di Frances Coppola
Il FMI ha appena pubblicato l’ultima Analisi di Sostenibilità del Debito (DSA) per la Grecia. E’ una lettura sconfortante. La Grecia non riuscirà mai a uscire dal suo debito attraverso la crescita. Il surplus primario del 3,5% al quale il governo di Syriza sembra al momento deciso a impegnarsi, è francamente insostenibile: il FMI pensa che perfino sostenere l’1,5% sarebbe un’impresa. Le banche avranno bisogno di altri 10 miliardi di euro (oltre ai 43 miliardi che il governo greco ha già preso in prestito per poterle salvare). La vendita di asset è una causa persa, principalmente perché le banche – che rappresentavano una parte preponderante degli asset in vendita – non varranno nulla nel prossimo futuro. Che piaccia o meno, un taglio del debito è indispensabile. Senza taglio del debito, il suo costo lieviterà nel 2060 a un impossibile 60% del budget governativo. Naturalmente, la Grecia andrebbe in bancarotta molto prima – ma ciò renderebbe la situazione perfino peggiore.
Ma questa non è una novità. Il FMI va dicendo da circa un anno ormai che la Grecia avrà bisogno di un taglio del debito. Quest’ultimo DSA è fatto apposta per impressionare gli Europei e fare in modo che considerino seriamente la questione. Non sorprende quindi che le proiezioni sulla sostenibilità del debito siano decisamente peggiorate rispetto ai precedenti DSA. Indubbiamente i creditori europei le contesteranno, il governo di Syriza si schiererà dalla parte degli europei perché l’unica alternativa è il Grexit, e la Commissione Europea sosterrà che ci sono “miglioramenti” anche se l’unica cosa che sta succedendo è che si stanno rimandando tutti i problemi per l’ennesima volta .
Ma nascosti all’interno della pubblicazione del FMI ci sono dei numeri davvero preoccupanti – le previsioni dell’FMI riguardo la popolazione e la disoccupazione da qui al 2060. E penso che il mondo intero dovrebbe conoscerle.
Ecco quello che prevede il FMI riguardo le prospettive per la disoccupazione in Grecia (il grassetto è mio):
“Le proiezioni demografiche suggeriscono che la popolazione in età da lavoro diminuirà del 10% circa entro il 2060. Allo stesso tempo, la Grecia continuerà a dover fronteggiare un’alta disoccupazione per decenni a venire. Attualmente la disoccupazione è intorno al 25%, la più alta tra i paesi OCSE, e dopo 7 anni di recessione, la componente strutturale è stimata intorno al 20%. Di conseguenza, ci vorrà molto tempo perché la disoccupazione diminuisca. Lo staff prevede che essa raggiunga il 18% nel 2022, in 12% nel 2040 e il 6% solo nel 2060”.
Quindi, anche se l’economia greca dovesse tornare a crescere e i suoi creditori dovessero concedere un taglio del debito, ci vorranno 44 anni per ridurre la disoccupazione greca a un dato vagamente normale. Per i giovani greci, attualmente fuori dal mercato del lavoro, questo significa un’intera vita lavorativa. Un’intera generazione verrebbe buttata nel cestino.
E se l’economia greca non dovesse tornare a un ritmo di crescita sostenibile, allora la disoccupazione rimarrebbe in doppia cifra fino a – be’, chi può dire quanto a lungo?
La verità è che 7 anni di recessione hanno distrutto l’economia greca. Essa non può più generare sufficienti posti di lavoro per poter occupare la sua popolazione. Il FMI stima che, perfino in periodi buoni, il 20% degli adulti rimarrebbero disoccupati. Per generare i posti di lavoro che sarebbero necessari ci vorrebbero moltissime nuove imprese, forse persino intere nuove industrie. Sviluppare una simile capacità produttiva richiede tempo e molti investimenti – e la Grecia non è certo il posto più attraente in quanto a prospettive di investimento. In assenza di qualcosa di simile a un piano Marshall, ci vorrebbero molti, molti anni per riparare il danno deliberatamente inflitto alla Grecia dalle autorità europee e dal FMI, al fine di salvare il sistema bancario europeo.
Naturalmente, i giovani greci non si rassegneranno alla prospettiva di sprecare tutta la loro vita fuori dal mercato del lavoro. Quelli che potranno, se ne andranno. E questo renderà la ripresa greca ancor meno probabile.
La Grecia ha uno dei più alti tassi del mondo di invecchiamento della popolazione. Il FMI prevede che, per rendere sostenibili le finanze pubbliche greche, la partecipazione alla forza lavoro dovrebbe aumentare dall’attuale 52% a circa il 73%. Questo significherebbe che i vecchi dovrebbero lavorare ancora molti anni, le donne dovrebbero entrare nel mondo del lavoro retribuito, e i malati e disabili dovrebbero mettersi a lavorare anch’essi. In sostanza, la Grecia non può permettersi l’attuale rete di protezione sociale. Una migrazione significativa dei giovani – o livelli sostenuti di disoccupazione – renderebbero le cose ancora più complicate: lascerebbero la Grecia con un numero crescente di pensionati da mantenere ma con molti meno lavoratori a sopportarne il peso.
Quindi, anche se per i giovani si prospetta un futuro incerto, sono i vecchi, i malati e i disabili, e coloro che se ne prendono cura, che pagheranno il prezzo più salato per il fallimento della Grecia. Per loro, il futuro sembra decisamente nero.
Articolo pubblicato su Forbes
Fonte: vocidallestero.it
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