di David Marty
Nel bel mezzo del negoziato segreto per l’Accordo Transatlantico di libero commercio con gli Stati Uniti, l’Unione Europea si sta lentamente ma chiaramente rivelando uno strumento politico del dominio americano. Il disprezzo dell’Unione Europea per i processi democratici sta venendo accanitamente nascosto dietro la maschera della pace tra le nazioni, la maschera dell’assegnatario del Premio Nobel per la Pace 2012 che cerca altruisticamente di salvare l’Europa dai suoi demoni, presentandosi come l’unica diga che tiene insieme e in pace l’Europa.
“From War to Peace” [Dalla guerra alla pace: un racconto europea] era il titolo di una conferenza di Barroso e Rompuy a Oslo nel 2012. Ebbene, proprio come le belle immagini, quando un titolo è ben scelto le parole sono superflue…
….e come qualsiasi testo propagandistico, funziona soltanto se viene ripetuto fino alla nausea e preso per buono dai media docili. Tuttavia, a malapena resiste a un esame critico.
Buttare un sasso nello stagno
In effetti, l’idea che l’UE sia responsabile della pace nell’Europa del dopoguerra, è una dichiarazione colossale che tuttavia ogni scolaro, sia in Spagna che in Francia o in Germania ripete senza fine, una dichiarazione che da tempo ha sostituito la preghiera del mattino nelle scuole che una volta erano cristiane. Appena si arriva all’età adulta, lo stessa verità rivelata viene trasmessa tramite i media, la classe politica e anche la stessa cultura, diventando il nostro pane quotidiano…e senza che ci sia un’anima a contestarla.
Infatti, quando si fanno delle critiche riguardo all’attacco violento al modello sociale europeo da parte dei Trattati dell’Unione europea e dal suo organo esecutivo, la Commissione, prima o poi, durante la conversazione, si viene accusati di tifare per la III guerra mondiale. Equiparare l’UE alla pace agisce davvero come una teorica pistola che stordisce, togliendo a chiunque desideri ricavarne un punto di vista di dissenso, il suo più fondamentale diritto di esprimerlo.
Tuttavia qualsiasi regime dittatoriale può sostenere che sta operando per la pace e l’armonia. Infatti, se la storia ci insegna qualcosa, è che questo è un tema comune nella storia dei regimi repressivi e specialmente in quella degli imperi. Adolf Hitler sosteneva di volere la pace in Europa quando ottenne il potere negli anni ’30. L’Unione Sovietica sosteneva di volere la pace con ognuna delle sue incursioni militari all’estero. Ovviamente alla fine i fatti hanno prevalso sulle parole e nessuno storico sano di mente avrebbe mai trattato Breznev, Hitler o Giulio Cesare come ambasciatore di pace basandosi soltanto sul loro discorso politico. L’Unione Europea non dovrebbe fare eccezione riguardo a questo.
Pazzi per la pace
Quale è stato il motivo per cui l’insurrezione a Berlino Est nel 1953 non si è trasformata in un conflitto globale, dato il gioco di alleanze esistente in quel tempo? L’UE esiste soltanto dal 1957 (si chiamava allora CEE – Comunità economica europea). Questo si può difficilmente attribuire ai predecessori di Barroso, malgrado le sue dichiarazioni esagerate. La stessa cosa vale per la rivolta di Budapest nel 1956. Di fatto ci sono abbondanti esempi che dimostrano nella maggior parte dei casi questi anacronismi rispetto al ruolo dell’UE nella pace del mondo; in altri avvenimenti che si sono verificati dopo il 1957, come l’intervento russo a Praga nel 1968, si sarebbe in difficoltà a disegnare un collegamento tra un conflitto mondiale che si stava evitando tra l’Est e l’Occidente e il controllo dei prezzi dei prodotti caseari (la CEE era allora nella sua prima fase con soltanto 6 nazioni e si occupava principalmente di politiche agricole.
Come ha fatto notare Noam Chomsky in varie occasioni, il motivo che era dietro alla pace dell’Europa sin dalla fine della Seconda Guerra mondiale, è la certezza che un’altra guerra sarebbe quella finale per le nazioni europee e forse anche per la razza umana. La ragione di questo è semplice: l’esistenza di due blocchi, la NATO da una parte e l’alleanza di Varsavia dall’altra, entrambe fornite di un arsenale di armi nucleari sufficienti a porre fine alla civiltà.
L’UE nella sua forma moderna e più realizzata in realtà esiste dal 1992 e non le si possono quindi attribuire 70 anni di pace europea. Proprio come il gallo che canta al mattino non ha il potere di far sorgere il sole, l’Unione Europea non ha alcun effetto sulla pace europea. Infatti, si potrebbe anche sostenere che all’allineamento dell’UE alla politica estera statunitense – oggi più stretto che mai – si dovrebbe conferire, semmai, il Nobel “Razzie” (https://it.wikipedia.org/wiki/Razzie_Awards).
In pace con chi?
Nel suo articolo dell’agosto 2013 su Le Monde Diplomatique, il presidente della Bolivia ha espresso il suo sdegno per la subordinazione dell’Unione Europea agli Stati Uniti (il suo aereo presidenziale era stato trattenuto a terra per varie ore contro la legge internazionale dalle autorità europee che si sospetta seguissero gli ordini da Washington, durante l’affare Snowden).* Scrisse: “Per loro (gli europei) il processo democratico e rivoluzionario in cui sono impegnati tutti gli indios, rappresenta un ostacolo sulla strada della civiltà. Questo razzismo si sta ora rifugiando nell’arroganza e nelle più ridicole spiegazioni ‘tecniche’ per nascondere una decisione politica presa in un ufficio di Washington.
In effetti l’Unione Europea potrebbe essere in pace con se stessa in un modo molto inverosimile, e comunque che cosa avrebbero da dire i libici sull’argomento? Anche l’Unione Europea è in pace con il Medio Oriente? Con la Siria? Con l’Iraq? Quando la Francia volta le spalle al suo socio di affari di lunga data, l’Iran, perfino sacrificando una dei suoi più prestigiosi fabbricanti di automobili, (la Peugeot), di chi stanno difendendo gli interessi? Promuovono la pace? Quando la Spagna tratta il Venezuela come uno stato canaglia o anche quando vìola la legge internazionale nel caso delle Bolivia prima citato, aiuta gli interessi della Spagna o anche le aziende spagnole?
La malattia di Huntington dell’Europa
La malattia di Huntington è un disturbo neurodegenerativo che paralizza lentamente ogni muscolo nel corpo, fino a quando il malato muore. Tuttavia, nelle faccende del mondo, lo stesso nome è più famoso perché è quello dell’autore del libro “The Clash of Civilizations”[Lo scontro di civiltà] (1993). E’ senz’altro un tipo diverso di malattia che ha tuttavia conseguenze simili.
Samuel P. Huntington (1927-2008), era il professore dell’Università di Harvard che delineò nel suddetto libro come sarebbe apparso il mondo dopo la Guerra Fredda. Tuttavia è spesso interpretato come il piano di azione che gli Stati Uniti stanno imponendo fino a dove arriva la loro influenza. “Presagisce” un mondo in cui le identità culturali e religiose delle persone sarebbero le fonti primarie di conflitto. La vera mappa che Huntington pubblicò è, di fatto spesso, una guida fedele alle alleanze economiche e militari attuali e future, indipendentemente dalla stupidità dei criteri che usa l’autore per definire tali “blocchi.”
L’Europa bianca
Le cosiddette “identità culturali e religiose delle persone” che definiscono determinati blocchi, a malapena nascondono infatti una forma moderna di supremazia dei bianchi. Dietro la teoria di Huntington, non si può ignorare l’unica caratteristica costante che descrive i contorni di questi blocchi (e dell’UE di oggi): il colore della pelle.
Con la firma degli accordi segreti del TAFTA, i 28 membri (che aumenteranno) dell’UE potrebbero ben imbarcarsi per una crociera che sigillerebbe il destino dell’Europa che conosciamo o almeno per quello che Morales vuole ricordarla: “L’Europa è la madre della più nobili idee: libertà, uguaglianza, fraternità. Ha anche contribuito per la maggior parte al progresso della scienza e alla comparsa della democrazia. E’ ora semplicemente che una pallida immagine di se stessa(…)”.
Pubblicato da www.znetitaly.org
Originale: teleSUR English
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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