Il documento approvato dall’Assemblea nazionale di Sinistra Ecologia Libertà apre un percorso importante, mettendo in chiaro caratteristiche, profili e condizioni del processo. Ma quel che è chiaro è che dobbiamo costruire, bene e in fretta, il nuovo partito della Sinistra italiana. Non abbiamo più alibi né tempo. Esseblog c’è, oggi ancora più di ieri. E vuole contribuire con qualche spunto. Questo sui resistenti e gli innovatori è un testo che offriamo alla discussione.
Da una parte ci sono gli idealisti. Essi spesso riducono la politica a una questione geometrico-spaziale.
Quante volte abbiamo sentito ripetere la frase : “c’è un largo spazio” a sinistra ? In quanti ci hanno parlato di un vuoto da colmare o praterie da percorrere?
Si tratta di una semplificazione che non regge al principio di realtà, nella politica infatti il vuoto non esiste . Esistono piuttosto i desideri e la volontà di donne e uomini che con il loro protagonismo cercano di orientare la società , promuovendo il cambiamento o favorendo la conservazione dell’ordine esistente. Ed esiste anche la tentazione più forte di questi tempi, quella della diserzione. Il discorso di chi pensa che è inutile lottare perché tutto è deciso da forze lontane e oscure e nulla può essere cambiato. Una tentazione che viene alimentata dal pensiero unico neoliberista, per il quale nulla può essere sottratto alla tenace invadenza del mercato, una figura quasi mitologica, un dio assetato di sangue che si nutre dei nostri sogni e dei nostri incubi, delle nostre speranze e delle nostre delusioni, fino ad inglobare le nostre stesse esistenze immiserite dall’assenza di orizzonti ideali con cui dare senso alla nostra vita.
In altre parole a forza di sognare uno spazio a sinistra, gli idealisti finiscono per essere espulsi dalla storia, perché ci sarà sempre qualcuno più a sinistra di te e del tuo ideale.
Vi sono poi i pragmatici. Essi sono spesso consapevoli di attraversare un deserto, ma proprio per questo si fanno custodi gelosi della poca acqua di cui dispongono, aggrappandosi alle esigue certezze che possiedono pur di non affrontare la via incerta e pericolosa che li può condurre alla liberazione come alla dannazione. Un atteggiamento umanamente comprensibile ma politicamente miope, perché non vede che l’acqua si va prosciugando e quello che prima era un fiume oggi è diventato un ruscello, destinato a scomparire perché la fonte si inaridisce giorno dopo giorno.
Infine ci siamo noi, i resistenti. La nostra esistenza si nutre di ideali che cerchiamo di far vivere nei luoghi di lavoro, nelle università, nelle famiglie, nei circoli, nelle case del popolo, nelle associazioni, negli spazi liberati dove si evolve quella meravigliosa avventura che per noi è la politica.
Talvolta la nostra resistenza ci spinge a lottare nelle istituzioni, nei consigli comunali e regionali, nelle giunte di comuni piccoli o grandi o in parlamento. E’ il passaggio più difficile perché la passione si può stemperare per via delle continue mediazioni di cui è fatta quella cosa terribilmente difficile che chiamiamo democrazia.
Ma noi andiamo avanti sempre e comunque, perché non rinunciamo all’esercizio della critica e alla battaglia delle idee, e siamo sufficientemente pragmatici per capire che la perfezione non è di questo mondo ma del mondo che verrà, per chi ha la fortuna di credere in Dio, ma comunque siamo consapevoli che questa società sarebbe migliore se tutti quanti insieme riuscissimo a trovare la forza e la convinzione per cambiarla.
Spesso siamo indotti a pensare che siamo soli, ed è un incubo e un’illusione perché in realtà siamo tanti e sappiamo di essere (o di poter essere) la parte migliore di questo Paese.
Per questo motivo diciamo che siamo stanchi delle sterili polemiche che leggiamo ogni giorno e che mettono a dura prova il nostro impegno e il nostro entusiasmo. Siamo stanchi di gruppi dirigenti che, indipendentemente dal valore personale, troppo spesso hanno lo sguardo rivolto al passato.
Per taluni di questi gruppi dirigenti la costruzione di una nuova Sinistra non è un valore in sé ma una minaccia alle rendite di posizione che garantiscono le loro storie più o meno lunghe di militanza politica.
Per questo motivo chiediamo con forza che si parta da subito con la costituzione di una nuova forza politica della sinistra italiana, un nuovo partito, attenta e rispettosa delle differenze ma consapevole che se si vuole cambiare il mondo non lo si può fare restando da soli, con le proprie miserie e con le proprie ricchezze.
Chiediamo inoltre che nell’ambito del processo viva con forza il tema del rinnovamento e dell’innovazione.
Un rinnovamento generazionale, che dia spazio alle tante energie giovani e fresche che conoscono l’entusiasmo della lotta e hanno la volontà di scrivere le pagine nuove di una storia vecchia come il mondo: la storia che porta all’emancipazione degli oppressi e alla fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Un rinnovamento di genere, perché la liberazione non sarà per tutti se trascurerà la ricchezza dell’esperienza e delle pratiche femminili e femministe nella plurisecolare lotta al patriarcato e alle sue istituzioni.
Un rinnovamento nella cultura politica, nei linguaggi, nelle forme e nelle pratiche della politica: non è dalla somma dei residui del passato che potrà nascere un partito nuovo. Ma da un vero processo costituente, innovativo e rigenerativo.
Per Hannah Arendt l’amicizia è “essere e pensare con la mia propria identità dove io non sono; non generica immedesimazione, né accattivante empatia, ma dal sé fare spazio all’altro, con il proprio concreto esistere intraprendere il viaggio politico e pubblico verso la diversità in me e fuori di me, accettando il cambiamento di ciascuno /a che ne deriverà”.
Se è questo essere amici, a maggior ragione dovrebbe esserlo dirsi compagni.
Fonte: Esseblog
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.