La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 8 gennaio 2016

Angela Merkel spiegata agli italiani

di Lorenzo Mesini
La centralità di Angela Merkel all’interno dell’attuale panorama politico europeo non ha sicuramente bisogno di essere sottolineata. Dalla crisi dell’Euro iniziata nel 2009, la figura della Cancelliera si è imposta quasi naturalmente, insieme al peso politico della Germania da lei guidata, all’attenzione degli osservatori internazionali e di tutti cittadini europei, sollevando giudizi e sentimenti spesso contrastanti. Lungo le principali tappe della crisi Angela Merkel ha acquisito un ruolo via via sempre più decisivo, affermando e consolidando la sua posizione di preminenza sia nello spazio europeo che all’interno della vita politica nazionale. Attualmente nessun rivale politico è in grado di mettere seriamente in discussione il prestigio di cui gode in patria. Mentre la crisi ha progressivamente eroso il consenso per i principali leader europei, la popolarità di cui gode Angela Merkel in Germania ne è uscita rafforzata sensibilmente.
Durante gli snodi più importati della recente vita politica della zona euro i principali partner europei hanno dovuto allinearsi, volenti o nolenti, all’orientamento tecnico e politico impresso alla crisi dalla Germania a guida Merkel, con tutte le conseguenze che l’adesione alle rigide posizioni tedesche ha comportato negli equilibri politici interni e nelle rispettive opinioni pubbliche.
Se da un lato l’operato politico di Angela Merkel ha finito, quasi inevitabilmente, per godere della costante attenzione delle cronache e dei principali mezzi di informazione, dall’altro la storia politica della cancelliera tedesca è rimasta pressoché sconosciuta alla maggioranza dell’opinione pubblica italiana. Il libro di Michael Braun, direttore scientifico della Fondazione Ebert in Italia, uscito di recente per i tipi di Laterza, nasce con l’intento di far comprendere meglio la figura di Angela Merkel al vasto pubblico italiano, raccontandone la storia e l’operato, partendo dai primi passi mossi in politica, fino alla crisi dei rifugiati siriani del 2015. Quello eseguito da Braun nel suo libro non è un ritratto istituzionale dell’attuale Cancelliera. L’Autore si è impegnato piuttosto a tratteggiarne una figura in chiaroscuro. L’ascesa politica e l’azione di governo di Angela Merkel vengono infatti ricostruiti in maniera ragionata e incisiva dall’Autore, senza tralasciare ombre e criticità del personaggio. Nel delineare un ritratto plastico e conciso della Merkel, Braun ricostruisce in maniera efficace anche i principali snodi della vita politica tedesca, a partire dalla crisi finale della DDR nel 1989, quando la futura Cancelliera lavorava come ricercatrice di fisica all’Accademia delle Scienze a Berlino Est, fino all’attuale governo nato dalla travolgente vittoria della CDU alle elezioni del 2013. Tale ricostruzione non viene svolta dall’Autore per un trascurabile scrupolo antiquario circa il contesto storico. Al contrario, il lavoro di Braun mostra chiaramente come la carriera politica della Merkel si svolga in anni di importanti cambiamenti per l’Europa e di svolte critiche per la stessa Germania, svolte sfruttate dalla Merkel a proprio vantaggio con grande abilità, come nel caso della caduta di Helmuth Kohl nel 1999. Non solo. Dal libro emerge soprattutto come una ricostruzione pregnante della figura e dell’operato politico della Cancelliera non sia separabile da una valutazione della politica tedesca nel quadro della storia europea degli ultimi decenni.
Quale immagine della Cancelliera, e della sua Germania, emerge dal libro di Braun? Quali sono gli elementi chiave alla base della sua ascesa a leader incontrastata tra i paesi della zona euro? Il tratto dominante che emerge dal ritratto della Cancelliera è il suo approccio pragmatico nella gestione della politica interna e degli affari europei. Angela Merkel ha mostrato infatti grande flessibilità nell’accreditarsi come il migliore difensore degli interessi dei tedeschi, in patria e all’estero. L’Autore ricorda come in Angela Merkel i tedeschi vedono una “Mutti”, una mamma giusta e responsabile, a cui affidare la difesa dei propri interessi. Più che una figura materna, la Merkel sembra impersonare, come osserva Braun, la concezione prussiana di primo servitore dello Stato. Il successo della Cancelliera si è infatti rivelato direttamente proporzionale alla sua capacità di presentarsi all’elettorato come la più affidabile rappresentante e interprete delle esigenze della Germania intera, e non come la sostenitrice di interessi di parte o la rappresentante di una specifica cultura politica appartenente al ‘passato’. L’Autore sottolinea come questa strategia comunicativa si sia rivelata ancora più efficace da quando la Cancelliera è diventata l’alfiere europeo delle politiche di austerità e rigore in materia fiscale. Dal 2011, ricorda Braun, l’indice di popolarità della Merkel è in continua crescita. Se ancora nel 2011 il 76% degli elettori tedeschi nutriva ancora perplessità su come era stata gestita la crisi, nel 2013 il 70% dei cittadini è convita circa la sicurezza dell’euro nelle mani della Cancelliera (pp. 125-126). Se da un lato, questo approccio è servito a cementare e ad allargare il consenso presso i tedeschi, da cui deve ottenere i voti, dall’altro ha alienato alla Cancelliera le simpatie degli stati mediterranei dell’unione, il cui consenso si è dimostrato non essere fondamentale per la sua azione di governo, come emerso durante la gestione della crisi greca. Braun sottolinea a più riprese come Angela Merkel eviti il più possibile ogni contrapposizione dal sapore ideologico per mostrarsi invece aperta e disponibile alla discussione con tutte le forze nei suoi governi di coalizione. Ha mostrato infatti grande flessibilità nel modificare, anche sensibilmente, diversi punti nel programma del suo partito, come nel caso della rinuncia al nucleare e a diverse misure di matrice neoliberista emerse durante la fallimentare campagna elettorale del 2005. L’Autore individua uno dei principali effetti sortiti dalla strategia comunicativa della Cancelliera nel processo di deideologizzazione in corso nel dibattito politico tedesco. Capace di interpretare tramite una narrazione semplice e unitaria l’interesse nazionale, Angela Merkel ha neutralizzato buona parte delle conflittualità politiche interne al discorso pubblico, sacrificando in pochi anni non pochi capisaldi del conservatorismo proprio dei cristiano-democratici. Il risultato, osserva Braun, è stato quello di una progressivo riorientamento verso il centro delle principali forze politiche durante i diversi governi di coalizione a guida Merkel. Al riguardo, l’Autore ricorda come la Cancelliera abbia contribuito da un lato a modificare la fisionomia del proprio partito, la CDU, facendolo convergere sempre più verso il centro mediante l’adozione di proposte avanzate dai socialdemocratici, ampiamente richieste e popolari presso la maggioranza di tutto l’elettorato, come la riforma della scuola e l’introduzione del salario minimo generale dal 2015. Questo processo, dall’altro lato, ha comportato il graduale indebolimento del partito socialdemocratico (SPD), che ha visto sempre più sue proposte venire attuate dalla CDU, grazie all’approccio pragmatico e accomodante della Cancelliera. Evitando netti contrasti e concedendo in politica interna uno spazio consistente ai punti del programma socialdemocratico, Angela Merkel non è riuscita solo a guadagnare voti e consenso, ma soprattutto a sottrarre ai principali avversari molte occasioni e possibilità per contrapporsi e criticarne l’operato. Questo processo di deideologizzazione, incentrato e reso possibile dal carattere pragmatico ed ecumenico del leader, indipendentemente da come lo si voglia valutare, non è privo di ombre. Braun sottolinea come la Germania, lungi dall’essere un paese unito all’insegna dell’interesse nazionale, così come paradossalmente si autopercepisce, resta un paese socialmente diviso, in cui un terzo dei cittadini, emarginato socialmente ed economicamente, non fa uso del proprio diritto di voto. Al riguardo Braun si richiama al socialdemocratico Peter Glotz, che già nel 1984 aveva parlato di “società dei due terzi”, ossia quei due terzi di cittadini tedeschi che esercitano il proprio diritto di voto, a cui Angela Merkel si rivolge e che rassicura circa con una responsabile amministrazione degli affari interni e una austera gestione degli affari europei (p.124). Gestione che, oltre a produrre una netta contrapposizione tra opinioni pubbliche europee, non è stata in grado di elaborare soluzioni efficaci per rendere la moneta unica sostenibile anche per i paesi più deboli e per sostenere una crescita uniforme della zona euro. In conclusione, se l’interpretazione della crisi europea secondo le uniche lenti dell’interesse nazionale ha permesso alla Cancelliera di rafforzare la sua posizione insieme a quella della Germania, tale approccio non è stato sicuramente funzionale all’elaborazioni di soluzioni valide a risolvere le tensioni economiche, sociali e politiche che caratterizzano sempre più l’attuale scenario europeo.
Nel complesso, il libro scritto da Michael Braun rappresenta un valido contributo per il dibattito e l’opinione pubblica italiana, consentendo a un vasto pubblico di lettori di comprendere meglio la figura della Cancelliera tedesca al di là degli stereotipi e del linguaggio dei principali mezzi di comunicazione. Oltre a una piacevole lettura, il libro offre la possibilità di gettare uno sguardo rapido e ragionato sulla storia recente della Germania e sulla figura del leader che la governa ormai da dieci anni. Non solo, ma attraverso la ricostruzione della storia politica di Angela Merkel permette al lettore italiano di cogliere le principali criticità dell’Europa di oggi a guida tedesca.

Fonte: Pandora Rivista di teoria e politica 

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