia di pochi giorni fa che a Firenze il centro di Santa Maria Nuova assiste con cannabis circa 200 pazienti tra cui anche bambini.
Ho perso il conto di persone disperate che mi contattano e raccontano le loro traversie. Come R.S. che con un compagno affetto da adenocarcinoma polmonare, non operabile, con metastasi ossee girava per l’Italia per procurarsi preparati costosissimi per la sua modesta pensione. Potrei continuare all’infinito e la questione non riguarda soltanto l’Abruzzo e l’insensibilità della giunta di Luciano D’Alfonso.
È tollerabile ancora una situazione in cui l’accesso a cure sui cui effetti positivi nessuno recrimina – nemmeno Giovanardi! – debba dipendere dalla fortuna di vivere in una regione piuttosto che in un’altra? È accettabile che i pazienti debbano rivolgersi ai tribunali per ottenere il diritto alla cura come accadde sempre in Abruzzo, ad Avezzano nel 2010, con la prima sentenza che riguardava un malato di sclerosi multipla?
È evidente che in Italia non vi è stato – nonostante le vanterie della ministra Lorenzin – un effettivo via libera all’uso terapeutico dei farmaci e dei preparati galenici a base di cannabinoidi. La ministra che si oppone alla proposta di legge per la legalizzazione oggi all’attenzione del parlamento, in realtà continua a ostacolare anche il diritto – che pure a parole riconosce – dei cittadini a curarsi. Quando il governo Renzi decise di non impugnare la legge dell’Abruzzo la ministra si affrettò a dichiarare che «la mancata impugnativa è una non notizia. Ricordo che in Italia l’uso terapeutico di cannabinoidi è pienamente legittimo».
Peccato che continui a essere inaccessibile alla gran parte dei malati che non possono permetterselo!
Le evidenze scientifiche e le esperienze estere hanno suggerito alla ministra – e a quelli che come lei si ostinano nella difesa del proibizionismo sulla cannabis – a non perdurare in un atteggiamento di proclamato rifiuto ideologico dell’uso terapeutico. Ma la loro benevola negligenza e le direttive con cui tendono a restringerne l’utilizzo continuano a far danni nelle vite di tante persone.
Il mio amico Osvaldo davanti a una bistecca ad una festa di Liberazione mi ha raccontato che prima non riusciva a mangiare né a dormire. La sua vita è cambiata da quando la Asl gli fornisce il preparato per la tisana. Perché tanti altri pazienti devono vedersi negato un diritto sancito dall’articolo 32 della Costituzione?

Fonte: il manifesto 

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