La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 21 marzo 2017

Nella giornata internazionale contro il razzismo, diciamo no ai decreti Minniti-Orlando

di Filippo Miraglia 
Il 21 marzo è la Giornata internazionale contro il razzismo. Molte organizzazioni sociali, tra cui l'Arci, da sempre convinta che la qualità di una democrazia si misuri dal livello di accesso ai diritti delle fasce più deboli e svantaggiate della popolazione, hanno deciso di promuovere una grande assemblea pubblica a Roma perché si possa levare alta la voce della società civile, dell'opposizione sociale, contro i decreti Minniti-Orlando su immigrazione e sicurezza, ennesimo strumento di criminalizzazione dei più deboli ed emarginati. Un appuntamento importante che vorremmo segnasse l'inizio di una nuova stagione di mobilitazione per una società aperta e inclusiva, accogliente e antirazzista. Qualità senza le quali l'Italia e l'Europa tutta rischiano di implodere, sopraffatte dal ritorno dei nazionalismi xenofobi.
C'è una componente di autolesionismo nell'atteggiamento con cui il governo affronta le questioni riguardanti l'immigrazione. Autolesionismo misto a cinismo, se si considera anche il calcolo elettorale che sta dietro la risposta, con provvedimenti securitari e lesivi dei diritti delle persone, alla presunta percezione d'insicurezza diffusa.
È senza dubbio il caso dei due Decreti Legge (n.13 e 14 del 2017), che portano le firme, oltre che del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, anche del ministro dell'Interno Minniti e del ministro della Giustizia Orlando.
Mentre i dati sui reati, presentati con grande enfasi dallo stesso Minniti, sono in netta diminuzione, si ricorre tuttavia alla decretazione d'urgenza in materia di sicurezza, alimentando una percezione distorta della realtà e la conseguente crescita della paura da parte dei cittadini.
Alle critiche il ministro risponde con la solita vuota retorica secondo cui la sicurezza non sarebbe né di destra né di sinistra, e che adottando misure volte a rafforzarla si limiterebbe lo spazio d'azione e di consenso della destra. Un ragionamento già sentito e che, in tutta Europa, ha fatto la fortuna dei partiti di destra.
Con lo stesso obiettivo e la stessa logica (rispondere alle reazioni di chiusura, alla paura, alimentando ulteriormente chiusure e paura), il ministro Minniti, in collaborazione con il ministro della Giustizia e candidato alle primarie del Pd Orlando, introducono per Decreto una drastica diminuzione di garanzie e diritti per gli ultimi tra gli ultimi, quei richiedenti asilo che, proprio perché arrivati per chiedere protezione, non sono in grado di tutelare i propri interessi, di alzare la voce contro campagne denigratorie e che li criminalizzano.
In un Paese che parla sempre di garantismo, il Parlamento si appresta a convertire in legge un DL che cancella la possibilità di difendersi davanti a un giudice, dopo essersi veduta respingere una domanda d'asilo, introducendo il rito camerale (ossia un ricorso davanti al Tribunale ordinario che non prevede, a meno che non lo decida lo stesso giudice, la possibilità di difendersi) e allo stesso tempo elimina un grado di giudizio, l'appello, cancellando quindi ogni possibilità di difendersi entrando nel merito delle proprie ragioni.
Insomma uno stravolgimento dei diritti salvaguardati dalla nostra giurisdizione e addirittura dalla Costituzione che ha fatto insorgere anche i magistrati, oltre che le associazioni, e che spiega bene quali rischi corra la nostra democrazia.
Di qui la decisione di promuovere, proprio il 21 marzo, un'assemblea pubblica, che discuta e assuma impegni precisi per fermare la conversione in legge dei due decreti. L'appuntamento è alle 15 all'Università La Sapienza, Aula 4 di Fisica.

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore 

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