La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 14 dicembre 2015

Il Chavismo perde una battaglia: può riprendersi e rettificare?

di Chris Gilbert
Il Chavismo ha ricevuto un grave colpo nelle elezioni parlamentari di domenica scorsa, 6 dicembre. La forza del colpo è tale che il movimento è ancora sbigottito. L’opposizione venezuelana, organizzata genericamente in un blocco elettorale denominato Tavola di Unità Democratica (MUD – Mesa de la Unidad Democrática), ha ottenuto non soltanto una maggioranza di seggi nell’Assemblea Nazionale, ma anche le maggioranze qualificate necessarie a indire referendum, a iniziare una riforma costituzionale e a riorganizzare il ramo giudiziario. Le conseguenze a lungo termine di questa battuta d’arresto che è probabile siano serie e forse disastrose, dipenderanno dalla capacità del movimento Chavista di mantenere sia l’ordine interno sia di rinnovarsi.
Dinanzi a questi risultati elettorali, il Presidente Nicolás Maduro è stato uno dei primi a invitare all’autocritica e al rinnovamento nel Chavismo. Questa è una cosa che il defunto leader Hugo Chávez tentò di lanciare con la campagna “3Rs” (Revisione, Rettificazione, Reimpulso) circa 5 anni fa. Tuttavia l’autocritica severa è sempre sfuggita al movimento Bolivariano.
Più che un argomento etico, è un problema di organizzazione: chi criticherà chi e on quale forza? La storia ha dimostrato la difficoltà di equilibrare la democrazia e il centralismo all’interno della struttura universalmente accettata del centralismo democratico. La critica effettiva di solito arriva soltanto quando emerge una nuova forza interna, come le Guardie Rosse cinesi a metà degli anni ’60, di solito appoggiate da qualche frazione della vecchia guardia. Una cosa simile non è mai accaduta nel Chavismo.
L’autocritica deve anche affrontare dei fatti e interpretarli senza pregiudizio. Il fatto fondamentale è che le elezioni di domenica scorsa che hanno avuto una buona partecipazione, hanno visto due milioni di persone optare per il blocco dell’opposizione e non per il Chavismo. Questo perché, come ha detto il presidente Maduro, c’è una “guerra economica” contro il Venezuela e contro il suo governo? Nel migliore dei casi la spiegazione è parziale (in neretto nel testo originale) Una guerra economica come quelle fatte contro il Cile di Salvador Allende o la Cuba rivoluzionaria, non è necessariamente vincente. Se Cuba ha resistito per più di 50 anni e con minori risorse, allora la condotta del governo venezuelano che deve affrontare la sua personale guerra economica deve essere errata. Il fattore fondamentale è sicuramente che, malgrado le costanti allerte del governo circa le aggressioni economiche, questo non ha mai proposto una coerente strategia per sconfiggerle. Questo vorrebbe dire individuare il nemico, localizzare il suo quartier generale, e poi organizzare azioni per conseguire una vittoria strategica. (In neretto nel testo originale)
Il fatto che Maduro non abbia proposto una tale strategia è probabile che sia la ragione principale per cui così tanti elettori della classe operaia, compresi quelli dei settori storicamente chavisti come il famoso Barrio 23 Enero (gennaio) di Caracas, hanno votato contro il Chavismo domenica scorsa. I venezuelani hanno dimostrato la loro resistenza e la loro lealtà in situazioni che erano di gran lunga più ardue, come, per esempio, lo Sciopero generale del petrolio del 2002-2003, ma quando non si vede una fine perché la leadership manca di un piano strategico, allora è quasi impossibile che i leader conservino la credibilità e che i loro seguaci mantengano la fede. (In neretto nel testo originale).
Durante l’anno che sta per arrivare, i gravi problemi economici del Venezuela che sono strutturali e che hanno a che fare con la crisi economica globale, continueranno, malgrado le false promesse della Tavola Democratica secondi le quali votare a suo favore porterebbe a una rapida soluzione. Questo significa che il 2016 sarà caratterizzato da una battaglia digressiva su chi sia responsabile – in una situazione di potere diviso – per il persistere delle difficoltà economiche. Il Chavismo inizierà con uno svantaggio, dato che, come indicano i risultati del voto, attualmente è ritenuto responsabile. Tuttavia mentre vengono alla luce le false promesse dell’opposizione – insieme alla sua divisione interna e alla sua incoerenza, per non parlare delle sue tendenze profondamente fasciste e genocide – subirà un esame minuzioso e maggiori critiche dalle masse.
Il Chavisno dovrà cercare di conservare i suoi progressi ed eredità più preziose. Questi comprendono i programmi sociali e la democrazia estesa che subiranno tutte un attacco. Tuttavia ugualmente importanti sono le idee e l’esempio politico. Non si deve permettere che questi vengano sepolti sotto i detriti di cento compromessi e ritirate, se l’eredità chavista dovrà continuare a motivare la gente in tutto il mondo. La recente campagna ha visto il Chavismo impegnarsi in avvilenti pratiche clientelari (regalando telefonini e macchine) e in una campagna per generare paura (“La Destra vi porterà via la casa e il computer”) che paradossalmente rassomigliava alla propaganda anticomunista contro Chavez nel 2006-2007).
Ci si dovrebbe ricordare che l’opposizione e l’imperialismo vogliono non soltanto sconfiggere il Chavismo nella pratica, ma anche cancellarne l’eredità. Questa seconda azione si ottiene meglio per mezzo di un’involuzione del movimento, come è accaduto quando i movimenti socialisti europei divennero prima “social-democratici” e poi né socialisti né democratici. Per quella ragione, i Chavisti dovrebbero operare per resistere a questa degenerazione, anche a rischio di perdere il potere dello stato.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Counterpunch
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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