di Leo Lancari
Dopo il no ricevuto da sindaci e governatori, ieri anche il sindacato ha respinto la proposta del ministro degli Interni Marco Minniti di riaprire i Cie, contestando soprattutto l’equazione che equipara gli immigrati irregolari ai terroristi. «Non è alimentando il clima di paura che si combatte il terrorismo» ha detto il segretario nazionale della Cgil, Giuseppe Massafra, ribadendo la «nostra contrarietà all’apertura di nuovi centri di identificazione e di espulsione in ogni regione». Ma il giro di vite annunciato dal titolare degli Interni continua a dividere anche il Pd.
«I Cie non sono solo luoghi disumani di reclusione per chi non ha commesso reati – ha detto il senatore Sergio Lo Giudice – ma sono soprattutto strutture che si sono dimostrate inefficaci». Meglio, per il portavoce della ReteDem, rafforzare «gli accordi con i paesi di origine per snellire le procedure di rimpatrio». E un no secco è arrivato anche del M5S, per il quale i Cie «non farebbero altro che alimentare sprechi, illegalità e mafie e rallentare le espulsioni degli immigrati irregolari».
«I Cie non sono solo luoghi disumani di reclusione per chi non ha commesso reati – ha detto il senatore Sergio Lo Giudice – ma sono soprattutto strutture che si sono dimostrate inefficaci». Meglio, per il portavoce della ReteDem, rafforzare «gli accordi con i paesi di origine per snellire le procedure di rimpatrio». E un no secco è arrivato anche del M5S, per il quale i Cie «non farebbero altro che alimentare sprechi, illegalità e mafie e rallentare le espulsioni degli immigrati irregolari».
Ieri Minniti si è recato in Tunisia e poi a Malta. Nel paese nordafricano – uno dei quattro con cui già esiste un accordo per il rimpatrio dei migranti – il ministro ha voluto affrontare i motivi che nei mesi scorsi hanno portato Tunisi prima a non riconoscere come proprio cittadino Anis Amri, l’attentatore al mercatino d Natale di Berlino, e poi a ritardare la consegna dei documenti necessari per il suo espatrio dalla Germania fino a quando non è stato ormai troppo tardi. A La Valletta Minniti ha invece incontrato il suo omologo Carmelo Abela, con il quale ha discusso di immigrazione e sicurezza, due dei temi in calendario per i prossimi vertici europei. Dal primo gennaio Malta è presidente di turno dell’Unione europea e tra gli impegni che l’attendono c’è la revisione del regolamento di Dublino già avviata – in maniera penalizzante per i paesi del Mediterraneo – dalla precedente presidenza slovacca ma che ora l’Italia spera di poter modificare con l’aiuto proprio dei maltesi. Oltre, naturalmente, al proseguimento della ricerca di accordi bilaterali con i paesi di origine dei migranti per facilitare i rimpatri e l’avvio di migration compact con cui l’Europa spera di mettere un argine alle partenze dall’Africa.
Tutte questioni già avviate dal governo Renzi, quando agli Interni c’ era Angelino Alfano e alla Farnesina sedeva l’attuale premier Paolo Gentiloni e che ora, almeno in parte, si ritrova a dover gestire Minniti.
Certo è che il debutto da titolare degli Interni non è stato dei migliori. Eppure con un passato come sottosegretario con delega ai servizi segreti Minniti sa bene che non esistono – almeno finora – collegamenti tra il fenomeno migratorio che da due anni coinvolge l’Europa e il terrorismo internazionale. Non a caso anche dallo stesso Pd si sono levate solo voci critiche alle sue proposte. Tra i primi a bocciare la riapertura dei Cie il governatori di Toscana e Friuli Venezia Giulia, Enrico Rossi e Debora Serracchiani, ai quali ieri si è aggiunto anche l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino. «L’idea di aprire nuovi Cie non mi convince – ha scritto ieri su Facebook -. E non solo perché a Milano questo vorrebbe dire ricollocare 500 richiedenti ospitati a via Corelli ma perché i Cie sono stati un ibrido pericoloso dive persone con tutti i diritti e persone in attesa di rimpatrio sono state piazzate spesso per mesi».
Fuori il Pd, commenti critici arrivano anche dal sindaco di Parma e dalla Caritas. «I Cie non risolvono il problema, così come non risolve la grande aggregazione di queste persone», ha detto Federico Pizzarotti, per il quale «bisogna creare un filiera e tenere occupati i migranti». Per il responsabile immigrazione della Caritas, Oliviero Forti, «abbiamo verificato che i Cie sono costosi, inefficaci e non riescono a raggiungere l’obiettivo per cui sono nati».
D’accordo con Minniti alla fine sembrano essere solo il cardinale di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco («Tutto ciò che è utile per l’integrazione e la sicurezza generale va bene accolto»), parte della Lega e Forza Italia.
Fonte: il manifesto
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