di Bruno Jäntti
Il mio lavoro di giornalista e di attivista politico in Israele, Palestina e nel Kurdistan turco, mi ha messo in grado di cominciare a valutare alcune delle analogie e delle differenze esistenti tra le lo lotte combattute in entrambe le aree. Le recenti settimane durante le quali sono stato nei territori palestinesi occupati, mi hanno fornito ulteriore materia per delle riflessioni sull’argomento.
I parallelismi tra Turchia e Israele sono difficili da evitare. Proprio la costituzione della Repubblica della Turchia ha caratteristiche discriminatorie tossiche che privilegiano i Turchi rispetto alle minoranze etniche, mentre il sistema giudiziario di Israele (Israele non ha una costituzione) privilegia gli ebrei rispetto ai non-ebrei. Riflettendo il principio fondante di disuguaglianza di questi stati, entrambe le nazioni hanno fatto grandi passi nei loro tentativi largamente riusciti per impedire l’emancipazione di altri popoli che vivono nelle aree sotto il pieno controllo della Turchia e di Israele.
L’attuale costituzione turca, scritta nel 1982 da una giunta militare, dichiara che i cittadini della repubblica sono pienamente membri della “nazione turca” – una descrizione che non è stata gradita dai circa 15 milioni di Curdi che risiedono entro i confini della Turchia.
L’Articolo 10 della costituzione, per esempio, proibisce la divisione della cosiddetta nazione turca in sotto-entità, perché – inutile dirlo – la nazione curda è indivisibile. In altre parole, la semplice idea di esistenza di minoranze etniche in Turchia, può essere percepita come incostituzionale.
L’Articolo 10 della costituzione, per esempio, proibisce la divisione della cosiddetta nazione turca in sotto-entità, perché – inutile dirlo – la nazione curda è indivisibile. In altre parole, la semplice idea di esistenza di minoranze etniche in Turchia, può essere percepita come incostituzionale.
Entrambi gli stati sono altamente militarizzati ed entrambi hanno una vasta legislazione “anti-terrore” – uno strumento spesso usato per domare organizzazioni politiche non violente che contestano lo status quo. Entrambi i paesi hanno commesso regolarmente violazioni terribili delle Convenzioni di Ginevra ed entrambi i governi
prevedibilmente rifiutano di imporre l’obbligo di rispondere al personale statale che ha commesso sfrontate infrazioni della legge internazionale.
Il razzismo e il nazionalismo della dirigenza politica ebraica di Israele, sta emergendo lentamente come fatto riconosciuto, ma tuttavia sia la dirigenza turca che il pubblico nascondono un violento fanatismo nazionalista che forse non è così tanto noto tra molti occidentali. Tenendo a mente che il PKK è un’organizzazione che sostiene i diritti politici e culturali curdi e che lo Stato Islamico è un’entità espansionista mercenaria empia, un sondaggio della fine del 2014 rivela dei risultati che sono piuttosto impressionanti. Il 47,3% dei turchi considera il PKK più pericoloso dello Stato islamico, mentre il 41,6% considera lo Stato Islamico più pericoloso del PKK.
La lotta per l’emancipazione curda in Turchia e quella dei palestinesi in Israele-Palestina hanno lunghe storie e molti alti e bassi. Detto questo, lo stato attuale di quello lotte è molto diverso.
In Turchia, le principali organizzazioni che guidano il movimento curdo, sono il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e il Partito Democratico dei Popoli (HDP). Il primo è un’organizzazione politico-militare che è stata coinvolta in un conflitto armato con la Turchia per più di 30 anni. Il secondo è un partito politico che è stato in grado di superare la soglia elettorale della Turchia, ottenendo oltre il 12% dei voti nelle recenti elezioni parlamentari.
Poiché ho lavorato in molti luoghi delle aree curde della Turchia, un’osservazione immediata e ovvia è stata che queste due organizzazioni formano un vasto movimento di massa che ha milioni di sostenitori sia in Turchia che nella diaspora. Sebbene la struttura interna di potere del PKK non sisa certo un esempio da manuale di attività decisionale decentralizzata, l’agenda dell’organizzazione è stata accuratamente perfezionata con la stretta collaborazione delle innumerevoli comunità curde nelle aree curde del paese, e quindi la sua organizzazione e la sua agenda godono di un immenso appoggio tra la popolazione curda della Turchia.
L’HDP è tanto un movimento di massa quanto un partito politico. Inoltre, non è soltanto un partito “filo-curdo” ma un partito che fa pressione per avere una piattaforma onnicomprensiva, multiculturale e di sinistra. Per un partito così, l’oltre 12% dei voti in un paese come la Turchia è un successo sorprendente.
Sebbene operino in un ambiente eccezionalmente ostile, è del tutto possibile, anche probabile, che il PKK e l’HDP nei prossimi anni riusciranno a salvaguardare la riforma da lungo tempo necessaria della costituzione del paese e una più ampia cultura politica. Succede spesso che più le persone si mobilitano per sostenere una causa particolare, più probabile diventa che alla fine prevarranno, anche quando il loro avversario è un protagonista oppressivo e potente dello stato.
In Palestina, questa svolta è meno imminente. Il mio recente soggiorno nei territori palestinesi occupati mi ha fornito ulteriore prova del fatto sfortunato che il giro di vita israeliano nei riguardi degli organizzatori politici palestinesi ha davvero avuto un costo. Ci sono numerose impressionanti sacche – anche se relativamente piccole – di varie forme di resistenza all’occupazione israeliana, ma attualmente non c’è un movimento di massa palestinese ben coordinato con centinaia di migliaia di partecipanti attivi.
Per decenni, quando l’OLP rappresentava realmente i palestinesi, gli stati più significativi nella comunità internazionale collaboravano con Israele per distruggere le prospettive di qualsiasi auto-determinazione palestinese. Soltanto in anni recenti la causa palestinese ha appoggio più diffuso nell’Unione Europea e negli Stati Uniti. Mentre potrebbe essere un’esagerazione dire che questo c è troppo poco e troppo tardi, certamente è così tardi che lo slancio dell’organizzazione politica a base popolare nei territori occupati è diminuito.
La battaglia dei curdi in Turchia ha avuto un sostegno relativamente scarso dall’esterno. Il PKK è stato e rimane criminalizzato dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e dalla NATO. La Turchia è un importante alleato sia dell’Unione Europea, che degli Stati Uniti(ed è anche uno stato influente della NATO, naturalmente). Detto tutto questo, la robustezza delle strutture politiche a base popolare dei Curdi della Turchia, ha reso possibile qualcosa che è semplicemente notevole, cioè che Ankara alla fine sarà costretta a garantire pieni diritti ai Curdi.
Quello che il futuro ha in serbo per la lotta palestinese, tuttavia, non è completamente chiaro. Emergerà un equivalente palestinese del PKK e HDP oppure Israele e i suoi collaboratori dell’Autorità Palestinese riusciranno a cambiare la politica palestinese dal movimento di massa che era nella Prima Intifada in un caso di studio in politicidio?
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/struggle-by-turkeys-kurds-will-succeed-but-what-about-palestine/
Originale: teleSUR English
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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