La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 4 giugno 2016

La nostra Bologna in comune, quella della Coalizione civica

di Vittorio Capecchi
Domenica si vota a Bologna per le elezioni a sindaco e mi sono candidato nella Lista civica per Bologna per appoggiare Federico Martelloni a sindaco e partecipare alle attività del quartiere Santo Stefano. Perché votare la Lista civica per Bologna e Martelloni sindaco? Presento due risposte: una biografica e una più politica legata a una valutazione degli scenari nazionali ed europei. La risposta biografica può iniziare con il mio arrivo da Pistoia alla Bocconi di Milano nel 1956. I testi di politica economica erano cambiati proprio quell’anno (il docente era Ferdinando Di Fenizio) ed erano tutti basati su Keynes e il docente di economia era Giovanni Demaria che ci faceva studiare Lo stato sociale moderno in cui ricostruiva la sua esperienza di esperto per la stesura della Costituzione nella parte lavoro e welfare. Il mio primo esame alla Bocconi fu poi quello di statistica matematica con Francesco Brambilla e Brambilla avendo visto in me la passione per la matematica decise di fare l’esperienza di formare tre assistenti da matricola (insieme a chi scrive c’erano Giorgio Faini e Michele Cifarelli).
Brambilla era stato uno dei segretari di Parri e da allora ho sempre abbinato la matematica alla sinistra e alla resistenza. Poi appena laureato con una tesi di sociologia matematica (con Brambilla e il sociologo Angiolo Pagani) due altri incontri fortunati: (a) uno con l’Olivetti di Ivrea dove con una piccola borsa di ricercatore junior entrai in contatto con il Centro di Psicologia dell’Olivetti diretto scientificamente da Cesare Musatti con Renato Rozzi e Franco Novara; (b) con Paul F. Lazarsfeld alla Columbia University di New York che cercava giovani europei appassionati di sociologia matematica. E’ in seguito alla frequentazione di Lazarsfeld che nel 1966 fondai la rivista di modelli matematici in inglese Quality and Quantity che oggi è stampata da Springer Olanda e sta terminando i suoi primi cinquanta anni. La New York degli anni ’60 era piena di radical economy e di radical sociology e così quando arrivai ad avere l’incarico di sociologia a Bologna (per l’impegno del non mai dimenticato amico Giovanni Evangelisti direttore della casa editrice Il Mulino) decisi di fondare con molti amici e amiche la rivista Inchiesta che, nata nel 1971, oggi ha quarantacinque anni di età. Mi sono trasferito con la famiglia da Milano a Bologna e spinto dal vento radical andai a parlare con Claudio Sabattini allora segretario della FLM e mi misi, come si diceva allora, “al servizio della classe operaia” diventando direttore del Centro studi della FLM (prima di Bologna e poi dell’Emilia Romagna) con una collaborazione stabile con l’esperienza delle 150 ore portate avanti da Adele Pesce che sarebbe poi diventata mia moglie. La risposta biografica è semplice. C’è nella mia vita una sequenza (Keynes, Costituzione, radical economy, Olivetti, Cesare Musatti, “Quality and Quantity”, Il Mulino, “Inchiesta”, FLM, Claudio Sabattini, Adele Pesce, 150 ore) che prosegue con Fiom, Tiziano e Gianni Rinaldini, Maurizio Landini e arriva senza stacchi a Federico Martelloni che è un giovane giuslavorista che ha studiato con amici carissimi come Umberto Romagnoli.
Accanto a questa risposta biografica presento anche quella sociopolitica. Vivo a Bologna da quarantacinque anni e amo questa città. In questa città,oggi, ci sono certamente elementi di difficoltà e di preoccupazione ma ci sono anche eccellenze e potenzialità straordinarie. Le imprese metalmeccaniche più forti di Bologna (Ima, GD, Marposs e altre) si sono aggregate in una associazione ER Amiat che parla esplicitamente di principi etici da inserire nella organizzazione del lavoro seguendo il modello Olivetti piuttosto che il modello Marchionne. Il sindacato della Fiom continua la linea della FLM ed è forte in questa città perché le imprese meccaniche a Bologna si sono diffuse nel mondo mostrando che è possibile un diverso modello di impresa. I percorsi innovativi di meccatronica si intersecano con quelli delle imprese creative e culturali e delle imprese sociali e della qualità della vita e come risulta dal libro scritto con Caserta e Tavanti (Tra storia e futuro. Politiche per una regiome smart. Una ricerca sulle trasformazioni dell’economia in Emilia Romagna, Il Mulino 2015) ha mostrato che vi sono attori sia intermedi sia che si muovono dal basso attraverso strutture che hanno i nomi di Incredibol, Fab-lab, Innovanet, Crei-amo impresa ecc.. C’é poi una filiera con molte eccellenze che collega scuole, istituti specializzati, rete alta tecnologia, laboratori di ricerca, strutture universitarie (oggi l’università di Bologna ha anche un nuovo rettore attivo e disponibile) e questa filiera si interseca con quella delle iniziative nel sociale che ha pure molte punte di eccellenza sia tra le iniziative laiche che tra quelle religiose.
In sintesi ci sono a Bologna delle componenti che, se integrate in un progetto, rappresentano una alternativa al renzismo del governo nazionale che è complessivamente neoliberista, a favore del jobs act e del modello Marchionne contro i sindacati e i diritti dei lavoratori. Bologna potrebbe rappresentare un’alternativa al renzismo al livello nazionale e al neoliberismo europeo e mostrare che anche le paure e le difficoltà che ci sono potrebbero essere risolte in linea con un pensiero che da Keynes, FLM, Olivetti arriva alla Fiom e alle eccellenze prima ricordate. Per questo affido le mie speranze alla Lista civica per Bologna e a Federico Martelloni sindaco.

Fonte: inchiestaonline.it 

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