di Paolo Ercolani
Io li ho visti. Voi non ci crederete ma io li ho visti sul serio. Esistono ancora. E purtroppo esercitano un ruolo tuttora influente. Patetico ma distruttivo. Comunisti, socialisti, leninisti, socialdemocratici, riformisti, massimalisti, trotzkisti, bernsteiniani, kautskysti. Questo e molto altro pur di marciare seriamente e convintamente divisi, a Sinistra.
Pur di accampare ottime e solidissime ragioni per individuare, rigorosamente al nostro interno, il nemico peggiore e più odiato, il traditore della causa, il rinnegato. Il venduto. L’opportunista. Quello che, comunque vada, non riuscirà mai a corrispondere all’ideale perfetto e assoluto di leader, o semplicemente di compagno (se non altro di strada), di cui ogni corrente si sente portatrice e sacerdotessa infallibile ed esclusiva.
Ora, sarebbe un’impresa francamente crudele anche soltanto chiedersi quanto di tutte le distinzioni sopra riportate (e mi sono limitato alle più classiche) gliene possa importare a un elettore dei giorni nostri, pur deciso nell’aderire agli ideali che in qualche modo si richiamano alla Sinistra. Più ancora se di giovane età.
Eppure, sembra assurdo ma è così, dentro ai partitini e alle realtà che a vario titolo si richiamano alla Sinistra è principalmente sulla base di quelle categorie che ci si divide, ci si odia, ci si distrugge reciprocamente.
Costruendo, in questo modo e giorno per giorno, la vittoria facile e scontata di coloro che sono ben decisi, e coesi, nell’appoggiare il sistema tecno-finanziario.
Non è soltanto una Sinistra puntualmente sconfitta, incapace di intercettare i bisogni reali delle categorie umane e sociali più deboli. È molto di più.
Si tratta di un’antropologia politica deleteria e autodistruttiva, che si condanna (e condanna le categorie sociali che sostiene di rappresentare) all’irrilevanza, alla spocchiosità macchiettistica, a un ruolo ridicolo e improduttivo di mera testimonianza da parte di una ristrettissima pletora intellettuale.
Sono coloro che, spesso in nome di teorie mal digerite (quando effettivamente studiate), ritengono indispensabile, al punto di sacrificarvi tutte le energie, affermare quell’idea o ideale perfettissimi, incuranti del fatto che non solo non si sono mai realizzati, ma in questa epoca radicalmente diversa non riescono neanche più a intercettare e rappresentare i problemi specifici del popolo.
Sembra impossibile eppure vanno avanti, o meglio, pensano di andare avanti così. Pappagallescamente condannati a reiterare slogan anacronistici, formule ormai insignificanti, litanie estranee alla realtà del nostro tempo.
L’IDEA SOPRA OGNI COSA
Senza vergogna, e anzi convinti, criticano e combattono tutto e tutti (possibilmente dentro alla Sinistra, perché il resto del mondo è come se non esistesse, anche se largamente maggioritario), senza che li sfiori minimamente il dubbio che la politica è rappresentanza di bisogni concreti, costruzione di progetti attuali e credibili, impegno finalizzato al bene di uomini e donne in carne ed ossa, e non all’affermazione velleitaria ed accademica di un’idea, o peggio di un ideale, ritenuti supremi e al di sopra dello spazio e del tempo.
E poi, a fronte di tutto questo, davvero intendiamo chiederci con sincero stupore come mai la Sinistra sia condannata alla sconfitta da decenni?!
Se perfino uno come Tsipras, rarissimo esempio di Sinistra che vince, pur con tutti gli errori e le ingenuità che possono essergli attribuite finisce bollato come un traditore, un manichino, uno che si è arreso ai poteri forti della finanza, di che cosa stiamo parlando?!
Vogliamo dircelo, una volta per tutte, qual è il problema insormontabile che condanna la Sinistra alla sconfitta annunciata anche quando vince le elezioni?
Se intendiamo farlo davvero, allora dobbiamo parlare di una parte politica, la nostra, che da troppo tempo non pensa più, non elabora le contraddizioni del proprio tempo, per giungere a proposte teoriche e azioni programmatiche rinnovate e credibili.
Tarate su tempi, testi e contesti profondamente mutati. Con una dirigenza radicalmente e profondamente rinnovata.
RINNEGATI O NOSTALGICI
Dobbiamo parlare di una Sinistra che ha subito passivamente il 1989 come una sciagura, non sapendo far altro che dividersi fra i rinnegati che si genuflettono al liberalismo (per di più con lo zelo tipico dei neofiti) e nostalgici che si aggrappano a codici e concetti ormai superati dalla Storia.
Entrambi accomunati da un empito egoistico a conservare un minimo di potere, influenza, senso e risorse. Chi vendendo l’anima (e non solo) al potere dominante (fintamente combattuto fino al giorno prima), e chi spremendo fino all’osso il potere residuale (e necessariamente tramontante) di bandiere, miti, ideali e trionfi ormai lontani nel tempo.
Entrambi colpevoli di non saper più intercettare e rappresentare davvero i disagi e le necessità di quel popolo che pur li aveva seguiti in gran numero, e che per forza di cose ha dovuto cercare lidi diversi e lontani (anche se non per forza migliori).
Il risultato, stante queste condizioni di partenza, non poteva che essere segnato: la sconfitta.
Che poi, sempre a volerla dire tutta, se anche divenisse la parte preponderante dell’elettorato italiano, europeo, o perfino mondiale, e quindi conquistasse le stanze del potere governativo, la Sinistra, questa Sinistra, cosa potrebbe fare mai? Quale modello di società alternativo a quello del sistema tecno-finanziario? Ma soprattutto, quali rapporti di forza, sapientemente costruiti e resi solidi, che consentano a un Tsipras qualunque di non dover subire il ricatto di un sistema tecno-finanziario oggi troppo forte e privo di alternative credibili? Sterilmente osteggiato da una Sinistra a sua volta priva di teorie e programmi alternativi, di idee che non siano quelle che la frantumano e le fanno trovare il traditore, il rinnegato e l’opportunista rigorosamente al proprio interno?
SCRIVERE UNA NUOVA STORIA
Tsipras, nel bene e nel male, è la dimostrazione vivente che c’è bisogno di Sinistra, ma che tale bisogno si rivela comunque sterile e perdente se quella stessa Sinistra, anche a fronte del miracolo elettorale che gli consegna la vittoria, non si è prima dotata di nuovi codici con cui leggere il tempo presente e programmi rinnovati con cui provare a cambiare i meccanismi del sistema. Possibilmente seguendo un piano coerente.
Tsipras, alzando il pugno al cielo e sottomettendosi ai mercati finanziari per mancanza di un piano solido e credibile, incarna perfettamente la Sinistra sbandata e condannata alla sconfitta di questi tempi infausti.
Ecco perché risultano patetici sia coloro che osannano Tsipras, innalzandolo perfino nel nome e nella bandiera a simbolo vuoto di una battaglia comunque perdente, perché combattuta senza armi realistiche (anche se garantisce qualche posto in Parlamento); sia coloro che intravedono in lui un traditore degli altissimi e nobilissimi ideali e propositi, che come tutti gli ideali e propositi si rivelano perdenti se non supportati da una piattaforma teorica solida e coerente e da una base programmatica concreta e studiata.
Un esame impietoso e spregiudicato della galassia Sinistra conduce a ritenere inevitabili le sconfitte che abbiamo subito e che ancora subiremo se non cambiamo marcia.
E a comprendere come mai anche certe vittorie consolanti (come nel caso di Tsipras), finiscano per trasformarsi, in realtà, in sconfitte ancora più cocenti e quindi paradossali.
Perché raccontano di un’impotenza strutturale e di un’assenza di alternativa.
Quello della Sinistra è un male radicale proprio perché ormai alberga all’interno della sua radice costitutiva.
Se essa non trova la forza di tagliare i rami secchi, di liberarsi delle incrostazioni del passato, di lasciarsi alle spalle le troppe divisioni che incancreniscono la pianta e ne bloccano la crescita, ma soprattutto di mettersi a tavolino e costruire una nuova visione e un nuovo progetto per il futuro, non ci sarà vittoria che davvero conti e davvero possa cambiare le cose.
Finiamola con l’illusione di poter costruire un nuovo sogno facendo la somma del passato. Si tratta semmai di sottrarre al futuro idee, intuizioni, soggetti e volti che sappiano scrivere una nuova Storia.
Fonte: il manifesto
Purtroppo il vecchio simbolo FALCE e MARTELLO (oggi questi utensili vengono usati solo negli Orticelli per tagliare l'erba e piantare nuovi filari) fa ricordare alle persone documentate e ben pensanti qusi sempre il periodo oscuro del COMUNISMO STALINIANO. Questo simbolo oggigiorno non mi sembra troppo 'progressista' ! Qui di seguito pensiero di sinistra s o f t di un mio Magister i cui libri furono bruciato durante il Nazismo. A chi e' interessato invio volentieri il nome del pensatore. Grato per vostri commenti da ferdinando Schweiger ferschwer@siol.net (triestino: AustroItaloSlavo) COMPITO DELL'INDIVIDUO
RispondiElimina"Noi uccidiamo quando chiudiamo gli
occhi davanti alla povertà, al bisogno,
allo scandalo. Noi uccidiamo quando,
per indolenza, tolleriamo che si perpe-
tuino istituti fatiscenti nella società, nel-
lo Stato, nella scuola, nella religione,
ed elargiamo un consenso ipocrita inve-
ce di voltare loro decisamente le spalle.
Come per un coerente socialismo la pro
prietà è un furto, così per il coerente adep
to della nostra fede ogni mancato ricono-
riconoscimento della vita, ogni durezza,
ogni forma di indifferenza e di disprezzo
altro non è che un modo di uccidere. Si
può uccidere non soltanto il presente, ma
anche il futuro"