di Jack Rasmus
La crisi economica globale che scoppio’ nel 2008-09 non e’ ancora finita; si sta’ appena spostando. Inizialmente questa crisi fu incentrata sulle economie USA e del Regno Unito nel 2007-2009, dopodiche’ si sposto’ in Europa e in Giappone nel 2011-2013; all’inizio del 2014 si e’ spostata una terza volta, verso la Cina e verso le economie dei mercati emergenti dell’America Latina, Asia e Africa, dove le condizioni della crisi stanno diventando piu’ profonde e dove continueranno a imperversare durante il 2016.
Mentre la Cina e i mercati emergenti stanno praticamente rallentando dappertutto e stanno entrando in una recessione, gli anelli deboli costituiti dal Giappone e dall’Europa continueranno a scivolare dentro e fuori dalla recessione.
Il Giappone ha subito non meno di cinque recessioni dal crollo del 2008; l’ultima non si e’ ancora conclusa.
Le economie dell’Eurozona sono passate attraverso una recessione con una doppia ricaduta dal 2011 al 2013, seguita da una crescita stagnante con meno dell’un percento del PIL annuale. La scarsa crescita Europea sembra appena vicino a un nuovo collasso alla fine del 2015, quando il motore della crescita Europea- l’economia Tedesca- sta’ adesso, secondo gli ultimi rapporti, attraversando un rapido rallentamento nella sua produzione, esportazioni e produzione industriale- un segnale precursore, senza dubbio, di un’altra fase di stagnazione economica nel 2016, un’altra ancora per il resto dell’Europa.
Le economie dell’Eurozona sono passate attraverso una recessione con una doppia ricaduta dal 2011 al 2013, seguita da una crescita stagnante con meno dell’un percento del PIL annuale. La scarsa crescita Europea sembra appena vicino a un nuovo collasso alla fine del 2015, quando il motore della crescita Europea- l’economia Tedesca- sta’ adesso, secondo gli ultimi rapporti, attraversando un rapido rallentamento nella sua produzione, esportazioni e produzione industriale- un segnale precursore, senza dubbio, di un’altra fase di stagnazione economica nel 2016, un’altra ancora per il resto dell’Europa.
Allo stesso tempo la Cina sta rallentando rapidamente la sua crescita, molto al disotto della cifra ufficiale del 6,9 percento del PIL che aveva annunciato e quasi certamente non piu’ del 4 o 5 percento, secondo un numero sempre crescente di fonti indipendenti. Si tratta di una valutazione che e’ la meta’ del 10 percento e oltre che costitui’ l’aumento di PIL del 2010-2012. Mentre la domanda Cinese per i generi di prima necessita’ dai mercati emergenti e’ diminuita drammaticamente, dato che la sua economia e’ rallentata, questo ha determinato un rallentamento delle altre economie dei mercati emergenti dal Sud dell’Asia al Brasile al Sud Africa e oltre che, a loro volta, sono diminuite.
Le Economie dei Mercati Emergenti (EME)
La loro contrazione economica e’ peggiorata anche dalla recente inversione dei flussi monetari dagli USA-Giappone e Europa dal 2010-2013. Quando le quote di interesse cominciarono ad aumentare negli USA e in Inghilterra, i capitali monetari cominciarono ad abbandonare i mercati emergenti causando una perdita di valore nelle valute di questi paesi nello stesso momento in cui le esportazioni diminuivano e l’inflazione delle importazioni aumentava. I mercati emergenti, a loro volta, sono stati costretti ad aumentare i loro tassi di interesse domestici per evitare che i capitali stranieri investiti abbandonassero i loro mercati e questo ha fatto rallentare le loro economie ancora di piu’. Le corporazioni degli EME, avendo preso a prestito trilioni di dollari dal 2010, per finanziare l’espansione, adesso devono ripagarli. I soldi necessari ,pero’, a ripagare stanno volando via e scomparendo. Le economie dei mercati emergenti vengono cosi’ a trovarsi tra l’incudine e il martello, in un processo che continuera’ nel 2016 a costituire una spirale discendente delle loro economie reali- messa in moto dal doppio impatto del rallentamento della domanda Occidentale e Cinese per le loro merci di prima necessita’, per il petrolio e i prodotti semi-lavorati e la fuoriuscita dei capitali monetari dagli EME, che ritornano negli USA e nelle altre economie avanzate.
Mentre l’Europa, il Giappone e la Cina rallentano, stagnano o diminuiscono, i mercati emergenti, un po’ dappertutto, stanno sperimentando a loro volta una recessione profonda e lo scivolamento verso l’instabilita’ finanziaria. Una crisi finanziaria simile a quella del 2008-2009 si sta’ avvicinando- questa volta nella terza fase della crisi globale continua, e non negli USA-Regno Unito o Europa-Giappone, ma in Cina e nei mercati emergenti. Nuovi cicli di crisi del debito dei governi e delle corporazioni stanno per arrivare, come pure crisi monetarie e azionarie e collassi dei mercati dei titoli di stato nei mercati emergenti che seguiranno in maniera inevitabile.
La Cina, con le sue enormi riserve di capitali monetari accumulati, molto probabilmente riuscira’ a superare il temporale che si avvicina. Altri mercati emergenti come il Brasile, il Venezuela, il Sud Africa e altri, non riusciranno a farlo. Il punto centrale della crisi si e’ quindi spostato. Mentre l’Europa e il Giappone sono stagnanti, mentra la Cina decelera ed e’ sempre piu’ focalizzata sui suoi problemi economici interni, e mentre gli USA continuano nella loro traiettoria a spizzichi e bocconi di recuperi superficiali seguiti poi da ricadute ripetute di perdite trimestrali del PIL.
Smitizzando l’Eccezionalismo USA
In questo oceano globale di immobilita’ economica e crescita economica che evapora insieme agli scambi mondiali, i politici e i loro portaborse negli USA continuano ad affermare che l’economia USA sta crescendo in modo robusto e rappresentera’ un’eccezione alle tendenze globali negative. Alcuni arrivano a suggerire che gli USA riusciranno a trarre in salvo il resto dell’economia mondiale dalla crescente malattia economica. Abbiamo sentito queste idiozie circa l’eccezionalismo Americano negli ultimi cinque anni, e non e’ piu’ vero in questo momento di quanto lo fosse nel passato.
Un’analisi piu’ accurata dell’economia USA dal 2009- oltre i dati a breve termine riportati in maniera selettiva dai mass-media USA- dimostra le seguenti chiare caratteristiche:
L’economia USA e’ passata attraverso non meno di quattro ricadute nella crescita riportata dal 2009, dove i numeri del PIL USA sono crollati di almeno un quarto, vicino allo zero o anche di piu’.
I recuperi del PIL da queste ricadute non sono stati stabili oltre frazioni percentili, prima che la prossima ricaduta verso la crescita zero avvenisse.
La crescita USA e’ stata sostenuta artificialmente con ridefinizioni di comodo e opinabili del PIL che hanno aggiunto in media 500 miliardi di dollari all’anno ai numeri del PIL degli USA.
Gli aggiustamenti dell’inflazione USA per il PIL, sottostimano comodamente l’inflazione, con il risultato di ottenere un PIL piu’ alto di quello attuale
Se si corregge con l’inflazione reale e la ridefinizione, con la media fatta su lungo termine dal 2008, l’economia USA e’ cresciuta di una quota annuale media di circa l’1,8 percento, corrispondente ad appena la meta’ dei dieci recuperi precedenti, dal 1948 in poi.
La stima USA dell’occupazione e’ anch’essa sovrastimata. I posti di lavoro che sono stati creati dal 2010 sono stati principalmente posti di lavoro contingenti- per esempio, lavori part-time, temporanei o a contratto, o lavori nell’economia ombra- tutti lavori che pagano molto al di sotto dei lavori normali a tempo pieno e non danno nessun beneficio (assicurazione, salute, ferie ecc. Ndt); il costo di questi benefici dev’essere assorbito dai lavoratori. La quota reale di disoccupazione negli USA rimane intorno al 12 percento.
La parte del leone dei lavori a tempo pieno che pagano decentemente, che sono stati creati recentemente, e’ derivata da un aumento delle produzioni industriali negli USA, dall’estrazione mineraria, dall’industria manufatturiera e dai servizi di trasporto legati alle aree di fracking del petrolio e del gas naturale- che adesso stanno rapidamente diminuendo per via delle ridotte esportazioni- o da lavori nel settore dei servizi che pagano poco.
Mentre i mass media e i politici esultano riportando la creazione di sei milioni di posti di lavoro a bassa remunerazione dal 2009, un numero identico di posti di lavoro ha abbandonato, senza rientrare, la forza lavoro USA. Se consideriamo questi, praticamente non c’e’ stato nessun guadagno positivo per la forza lavoro impiegata negli USA.
Al contrario dell’aumento dei salari strombazzato dell’1-2 percento, la crescita dei salari e delle entrate delle famiglie al di sotto del 10 percento superiore, e’ rimasto stagnante o e’ diminuito. Gli aumenti dei salari sono stati ridiretti verso il 10 percento in alto della popolazione e per quelli impiegati a tempo pieno, lasciando fuori piu’ di 66 milioni di contingenti, contratti, paghe minime, bassi salari e disoccupati invisibili nell’economia USA.
Altri 50 milioni di pensionati con entrata fissa hanno ricevuto degli aggiustamenti delle pensioni molto al di sotto della quota d’inflazione, non guadagnano nessun interesse dai loro risparmi in banca o devono prelevare parte dei risparmi messi via per la pensione per poter coprire le spese giornaliere.
La quota ufficiale di inflazione, cronicamente sottostimata, ha ridotto i salari reali molto piu’ di quanto riportato, nel momento in cui gli indici dell’inflazione non vengono corretti in maniera accurata con gli aumenti dovuti agli affitti, delle spese sanitarie, e delle assicurazioni, l’istruzione, il cibo e per i costi che vengono trasferiti dai datori di lavoro ai lavoratori.
Il settore reale di produzione di beni dell’economia USA e’ in panne. La crescita del settore manifatturiero e’ piatta, nel momento in cui le esportazioni diminuiscono e il dollaro USA continua a rafforzarsi. I lavori nel settore delle costruzioni e la crescita del settore rimangono a due terzi al disotto del picco precedente. Gli investimenti finanziari e le spese crescono e poi si contraggono ripetutamente perche’ le industrie producono troppe scorte che non riescono a vendere per via della mancanza di crescita delle entrate generali. Gli investimenti pubblici del governo sono diminuiti del 3.5 percento, a meno dell’un percento del PIL USA.
La spesa dei consumatori e’ diventata sempre piu’ dipendente dal debito delle famiglie- per comprare automobili, per pagare i debiti dell’universita’, par pagare le spese mediche e gli aumenti degli affitti.
L’espansione dei servizi con bassa crescita, bassa produttivita’ e le spese per la difesa militare sono praticamente tutto cio’ che tiene a galla l’economia USA- anche se a livelli inferiori delle quote storiche del 2 percento. Questo e’ lo scenario a lunto termine, continuato, dell’economia USA.
In altre parole l’economia USA e’ molto piu’ fragile di quanto appaia superficialmente dal valore superiore riportato del PIL, dal numero di lavoratori impiegati e da altri parametri. L’economia USA, molto probabilmente, subira’ nel 2016 un’altra ricaduta della crescita, verso un valore vicino allo zero, mentre continuera’ nella sua traiettoria a spizzichi e bocconi in cui si e’ venuta a trovre dal 2009.
Questo significa che, praticamente, non esiste nessuna possibilita’ che l’economia USA possa risollevare il resto dell’economia globale che sta’ decelerando in maniera significativa, nel 2016 o piu’ tardi. Neanche la Cina e i mercati emergenti ,che esplosero nel 2010-2012, potrebbero farlo. E date le condizioni globali odierne, neppure gli USA potranno farlo.
Cio’ significa che nel prossimo anno la Cina continuera’ a decelerare, il Giappone e l’Europa continueranno a stagnare e a entrare e uscire dalla recessione, come hanno fatto nel passato, e molti dei mercati emergenti rimanenti- specialmente quelli dipendenti dai prodotti di base e dalla produzione di petrolio-stagneranno o cadranno sempre di piu’ in basso nella recessione. Per invertire la tendenza globale del rallentamento, l’economia USA dovrebbe crescere in modo sostenuto con piu’ del 4 percento, in maniera costante, trimestre dopo trimestre, per almeno sei trimestri. E, in questo momento, non esiste nessuna evidenza che questo possa succedere.
I Mercati Del Petrolio Sull’Orlo Del Precipizio
A fronte di questo scenario generale ci sono segni premonitori di problemi molto piu’ grossi di fragilita’ finanziaria e instabilita’ che stanno maturando simultaneamente all’interno del sistema, un po’ piu’ in profondita’, che potrebbero esplodere di nuovo come nel 2008-2009. Forse il piu’ visibile di questi segnali di allarme e’ il collasso dei prezzi globali del petrolio che inizio’ nella meta’ del 2014 e che fino a oggi sono diminuiti piu’ del 65 percento , a 45 dollari al barile con proiezioni di un’ulteriore decremento fino a 30 dollari o meno nel 2016. I prezzi di altre merci sono diminuiti a loro volta. Quindi ci troviamo di fronte a un processo in atto, significativo di deflazione delle merci totali le cui conseguenze per gli altri mercati di assetti finanziari e per la crescita economica reale non si sono ancora conclusi.
Un’altra fonte di instabilita’ finanziaria e’ quella del mercato USA di titoli spazzatura e delle banche regionali e istituzioni finanziarie esposte a perdite nei titoli dei debiti spazzatura. Durante gli anni del boom recente, i perforatori del petrolio che usano il fracking, le ferrovie, i trasporti con autotreni e altre compagnie hanno avuto accesso a enormi prestiti per finanziare l’espansione del fracking e adesso stanno sperimentando che i prezzi dei loro prodotti e i loro profitti stanno collassando mentre allo stesso tempo la loro capacita’ di rifinanziare i loro debiti spazzatura scompare nel momento in cui il credito si asciuga. E’possibile che il fallimento dei debiti spazzatura derivanti dal petrolio del fracking possa travasarsi psicologicamente ad altre parti del mercato multitrilionario USA dei titoli spazzatura gia’ troppo esteso? Qual’e’ il limite che il prezzo del greggio puo’ raggiungere e per quanto tempo prima che le crepe nel mercato dei titoli spazzatura inizino a travasarsi ad altri assetti finanziari, istituzioni e ad avere un effetto anche sull’ economia reale, non finanziaria?
Esiste poi la potenziale ripercussione economica del collasso dei prezzi del petrolio ( e delle merci derivate) sui governi sovrani. Il collasso dei prezzi del pretrolio non buttera’ solamente le economie che dipendono dal petrolio e dai suoi derivati nel caos- facendo precipitare recessioni severe in Russia, Venezuela, Nigeria, unitamente a rapide decelerazioni economiche in Canada, Scandinavia e dappertutto- ma l’effetto del contagio del petrolio in quanto bene finanziario su altri mercati di beni finanziari e’ gia’ iniziato. Quando i prezzi crollano, potrebbe accadere che ci sia un crollo dei titoli di stato degli EME, in particolare in America Latina, Africa, l’Est Europeo in corso di sviluppo e l’Asia? C’e’ anche una crescente preoccupazione per i titoli del Tesoro degli USA. Sembrerebbe che la disponibilita’ di titoli per compravendita da parte delle banche e degli agenti obbligazionari si stia esaurendo. Quindi la crisi di liquidita’ dei titoli del Tesoro costituisce una preoccupazione crescente. Questo avra’ delle implicazioni serie per uno dei mercati finanziari piu’ critico per l’instabilita’ finanziaria nel suo insieme negli USA, chiamato il Repurchase Agreement (l’Accordo di Riacquisto Ndt) o mercati del Repo. Se i buoni del Tesoro USA non sono molto disponibili per essere usati dalle banche private quali collaterali per i loro prestiti a breve termine, allora una crisi di liquidita’ nel Tesoro USA potrebbe causare degli effetti di contagio severo alla totalita’ del sistema bancario USA.
Le Guerre Monetarie Globali
C’e’ poi l’inasprimento delle guerre monetarie globali dell’inizio del 2015, quando l’Eurozona introdusse il suo programma monetario di Quantitative Easing (QE), di 1,3 trilioni di dollari nel Gennaio 2015, in parte come risposta alle massicce iniezioni monetarie di QE del Giappone di 1,7 trilioni di dollari nell’Aprile 2013. Contrariamente alle dichiarazioni delle grandi banche centrali- la Federal Reserve degli USA, la Banca d’Inghilterra, la Banca del Giappone e la Banca Centrale Europea- il QE non funziona per aumentare il livello dei prezzi del 2 percento, che costituirebbe l’obiettivo, ne’ per stimolare la ripresa del PIL, e neppure per ridurre la disoccupazione- QE serve per assicurare che gli assetti dei mercati finanziari, come le azioni e i mercati obbligazionari, continuino a espandersi e a rendere disponibili guadagni dai capitali per gli investitori. La QE serve anche a tirar giu’ le quote di scambio della moneta di un certo paese per ottenere un vantaggio sui costi per gli investitori esteri e a sua volta per dare la possibilita’ ai capitalisti di casa propria di appropriarsi di una fetta piu’ grande delle esportazioni rispetto ai loro competitori. Il problema e’ che qando un numero sempre piu’ grande di nazioni usano il QE in maniera competitiva, come il Giappone e l’Europa in questi mesi passati, ne risulta un allargamento delle guerre di valuta che causano instabilita’ nei mercati monetari globali. I mercati emergenti non si fanno aspettare. La Cina svaluta la propria moneta. E la guerra continua. L’instabilita’ finanziaria nelle valute ha ripercussioni negative sugli altri mercati finanziari e va a deprimere anche gli scambi reali e le economie reali.
L’Afflosciamento dei Mercati Azionari e Obbligazionari
Un altro segno dello stress finanziario in aumento nell’economia globale viene da quanto sta succedendo nel mercato azionario Cinese. La bolla che inizio’ nelle azioni Cinesi nel 2014 esplose nel Giugno 2015 e ha continuato la sua discesa senza freni o interruzioni. Questa deflazione dei prezzi delle azioni non e’ ancora stata arginata, nonostante che il governo Cinese abbia devoluto piu’ di 400 miliardi di dollari per fermare il collasso e abbia introdotto misure draconiane per sostenere l’acquisto di azioni mentre, allo stesso tempo, frenava la vendita delle azioni stesse. In aggiunta, sembrerebbe che alcune delle cause chiave che hanno determinato la bolla, quali la promozione di azioni speculative e di margin buying (comprare azioni con soldi presi in prestito da banche, Ndt), vengano spinte di nuovo dai leaders Cinesi in un tentativo disperato di fermare la frana delle azioni. Il potenziale di effetti contagiosi sui prezzi azionari globali e’ enorme e una contrazione maggiore, aggiuntiva in Cina- e globale- del mercato azionario e’ diventata possibile nel 2016.
Un’altra indicazione dell’instabilita’ finanziaria globale e’ costituita da quanto sta avvenendo entro il mercato obbligazionario privato. Il mercato obbligazionario privato delle corporazioni, separato dalla situazione dei titoli spazzatura descritta precedentemente, valutato a piu’ di 10 trilioni di dollari a oggi- sta mostrando segni di stress. Consideriamo il crollo fulmineo, ancora senza spiegazione, dell’Ottobre 2014, quando i valori degli assetti collassarono in proporzioni enormi in una manciata di minuti. E’ possibile che il mercato delle obbligazioni delle corporazioni – titoli spazzatura e anche buoni di investimento di alta qualita’- rappresenti il locus del prossimo grande terremoto finanziario? Piu’ di 20 trilioni di dollari in obbligazioni delle corporazioni sono stati emessi globalmente dal 2010. Una crisi del mercato USA privato dei titoli si espanderebbe quasi certamente ad altri titoli delle corporazioni globali. Se questo accadesse potrebbe far apparire il crollo finanziario dei mutui di seconda scelta del 2008-2009 come una bazzeccola.
Un altro indicatore ancora della deboleza finanziaria e’ la condizione generale in cui si trovano molte banche dell’Eurozona. Con le quote di interesse, i guadagni delle banche Europee sono insufficienti a passare attraverso una crisi finaziaria significativa. Nei bilanci delle banche Europee ci sono ancora piu’ di un trilione di dollari in prestito che non producono nessun profitto. Molte banche Europee sono anche altamente esposte a perdite per investimenti fatti nell’Europa dell’Est, la Russia e l’Ucraina. In breve, le banche Europee sono particolarmente fragili. Non e’ quindi una sorpresa che la loro attitudine sia stata di accaparrarsi liquidita’ e beni, denaro liquido e il non fare prestiti a investitori non finanziari. Questo spiega molte cose del perche’ gli investimenti reali, i posti di lavoro e la crescita in Europa continuino a diminuire e, a sua volta, il perche’ la deflazione nei beni e nei servizi stia adesso cominciando.
Domande Senza Risposte
Tutto questo porta a farci delle domande importanti che gli economisti di grido non sanno ancora come spiegare: Perche’ il crollo finanziario del 2008-2009 fu chiaramente precipitato da una crisi finanziaria? Quale fu il meccanismo per cui la crisi finanziaria contribui’ alla contrazione straordinariamente profonda e rapida dell’economia reale nel 2008-2009, e poi riusci’ a prevenire il recupero normale per piu’ di 6 anni? Come si possono distinguere le cause che semplicemente contribuirono e resero possibile il crollo da quelle altre cause piu’ fondamentali – sia reali che finanziarie? In che modo le condizioni finanziarie e gli eventi guidano le contrazioni economiche reali- per esempio, le grandi recessioni, o peggio, le depressioni? Perche’ gli eventi di instabilita’ finanziaria avvenuti nei quattro decenni passati, sono apparentemente sempre piu’ frequenti e intensi, e che cosa sta succedendo nell’economia reale che la sta’ facendo diventare sempre piu’ sensibile all’aumentata frequenza e intensita’ degli eventi di instabilita’ finanziaria nei decenni recenti?
Queste domande portano a un altro gruppo di interrogativi critici collegati: Perche’ le politiche governative dal 2009- nel caso particolare piu’ di 20 trilioni di iniezioni di liquidita’ da parte della banca centrale, e molti trilioni aggiuntivi in tagli delle tasse per il settore affaristico e per gli investimenti e ancora altre centinaia di miliardi in sussidi diretti e indiretti a istituzioni non bancarie per salvataggi- che si sono dimostrati largamente inefficaci per generare un recupero globale sostenuto e incapace di prevenire un ritorno delle bolle degli assetti finanziari che continuano a crescere e a espandersi e che hanno cominciato a formarsi di nuovo?
Perche’ i cambiamenti fondamentali nell’economia globale capitalistica del XXImo secolo sono responsabili per le nuove, piu’ intense interazioni tra i settori finanziari e reali dell’economia? Come e perche’ i cicli finanziari esercitano effetti relativamente piu’ grandi sui cicli reali odierni? E perche’ continueranno a farlo? L’economia globale sta diventando sempre piu’ instabile. Quindi, che cosa c’e’ dietro?
Tendenze Fondamentali e Determinanti dell’Instabilita’ e della Fragilita’ del Sistema
E’ necessaria un’analisi piu’ completa, che vada oltre i modelli fallimentari degli economisti di grido, per capire le seguenti maggiori tendenze e cause del rallentamento economico globale e dell’instabilita’ monetaria nell’economia globale odierna:
Le massicce infusioni di liquidita’ da parte delle banche centrali di tutto il mondo, nell’ultimo decennio, specialmente la banca centrale USA, la Federal Reserve, unitamente alla aumentata disponibilita’ di cio’ che viene chiamato credito interno dal sistema bancario privato;
L’aumento corrispondente del debito del settore privato allo stesso tempo in cui gli investitori spingono quelle massicce iniezioni di liquidita’ e credito a scopo di investimento;
Lo spostamento degli investimenti totali dagli investimenti reali verso quelli su assetti finanziari piu’ redditizzi;
Il rallentamento dagli investimenti nell’economia reale mentre il cambio verso gli investimenti finanziari fuorvia e distorce i flussi normali di investimenti normali e reali;
La crescente volatilita’ nei prezzi degli assetti finanziari mentre l’eccesso di liquidita’, il debito, il ridirezionamento verso gli investimenti negli assetti finanziari produce inflazione degli assetti stessi, bolle e poi deflazione;
Una deriva a lungo termine dall’inflazione alla disinflazione dei prezzi dei beni e servizi e, di conseguenza, alla deflazione, mentre i flussi di investimenti reali sono distrutti e la crescita reale diminuisce;
Un cambiamento di base nella struttura dei mercati finanziari mentre nuove istituzioni finanziarie globali e nuovi mercati finanziari e titoli vengono creati e nuove elite emergenti del capitale finanziario globale emergono per assecondare l’aumento della disponibilita’ della liquidita’, il debito e i cambiamenti verso gli investimenti negli assetti finanziari.
Cambiamenti di base, paralleli, nei mercati del lavoro che risultano in stagnazione e declino degli introiti da salario e nell’aumento del debito domestico
La crescente inefficacia delle politiche fiscali e monetarie, mentre il debito e i profitti provenienti da assetti finanziari aumentano, i salari e le paghe stagnano, il debito domestico aumenta e il debito nei libri contabili del governo aumenta mentre allo stesso tempo le entrate del governo (le tasse) diminuiscono- che insieme, riducono l’elasticita’ della risposta degli investimenti e del consumo alle quote di interesse e degli effetti moltiplicativi delle politiche fiscali del governo.
Come si Spiega l’Instabilita’ Globale del Sistema
La seconda parte di questo articolo descrivera’ come le tendenze odierne chiave globali dell’eccesso di accumulazione del debito, il trasferimento verso gli investimenti finanziari, e il declino negli investimenti reali necessari per creare posti di lavoro e salari possono essere rintracciati in una nuova struttura finanziaria globale che e’ emersa nei decenni recenti: come questa struttura ha reso possibile l’economia di una nuova elite del capitale finanziario, di investitori professionali super-ricchi, di una rete di banche ombra globali e l’esplosione di nuovi titoli finanziari e di mercati che valgono piu’ di 100 trilioni di dollari.
Da ZNet Italy- Lo Spirito Della Resistenza e’ Vivo
http://zcomm.org/zmagazine/systemic-fragility-in-the-global-economy/
Traduzione di Francesco D’Alessandro
© 2016 Znet Italy-Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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