di Domenico Camodeca
Marco Revelli, titolare di diverse cattedre presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università degli Studi del Piemonte Orientale ‘Amedeo Avogadro’, rilascia un’intervista al Fatto Quotidiano per esporre la sua opinione sulla condizione del lavoro in Italia. I suoi strali si dirigono verso la “mutazione genetica” subita dalla sinistra, autrice o complice delle disastrose politiche del lavoro di stampo neoliberista adottate negli ultimi 15 anni. Giudizio duro anche sul ministro Giuliano Poletti protagonista della vergognosa polemica contro i cervelli in fuga e corresponsabile dell’esplosione dei voucher, considerati da Revelli come la “certificazione per legge della precarietà”.
Un pensiero va anche a Matteo Renzi, riuscito nell’impresa di eliminare l’articolo 18. A questo proposito, il professore propone di cancellare “quanto fatto negli ultimi 4 anni”, auspica l’ammissione dei referendum proposti dalla Cgil, la cancellazione dell’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione e, soprattutto, l’istituzione di un #reddito di cittadinanza che “arrivi a 2 milioni di famiglie”.
Un pensiero va anche a Matteo Renzi, riuscito nell’impresa di eliminare l’articolo 18. A questo proposito, il professore propone di cancellare “quanto fatto negli ultimi 4 anni”, auspica l’ammissione dei referendum proposti dalla Cgil, la cancellazione dell’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione e, soprattutto, l’istituzione di un #reddito di cittadinanza che “arrivi a 2 milioni di famiglie”.
Revelli contro una Sinistra che non esiste più
Non usa mezzi termini il politologo di Cuneo per decretare il fallimento e la conseguente “estinzione della sinistra novecentesca”. Una sinistra che, da Romano Prodi, passando per Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, fino ad arrivare a Matteo Renzi, “si è accomodata all’interno delle categorie neoliberiste come se fossero una condizione di natura”. Secondo lui, quella che viene definita ancora sinistra in realtà non è altro che “una destra tecnocratica velata di populismo”, impersonificata dalle post-verità spacciate dall’ex presidente del Consiglio. “La demagogia renziana è populista - afferma Revelli - ed è la peggiore perché è populismo di governo”.
Revelli punta il dito verso la crescita delle disuguaglianze, considerata come un “enorme danno all’economia”. E cita proprio l’esempio dell’Italia, un Paese fermo (è di ieri la notizia che siamo in deflazione, non accadeva dal 1959) in cui però “la ricchezza del 10% più abbiente continua ad aumentare”. Inoltre, si schiera a favore di Donald Trump che ha promesso di tassare duramente quelle imprese che decidono di delocalizzare all’estero la produzione. Secondo Revelli “si è rotto il compromesso tra capitale e lavoro”. E allora? Bisogna introdurre, come già accennato, un reddito di cittadinanza e, soprattutto, risolvere il problema dei redditi da lavoro insufficienti, perché le persone sono costrette a lavorare come schiavi, senza riuscire a mantenere un livello di vita dignitoso.
Fonte: it.blastingnews.com
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