di Claudio Conti
Ogni giorno, spulciando le cronache locali, si leggono notizie come questa: "Truffata con la solita storia del falso incidente capitato a un familiare. La vittima una anziana civitanovese. La donna, 88 anni, vive sola. Non ha sospettato nulla quando ha ricevuto la telefonata di un uomo che la avvertiva di un incidente capitato al nipote e che sarebbe passato a casa sua perché c’era la necessità di pagare subito un risarcimento per toglierlo dai guai. La poverina gli ha aperto la porta e il balordo è riuscito a farsi consegnare duemila euro. Italiano, vestito bene, accento non del posto secondo quanto l’anziana ha raccontato ai carabinieri che hanno raccolto la denuncia e che mettono in guardia gli anziani di non cadere in questa odiosa truffa."
Commozione, denuncia, identikit del truffatore, qualche volta si arriva all'arresto. In fondo il gioco è così facile che qualsiasi balordo diventa un truffatore seriale, quindi prima o poi viene pizzicato. E paga.
In questi giorno leggiamo anche di un'altra notizia. Qualche banca ha prima “convinto” i propri clienti meno informati in questioni finanziarie a sottoscrivere obbligazioni emesse dalla stessa banca, ricattando – il termine non ci sembra affatto eccessivo – i clienti stessi mediante la minaccia di non rinnovare il fido, oppure la promessa di abbattere il tasso di interesse sul mutuo, ecc. Poi, in vista del fallimento, ha trasformato l'adesione alle obbligazioni ordinarie in sottoscrizione di obbligazioni “subordinate” (senza alcuna garanzia, insomma), comunicandolo ai clienti via posta (con quei poderosi incartamenti scritti piccolissimo che nessuno legge, anche per la sovrabbondanza di termini che neanche un lettore accanito de IlSole24Ore riesce spesso a comprendere. Quindi hanno comunicato ai clienti che i loro risparmi si erano volatilizzati. Punto.
A noi, comuni mortali, non sembra che ci sia alcuna differenza tra i balordi e la banca. Entrambi truffano le vecchiette o comunque quelli che “si fidano” per ignoranza. E anche voi sarete d'accordo che è più facile “fidarsi” di una banca “di prossimità”, nel vostro stesso paese, con impiegati che incontrate al bar o al ristorante ogni settimana, che magari vi sono anche parenti alla lontana, piuttosto che del primo che suona alla porta.
La questione che proprio non capiamo è questa: come mai il balordo truffatore viene arrestato e finisce in galera mentre il banchiere no? Addirittura il banchiere bancarottiere non subisce neppure un danno professionale, al punto che il giorno dopo il commissariamento dell'istituto che dirige potrebbe benissimo accasarsi in altra banca (per l'incrocio inestricabile tra le poltrone spesso ciò è già avvenuto, prima ancora del dissesto), essere riverito come un grande manager e continuare a fare lo stesso identico lavoro. Truffare i clienti, insomma.
Come avrete letto nei giorni scorsi, il governo Renzi è intervenuto con un decreto varato in 25 minuti per “salvare” le quattro banche che erano fallite anche svuotando i conti dei clienti. Un decreto pasticciato, che mette insieme il bail in deciso dall'Unione Europea (in caso di fallimento pagano azionisti e obbligazionisti, in primo luogo, ma anche i semplici correntisti con più di 100.000 euro sul conto, e per la parte eccedente questa cifra), e un fondo interbancario teoricamente privato (i soldi li mettono le altre banche) ma “garantito dallo Stato con apposite defiscalizzazioni (ovvero rinunce a incamerare una quota delle tasse sui profitti). Un meccanismo che ha fatto felici tutti, meno i truffati.
Inseguito dalle proteste dei “risparmiatori”, peraltro residenti quasi tutti nelle aree di più antica fedeltà al partito del premier, il governo ha pensato bene di inventarsi un altro meccanismo solo parzialmente risarcitorio nei loro confronti, con identiche modalità: un fondo interbancario, teoricamente privato, ma garantito da altre defiscalizzazioni. Insomma, con soldi pubblici, ma solo in seconda battuta, così si nota meno e non si prendono schiaffoni da Bruxelles. Poca roba, quanto basta per un'elemosina e una pacca sulla spalla, ma “risarcire tutti non è possibile”, perché le regole del mercato sono quelle che sono: se uno investe in capitale di rischio, sono affari suoi.
Neanche la vecchietta che affida i suoi soldi al balordo viene risarcita, in fondo, se non con una colletta tra vicini e conoscenti, forse. E tutti quelli che giocano in borsa o si affidano ai gestori professionali di fondi di investimento, se le cose vanno male, perdono e devono stare zitti.
Però...
Se il balordo viene arrestato in tempo, e ancora non si è speso tutto, i soldi alla vecchietta vengono restituiti. E i poveri clienti raggirati dalle banche non sono proprio uguali agli investitori per scelta. Nessuno, infatti, ti obbliga a portare i tuoi soldi a una Sgr (ma qualche volta ti costringono a farlo in una società equivalente, ossia un fondo pensione integrativo). Ma se la “tua” banca ti cogliona con proposte allettanti o ricattatorie il gioco è un po' diverso. Sei vittima di una truffa, non di un'investimento sbagliato. Al pari della vecchietta raggirata dal balordo.
Una delle domande di queste ore è infatti: si devono risarcire o no questi clienti truffati? E se sì, come appare in certi casi ovvio (stiamo parlando di una truffa, non di un'investimento sbagliato),chi deve pagare?
Il governo, come sempre, pensa di prendere i soldi dalle tasche dei contribuenti. Le varie forze dell'opposizione parlamentare strillano sul risarcimento ma non indicano chi dovrebbe tirar fuori i soldi. I truffati non si fanno neanche la domanda, limitandosi a dire che rivogliono il maltolto.
Questi ultimi, nel parossimo della perdita, se la sono presa soprattutto con i “politici”. Che hanno una grande parte di responsabilità, avendo stilato il “decreto salvabanche”. Ma che, almeno in questo caso, sono colpevoli di “complicità con le banche”, ma non si sono messi materialmente i tasca i soldi dei truffati (un ministro forse sì, per via familiare, ma ci stiamo arrivando).
Nessuno – e questo appare davvero sorprendente, o indicativo della follia del dibattiro pubblico attuale – ha invece indicato gli amministratore delle quattro banche. La nostra modesta proposta risarcitoria è insomma questa: questi signori vanno espropriati di ogni loro avere, immobiliare, societario o mobiliare (liquidi). In fondo, soltanto in Banca Etruria, si sono concessi da soli 185 milioni di "fidi" fatti precipitare tra quelli "incagliati" (insomma: mai restituiti). La somma così reperita potrà essere utilizzata per risarcire i truffati ed eventualmente ridurre l'esposizione della banche “salvate”. Che andrebbero semmai "nazionalizzate" e restituite alla loro funzione originaria (raccogliere risparmi, erogare prestiti "assennati").
Il loro “disegno criminoso” appare infatti davvero esplicito, quanto quello del balordo che si introduce in casa della vecchietta. Per comprovarlo, pubblichiamo qui di seguito due articoli tratti da giornali decisamente “amici” del governo e del premier in carica; ma che su questa faccenda non hanno proprio potuto esimersi dallo sputtanare l'approssimazione predatoria dei ministri messi al servizio di ualche banchetta di provincia. Uno, di Alberto statera, da Repubblica, dà conto della storia infame di Banca Etruria e del ruolo – decidete voi l'aggettivo – svolto dal padre e dal fratello della signorina Boschi Maria Elena, “solo” azionista della stessa banca, ma che non inseriremmo mai tra i “truffati”. L'altro, di Mario Gerevini, dal Corriere della Sera, che illustra le tecniche ricattatorie messe in atto dai quattro istituti (e da tutti gli altri ancora non colpiti da “ispezioni” della Banca d'Italia) nei confronti dei clienti più fragili e ignari (le “vecchiette”, per capirci).
Le altre misure che qui e là vengono auspicate – come la “perdita dell'onorabilità” degli amministratori decaduti – sono solo particolari di contorno, così come il divieto di continuare a fare lo stesso mestiere. L'espropriazione totale, invece, ci sembra davvero il minimo della pena. Anche un po' di galera, almeno quanta ne fanno i balordi che entrano in casa, potrebbe tornare utile a diradare le nebbie della disinvoltura finanziaria. Almeno di quella italica.
Fonte: contropiano.org
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