di Viola Contursi
Di obbligazioni subordinate se ne sta parlando moltissimo in questi giorni, nell'ambito del decreto salva banche del governo e delle 10mila famiglie che hanno visto cancellato il valore delle loro obbligazioni. Secondo dati degli analisti indipendenti di Consultique rielaborati dall'Ansa valgono 60 miliardi di euro le obbligazioni subordinate, e perciò potenzialmente azzerabili in caso di fallimento, emesse dalle banche italiane e in circolazione. Dentro le oltre 360 emissioni ci sono titoli dei colossi Unicredit e Sanpaolo ma anche di banche medie e di Bcc. Oltre 150 con 'tagli' piccoli da 1000 euro e perciò in mano a risparmiatori.
Ma cosa sono se obbligazioni subordinate e cosa comportano. Sono titoli in cui investire i propri risparmi, ma che comportano alto rischio e che quindi danno alti rendimenti: ovvero, nella migliore delle ipotesi, aumentano il capitale inizialmente investito.
La controparte è, ad esempio, che in caso di liquidazione o fallimento della banca il rimborso delle obbligazioni subordinate avviene successivamente a quello dei creditori ordinari, comprese le normali obbligazioni definite senior. E anche nell'andamento normale dell'attività della banca, quando questi bond arrivano a scadenza, il loro rimborso è subordinato ad autorizzazione da parte di Bankitalia.
La controparte è, ad esempio, che in caso di liquidazione o fallimento della banca il rimborso delle obbligazioni subordinate avviene successivamente a quello dei creditori ordinari, comprese le normali obbligazioni definite senior. E anche nell'andamento normale dell'attività della banca, quando questi bond arrivano a scadenza, il loro rimborso è subordinato ad autorizzazione da parte di Bankitalia.
Le banche usano questi bond, che possono non avere nemmeno una scadenza e quindi sono sottoscritti da risparmiatori disposti a lasciar fermi per molto tempo i loro risparmi, non come strumenti di debito tradizionali ma come capitale o “patrimonio di vigilanza” ovvero come una sorta di cuscinetto per tutelarsi quando si fa business bancario.
Ricapitolando quindi l'investitore, piccolo o grande che sia, “presta” capitale alla banca, con strumenti di alto rischio, ricevendo in cambio un'elevata remunerazione. Andando però a formare il capitale della banca, in caso di insolvenza o di fallimento, questi strumenti perdono il proprio valore, e possono essere azzerati. Alla stregua delle azioni. Proprio come è avvenuto ora nel caso di Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria, CariFerrara, Carichieti.
Le scadenze di questi strumenti sono in genere lunghe (o possono anche non esserci) e i tagli di vendita sono anche piccoli o piccolissimi (minimo di 50mila o 1000 euro). La soglia dei 100mila euro, che segna tradizionalmente lo 'spartiacque' con gli investitori istituzionali o “professionali”, è una caratteristica di 38 bond. Infine i tassi di rendimento che di norma sono strettamente correlati con la pericolosità dell'investimento presentato variazioni grandissime fra i titoli: si va da poco più dell'1% a rendimenti attorno al 10% delle ultime emissioni emesse pochi mesi fa dalla Popolare Vicenza e da Veneto Banca, già in gravi difficoltà. In questi casi però la soglia minima di sottoscrizione è di 100mila euro.
Secondo la direttiva Ue sulla Brrd i bond subordinati concorrono a ridurre le perdite in caso di risoluzione subito dopo gli azionisti e prima dei depositanti sopra i 100mila euro (nell'ambito del cosiddetto 'bail in' che però non è stato applicato nel caso delle quattro banche salvate).
Nel corso degli ultimi 15 anni, per altro, per ogni 100 euro di attività, alle maggiori banche europee è stato concesso di avere il 3% di azioni e il 2% di obbligazioni subordinate.
C'è anche da dire che questi strumenti ad alto rischio hanno caratteristiche tecniche esplicitate nei prospetti di emissione molto spesso scritti in inglese e con una terminologia che fa riferimento al diritto civile ed alla normativa bancaria. Quindi di difficile comprensione per un piccolo investitore “digiuno” di queste materie.
Inoltre oltre un terzo delle obbligazioni subordinate in circolazione in Italia è potenzialmente “illiquido” e quindi non vendibile sui mercati quando la situazione inizia a farsi difficile, proprio come è avvenuto per i risparmiatori delle 4 banche salvate dal decreto del governo, che poco prima del salvataggio non sono riusciti a cedere le obbligazioni.
Fonte: Huffington post
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