di Éric Ouzounian
Mia figlia è morta nel Teatro Bataclan il 13 novembre. Aveva 17 anni. Non sono andato alla cerimonia di commemorazione delle vittime che si è tenuta la mattina del 27 novembre a Les Invalides perché credo che lo Stato e i suoi leader hanno una grande responsabilità in ciò che è accaduto.
Per diversi anni la Francia ha condotto una politica disastrosa in Medio Oriente. Nicolas Sarkozy ha contribuito significativamente alla caduta del regime di Gheddafi, inviando l'esercito francese a combattere in Libia, in violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che vietavano l'intervento via terra. Tuttavia, varie fonti hanno confermato che al momento le Forze speciali non avevano "alcun peso" e si è proceduto ad operare sul campo.
La Libia non era un nemico della Francia - Nicolas Sarkozy aveva accolto Gheddafi in qualità di capo di Stato - e da allora il Paese è sprofondato in un incubo governato dal caos in cui le armi e soldati circolano liberamente.
La Libia non era un nemico della Francia - Nicolas Sarkozy aveva accolto Gheddafi in qualità di capo di Stato - e da allora il Paese è sprofondato in un incubo governato dal caos in cui le armi e soldati circolano liberamente.
In seguito, François Hollande e Laurent Fabius si sono scagliati contro Bashar Assad, spingendo attivamente le potenze occidentali a intervenire con mezzi militari per rovesciare il regime siriano, nonostante il Paese non figurasse tra i nemici della Francia. Gli attacchi in programma sono stati annullati nel momento in cui Obama ha rifiutato di impegnarsi in questa vicenda.
La Francia ha giustificato la sua ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani sostenendo che i leader siriani e libici stavano massacrando la propria gente. Certamente è così. Alla pari di Saddam Hussein e Muammar Gheddafi, Bashar El Assad è un dittatore terribile. Ma non è più atroce di quelli attualmente al potere in Qatar e Arabia Saudita, con i quali la Francia mantiene ottime relazioni diplomatiche e commerciali e che finanziano l'Isis.
Questo deterioramento nelle competenze politiche è disastroso per il nostro paese. Gli ultimi presidenti hanno agito con una leggerezza inconcepibile, guidati da una visione miope. Ma questo non è l'unico aspetto della responsabilità del mondo politico. Per diversi decenni, la Repubblica francese si è permessa di sviluppare zone di disperazione che il filosofo Jean-Paul Dollé ha descritto come "il territorio del nulla". Tali zone sono afflitte da piani urbanistici disumani, assenza di strutture per il tempo libero o per attività culturali e scuole senza gli adeguati sussidi finanziari; nessun sentimento nazionale o umanista potrebbe mai germogliare in queste zone.
Sono state chiamate "città dormienti" e "quartieri poveri". Cambiano i nomi ma i problemi restano e le cariche politiche continuano a ignorarli. Raymond Barre ha promesso "di porre fine al degrado fisico e sociale delle grandi comunità." Quando Bernard Tapie era Ministro degli Affari urbani, Nicolas Sarkozy ha annunciato il Piano Marshall per le periferie e ha nominato Fadela Amara Segretario di stato per le Politiche Urbane. Oggi tale carica è ricoperta da Patrick Kanner il quale perpetua quaranta anni di fallimenti.
La separazione tra i francesi e i loro leader è totale, il contratto sociale è stato rescisso. L'abisso tra il popolo e l'élite è enorme. Le violazioni delle libertà pubbliche, approvate con entusiasmo dell'Assemblea Nazionale, non risolvono nulla. L'estrema destra saprà sempre come trarne profitto e gli assassini saranno sempre in grado di attraversare le frontiere. La Francia non è in grado di garantire un futuro ai giovani e l'Europa non può sfuggire allo stallo del liberalismo. I nostri funzionari eletti non sanno presentare una visione politica. I nostri intellettuali, con pochissime eccezioni, non sono capaci di abbandonare le posizioni lucrative di menestrelli dei media. Sono inorridito dal mio Paese devastato e sono devastato per la morte di mia figlia.
Fonte: Huffingtonpost.it - blog dell'Autore
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