di Maria Mantello
Continua a spopolare sul web il video dell’intervento dello studente di giurisprudenza, Alessio Grancagnolo, che ha contestato la governativa “riforma” della Costituzione, illustrata dal Ministro Boschi il pomeriggio del 13 maggio nell’aula magna della Scuola superiore dell’Ateneo di Catania.
Il testo della “riforma” il ragazzo se l’era studiato con cura per poter intervenire consapevolmente a quell’incontro. E si deve essere sentito forse rassicurato ad esprimere il suo pensiero anche dalle parole del suo Rettore Giacomo Pignataro, che aprendo il convegno dichiarava: «Oggi discuteremo di un tema certamente importante per il nostro Paese e per il suo futuro. È importante che se ne discuta con i giovani, con chi poi concretamente avrà gli effetti di questi cambiamenti».
Però sembra più un palcoscenico per il Governo. Di discussione neppure l’ombra. Fino a quando, ultimo a intervenire, è Alessio Grancagnolo. Il Rettore lo interrompe più volte, mentre la ministra chiede il diritto di replica. Lo studente però continua con passione ad argomentare la sua opposizione alla “riforma” e alla legge elettorale... Poi il Rettore gli toglie la parola.
In quel momento, l’Universitas discipulorum magistrorumque, ovvero quella parità di ricerca e dialogo che è alla radice della nascita stessa delle Università sembra lontanissimo. Eppure continua a veicolare ancora anche negli attuali statuti dei pubblici Atenei italiani. Non fa ovviamente eccezione quello di Catania che proclama: «il libero confronto delle idee», «riconosce e valorizza il contributo degli studenti», affidando proprio al Rettore in persona il ruolo di « garante dei diritti degli studenti».
Ma il 13 di maggio Giacomo Pignataro sembra essere più preoccupato di omaggiare l’illustre ospite dell’Ateneo che presiede, tacitando quello studente. Accampa motivi di tempo, lo chiama paternamente (patriarcalmente?) per nome e gli da del tu. Ma visto che il ragazzo continua nelle sue analisi, al settimo minuto, con durezza gli toglie la parola: «Si interrompa! Deve parlare il Ministro! La parola gliela tolgo io». E ormai in pieno non senso aggiunge: «Questo è un momento di confronto. Questo è un momento di incontro tra il Ministro e gli studenti». E infine sbotta: «Non era previsto alcun contraddittorio. Chi non gradisce il format può anche non partecipare!».
Non è proprio una bella lezione di Democrazia applicata, né di autonomia di un Ateneo! Il Rettore se ne deve essere accorto e sembra non trovare pace sulla sedia, mentre intanto va in onda la replica del Ministro delle riforme che, con buona pace del “tempo tiranno”, parla per un abbondante quarto d’ora.
Ma la cosa interessante è la premessa della replica. Da qualche antro dell’incontrollato viene infatti fuori l’ idea che il Ministro delle riforme del governo giovanilista ha dei giovani altri da sé.
Questo il letterale esordio della replica: «Mi dispiace per i tempi, ma penso sia doverosa una risposta, visto che sono stati affrontati tanti temi, molti dei quali per altro, insomma, ho letto altrove. Quindi mi fa piacere che gli studenti si informino attraverso i blog. E poi vedo il senatore Campanella che ha in qualche modo sostenuto quest’intervento (dello studente Ndr.). Quindi mi fa piacere che ci sia un ampio spettro di informazioni a cui gli studenti attingono e poi decidono di fare proprie. Cerco di rispondere nel merito anche se con il senatore c’è stato modo di farlo in altre sedi istituzionali e politiche».
Insomma, la risposta sarebbe per il senatore. Così il ragazzo è messo da parte, in omaggio al vecchio luogo comune che generazioni e generazioni di ragazzi si son sentiti ripetere quando li si voleva riportare sotto le ali del sistema di potere.
Riaffiora lo stantio cliché del giovane sempre etero-diretto.
Ma, poiché la psicologia non è un’opinione, forse le parole del Ministro Boschi potrebbero essere rivelatrici di suoi meccanismi di proiezione.
Fonte: MicroMega online - blog dell'Autrice
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