di Gianni Vattimo e Massimo Zucchetti
L’asserzione di Heidegger «La scienza non pensa» risale all’inizio degli anni 50 dello scorso secolo. Questa frase si è prestata, da quando la scrisse il filosofo, a molte superficiali interpretazioni, molte delle quali in senso riduttivo, quasi ad affermare che il pensiero umano, nella sua accezione più alta, fosse terreno estraneo alla scienza materiale. In realtà, Heidegger – nella trattazione che questa frase contiene - non ha affatto intenzioni denigratorie nei confronti della scienza. Se mai, si tratta – come vedremo - di una delimitazione: una definizione dell’ambito entro il quale, secondo il filosofo, ama muoversi la scienza, stabilendo quei confini naturali che è poi la scienza stessa ad imporsi. Heidegger, anzi, riflette se questi comodi confini siano giustificati.
Sotteso a questa affermazione vi è in realtà il dibattuto concetto di neutralità della scienza. Scienza che dovrebbe occuparsi della ricerca, dell’avanzare della conoscenza tecnica del genere umano, del “progresso”, applicando il metodo scientifico, che tanti successi e miglioramenti materiali ha portato all’umanità negli ultimi secoli.
Marx21.it ha ricevuto dal Prof. Massimo Zucchetti e con la sua autorizzazione volentieri ha pubblicato questo contributo per un seminario su “Se la scienza non pensa”, Politecnico di Torino, 2016.
Fonte: Marx21.it
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