La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 29 agosto 2016

Quando la scienza è asservita al mercato. Le singolari omissioni rispetto agli Ogm

di Claudia Fanti
Non desisteranno mai le grande imprese agroindustriali dal tentativo di convincere l'opinione pubblica della bontà e della necessità degli ogm. Un obiettivo per il quale possono contare su svariati alleati, alcuni dei quali, in apparenza, particolarmente prestigiosi. Così è stato con la lettera aperta diffusa il 30 giugno scorso, sul sito supportprecisionagriculture.org, da ben 109 vincitori del Premio Nobel, i quali sono partiti lancia in resta contro Greenpeace e in difesa dei transgenici, e in particolare del cosiddetto Golden Rice (riso dorato), una varietà di riso transgenico che si caratterizzerebbe per la forte presenza di vitamina A.
Se, scrivono i Premi Nobel, «stando alle stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, soffrono di carenza di vitamina A 250 milioni di persone in tutto il mondo, tra cui il 40% dei bambini sotto i 5 anni che vivono in Paesi in via di sviluppo», risolvendo tale problema si potrebbero salvare «tra uno e due milioni di vite umane ogni anno». Da qui l'accorato appello a Greenpeace a «riesaminare le testimonianze di agricoltori e consumatori in tutto il mondo a proposito dei raccolti e degli alimenti migliorati grazie alle biotecnologie», a «riconoscere le scoperte delle istituzioni scientifiche» e ad «abbandonare le campagne contro gli ogm in generale e contro il Golden Rice in particolare». 
Pronta la replica dell'associazione, che, attraverso la responsabile della campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia Federica Ferrario, ha ricordato come lo sviluppo di questa varietà di riso ogm si sia rivelato «finora fallimentare», al punto che, «dopo oltre 20 anni di ricerche e finanziamenti, questo progetto è ancora in alto mare», cosicché si sta «parlando di qualcosa che non esiste nemmeno». In realtà, «le aziende biotech cercano di esaltare questo riso ogm per spianare la strada ad altri ogm per loro più redditizi», distogliendo «attenzione e risorse da metodi non solo efficaci, ma soprattutto già esistenti». E allora, invece di vanificare risorse in questo costoso quanto fallimentare esperimento del Golden Rice, bisognerebbe aiutare gli agricoltori ad accedere a una dieta equilibrata e nutriente, investendo nell'«agricoltura ecologica resiliente ai cambiamenti climatici». E alla lettera dei Premi Nobel risponde anche la ricercatrice del Gruppo ETC Silvia Ribeiro, accusandoli di interessate omissioni - i firmatari si guardano bene dal ricordare come appena sei multinazionali (Monsanto, Syngenta, DuPont, Dow, Bayer, BASF) controllino tutti gli agro-transgenici del mondo, il 61% di tutte le sementi commerciali e il 76% del mercato globale di pesticidi - e di un singolare tempismo, avendo i Premi Nobel scelto di di presentare la lettera proprio nel momento in cui il Congresso statunitense era chiamato a votare una legge sull’etichettatura dei transgenici. Una legge, puntualmente approvata con voto bipartisan dall’House Agriculture Committee del Congresso Usa lo scorso 14 luglio, che - denunciano gli attivisti - scongiurerebbe l’obbligo di etichettatura, in caso di via libera (considerato scontato) di Barack Obama, addirittura nel 90% dei casi, determinando anche l'annullamento dei provvedimenti che una trentina di Stati – l’ultimo dei quali il Vermont il 1° luglio scorso – avevano già introdotto per regolare l’utilizzo di ogm o imporre l’obbligo di etichettarne la presenza.
In ogni caso, se sono tanti gli scienziati schierati a favore dei transgenici, ve ne sono anche molti che vi si oppongono nettamente, come gli oltre 800 che, già nel 2000, avevano diffuso una lettera aperta per denunciare i danni provocati dagli ogm alla biodiversità, alla sicurezza alimentare e alla salute umana e animale, lanciando «un appello alla sospensione immediata di ogni autorizzazione relativa a prodotti geneticamente modificati»; «alla revoca e al bando di brevetti su organismi, sementi, sequenze di cellule e geni»; «alla realizzazione di ricerche pubbliche sul futuro dell’agricoltura e sulla sicurezza alimentare per tutti» (v. Adista n. 29/14). O come gli otto che nel 2014 avevano inviato apapa Francesco un documento elaborato collettivamente, dal titolo “Perché le coltivazioni transgeniche rappresentano una minaccia ai contadini, alla sovranità alimentare, alla salute e alla biodiversità nel pianeta” (v. Adista n. 30/14), a partire da studi su rischi di infertilità, invecchiamento accelerato ed effetti tossici su fegato, pancreas, reni, apparato riproduttivo, oltre che su alterazioni ematologiche e immunitarie e su possibili effetti cancerogeni (in Europa dove il consumo di soia transgenica è alto a causa dell'uso di mangimi animali che la contengono, si sono trovate tracce di glifosato nell'urina del 45% di un campione di cittadini in 18 città. Ed è stato dimostrato che il glifosato può produrre deformazioni congenite e provocare il cancro). 
Vi proponiamo, in una nostra traduzione dallo spagnolo, l'articolo di Silvia Ribeiro (La Jornada, 5/7).

Fonte: Adista.it 

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