di Christian Marazzi
Gli eventi che definiscono un anno sono sempre più simili ai cigni neri, quegli eventi rari e difficili da prevedere rispetto alle normali aspettative razionali o al consenso generale. Almeno questo è quanto ci suggerisce la storia recente, se è vero che all’inizio del 2014 nessun esperto aveva previsto l’annessione della Crimea alla Russia o, all’inizio del 2015, l’arrivo in Germania di oltre un milione di rifugiati e l’ascesa improbabile di Donald Trump negli Stati Uniti. Meglio quindi guardare alle potenziali discontinuità piuttosto che affidarsi al “come prima, più di prima”.
Sotto il profilo economico-monetario, una prima sorpresa, o discontinuità rispetto alle aspettative della maggioranza degli esperti, potrebbe essere l’indebolimento del dollaro. Dopo l’aumento del tasso d’interesse direttore della Federal Reservedi fine 2015, il dollaro si è prevedibilmente rivalutato rispetto all’Euro e allo Yen, dato che queste due monete scontano politiche di tassi d’interesse prossimi allo zero e vengono create in grandi quantità dalle rispettive banche centrali.
Non è detto però che la banca centrale statunitense riesca a mantenere le sue promesse, cioè di aumentare quattro volte ancora i tassi d’interesse nel corso di quest’anno.
Non è detto però che la banca centrale statunitense riesca a mantenere le sue promesse, cioè di aumentare quattro volte ancora i tassi d’interesse nel corso di quest’anno.
Il crollo dei mercati finanziari cinesi di lunedì scorso, secondo gli esperti destinato a ripetersi nei prossimi mesi, rimanda infatti ad uno scenario globale ben diverso da quello più roseo strillato dai politici. Uno scenario in cui l’economia del gigante cinese, peraltro afflitta al suo interno da lotte di potere feroci, come pure l’economia della maggior parte dei paesi emergenti, è realmente in crisi. E questo può solo comportare grandi difficoltà per le economie dei paesi occidentali, Stati Uniti inclusi, fosse solo per la diminuzione delle esportazioni verso questi paesi.
Che alla base di tutto ci sia la difficoltà dell’economia globale di riprendere a crescere a causa di politiche austeritarie suicidali, è molto probabile. Ma continuando così non è escluso che un altro cigno davvero nero possa manifestarsi nel corso di quest’anno. La tensione in Medio oriente, invero il rischio di guerra che sta vanificando qualsiasi tentativo di contenimento dell’estremismo islamico, può avere conseguenze devastanti per l’Unione europea, in particolare per il trattato di Schengen. La chiusura a catena delle frontiere a fronte dell’arrivo inevitabile di centinaia di migliaia di rifugiati insedia il primato delle sovranità nazionali nel cuore stesso del Vecchio continente. Niente di peggio per l’Euro, una moneta fragile che ha, sin dalla sua nascita, urgente bisogno di essere riformata e che potrebbe implodere sotto la pressione isterica di nazionalismi vecchi e nuovi.
Di fronte a tali cigni neri, valgono le parole di Walter Banjamin: “Una totale mancanza di illusioni nei confronti dell’epoca, e ciò nonostante un pronunciarsi senza riserve per essa”.
Fonte: Tysm.org
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