di Flore Murard-Yovanovitch
A Ventotene, si è finalmente smascherata l'Europa dei respingimenti e dei rimpatri. Un'Europa che nega l'asilo e travolge la memoria dell'antifascismo e il nome di Spinelli, per meglio rilanciare la guerra ai migranti. Sotto toni velati, si è in realtà lanciato il nuovo "asse", tra i tre leader in cerca di consensi, il minimo comune denominatore è la negazione di ogni Convenzione internazionale che garantisca diritti fondamentali ai migranti. Inscenando l'incontro su una nave militare si manda anche un segnale all'altra sponda, il mare è bellico, e chiunque si arrischia ad attraversarlo, rischia di venire sparato (come è successo il 17 agosto scorso persino a una nave di soccorso umanitario di Medici Senza Frontiere, da parte dell'alleata di Eunavfor Med, la guardia costiera libica).
In un bellissimo appello e con un titolo sintetico, l'Adif riassume il passaggio storico: "La fine di un sogno: da Ventotene a Khartoum", ovvero una politica estera tutta incentrata sul respingimento a tutti costi dei migranti. Una politica estera che di "comune" ha solo la negazione del soggetto migrante. "Bloccare" profughi con operazioni militari pianificate e autonominate "lotta ai trafficanti", che solo un'opinione pubblica confusa crede di mero abbordaggio agli scafisti e distruzione delle barche... e non vuole vedere la guerra ai migranti in corso, quando non la sostiene direttamente.
Piccola analisi linguistica.
"Guardia di frontiera comune" sta per intercettazioni a mare, abusi e respingimenti di profughi. Verso i lager libici che i migranti tentano disperatamente di lasciarsi alle spalle e di sradicare traumi e abusi dalla memoria. Ma non ci sarebbe nemmeno bisogno di questa Frontex bis, per respingere, visto che il recente memorandum d'intesa tra l'operazione militare Eunavfor Med e la Guardia costiera libica, intanto, permette di delegare ai soldati libici, addestrati e con agenti europei sulle barche (e training di Unhcr e Iom), il compito di rimpatriare i profughi verso le celle libiche o quelle delle dittature di partenza (solo negli ultimi 3 giorni di agosto, 200 migranti sono stati arrestati e deportati dalla Milizie di Sabratha nei campi libici, e il 1 settembre, 300 migranti sono intercettati ad Azzawiya Refinery, secondo il comunicato della guardia costiera libica) e gettati nel centro di detenzione antistante. Ma sapendo che i controlli avvengono ogni due giorni, sono migliaia in realtà i migranti arrestati dalla guardia costiera libica, deportati nei lager libici o rimpatriati di forza verso Sudan, Eritrea, ecc.).
"Migration Compact" con l'Africa, accordi per bloccare profughi dai regimi da cui fuggono (con ingenti fondi europei previsti a 16 paesi africani). Nel solco del processi di Khartoum, Rabat e gli altri e tutti accordi con dittature: controllo ferreo delle frontiere, con milizie paramilitari, deportazioni e sparizioni.
"Memorandum d'intesa sulla migrazione": Accordi già firmati con Eritrea e Sudan, il primo paese accusato dalle Nazione Unite di crimini contro l'umanità dal 1991, il secondo, presidiato da Omar-al-Bashir, noto ricercato dalla Corte penale internazionale, accusato di crimini contro l'umanità, di crimini di guerra e di genocidio nel Darfur. In cambio del blocco delle frontiere, si destinano, secondo una fuga di notizie a maggio scorso da Der Spiegel, fondi, apparecchiature fotografiche, scanners, biometrici, le tecniche di sorveglianza più sofisticate, per allestire campi di detenzione, rastrellare e deportare meglio in un paese noto per le torture delle sue forze speciali (Rsf), ex milizie janjaweed, incaricate da Bruxelles e Italia per "arrestare" i migranti. E giungono dal Sudan già notizie di centinaia di migranti arrestati sul confine nord. Intanto notizie che l'ultimo accordo è stato anche firmato con il Gambia, dove si spara agli oppositori politici.
All'indomani di Ventotene, in un'accelerazione "dell'asse", si accelerano rastrellamenti sul territorio italiano e i rimpatri coatti verso le dittature di partenza. Il 24 agosto scorso, un gruppo di 48 cittadini sudanesi è stato arrestato a Ventimiglia deportato nell'hotspot di Taranto e rimpatriato coattivamente nella capitale prigione di Khartoum. Ovvero nel 2016, Italia rastrella e deporta. Nelle celle. Poi chi sa. Probabilmente nuovi desaparecidos.
Il "fascismo della frontiera" (Derive) è entrato nella sua fase culminante, rastrellamenti nelle nostre città e rimpatri, caccia al migrante sulla frontiera ungherese/serbo/bulgara, arresti e deportazioni di massa nei paesi di transito e uccisioni a mare. Vedremo le conseguenze a brevissimo. Se scegliamo di vedere.
Ps. Se intanto si volesse capire cosa significa "esternalizzazione delle frontiere" con la violenza: delle 6.500 persone soccorse il 29 agosto scorso, nella più gigantesca operazione di salvataggio a mare della storia del Mediterraneo-2016, la maggioranza erano Eritrei; fuggono l'arruolamento militare a vita e altri crimini contro l'umanità di questo stato-prigione. E grazie a un accordo con l'Italia, il regime è pronto riammettere i propri cittadini sfuggiaschi e intanto intensifica i controlli dei suoi confini. Ma questo non te lo raccontano i media, mandano in onda i soccorsi senza spiegare il contesto della partenza. I profughi, loro, hanno capito che la partita è venir schiacciato tra milizie paramilitari dei paesi di origine, morire dimenticato in un lager libico o cercare di salvarsi la pelle a mare, forse non sanno che l'Ue ha preparato un muro armato militare, pronto a colpirli o a deportarli.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autrice
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