La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 27 febbraio 2017

Parola d'ordine: nemmeno un euro di austerità

di Argiris Panagopoulos 
«Nemmeno un euro di austerità». Questa è la parola d’ordine del governo greco contro le assurde pretese di nuove misure di austerità dopo il 2018 del Fmi e del ministro delle Finanze tedesco, che in prossimità delle elezioni in Germania vuole mostrare il pugno di ferro contro i più deboli e guadagnare i voti dei più conservatori. La cancelliera Merkel, la direttrice del Fmi Lagarde e il presidente della Commissione europea Juncker hanno cercato di mettere fine alla controversia tra Fmi, Germania e UE sulla Grecia. L’accordo di massima nell’Eurogruppo di lunedì scorso e molto chiaro: per ogni euro di taglio sul bilancio, sarà un euro a favore degli strati colpiti dalla crisi, mentre si è aperta la strada per il ripristino della contrattazione collettiva e dei diritti dei lavoratori. 
Il 7 Aprile l’Eurogruppo deve dare il via al finanziamento alla Grecia per pagare debiti per 7 miliardi, permettendo alla BCE di comprenderla nel quantitative easing, che consentirà ad Atene di accedere ai mercati e liberarsi del commissariamento. Il governo greco sembra sia uscito con la testa alta dall’Eurogruppo del 20 febbraio, ma le dure trattative continuano. Il Fmi voleva misure di austerità fino al 2% del Pil o 3,6 miliardi, ora ha abbassato le sue pretese al 1,5% del Pil, mentre il governo greco con la massima «Nemmeno un euro di austerità» sembra più propenso ad accettare tagli per 1,9% del Pil e contromisure di sostegno per lo stesso importo. 
Le istituzioni europee, compreso il poco simpatico ai greci presidente dell’Eurogruppo, si sono messe per la prima volta d’accordo con il governo greco sulla necessità di cambiare la ‘miscela della politica fiscale’ e di porre fine al periodo di austerità. Per il momento la differenza tra i due campi si calcola su misure pari al 0,75% del Pil e sul periodo in cui dovranno essere applicate, insieme alle ‘contromisure’ a favore della gente colpita dalla crisi. Il governo greco propone la diminuzione delle tasse aggiuntive sugli immobili, che oggi ammontano dal 30% al 40%, e il ritorno della tassa sulle grandi proprietà per salvare i redditi bassi, la diminuzione dell’IVA dal 24% al 13% per i ristoranti e dal13% al 6% per l’energia. Inoltre il governo greco ha messo sul tavolo un programma di finanziamento per la creazione di 100mila posti di lavoro, dopo aver abbassato la disoccupazione da quasi il 30% della fine del 2014 a meno del 24% alla fine del 2016. Il Fmi insiste per abbassare la soglia della pressione fiscale ai 5.900 euro, pretende un surplus del 3,5% per 10 anni, la diminuzione del 10% della tassazione alle imprese e alle persone fisiche con redditi alti. 
«Se il Fmi insiste per aumentare la pressione fiscale ai poveri e diminuirla ai ricchi, allora andremo allo scontro, perché il governo non può farlo», ha detto il ministro Giannis Dragasakis, il coordinatore dei ministeri economici. «Noi non possiamo votare leggi anticostituzionali con misure senza date. In Grecia l’austerità è finita. Il paese si rialza in piedi», ha dichiarato il portavoce del governo greco. E la portavoce di Syriza Rania Svigou ha aggiunto «Le contromisure devono essere mirate bene per non appesantire i redditi famigliari, non si devono colpire gli strati che hanno sofferto la crisi e la nostra società deve entrare in una fase di sviluppo». Intanto l’economia greca continua a sorprendere perfino il Fmi, costringendo il suo famigerato rappresentante Thomsen a dichiarare che dovrà correggere al rialzo le sue stime.

Uniti e solidali con la Grecia per cambiare l’Europa 

Un appello firmato dalla presidente dell’Arci e da personalità del mondo sindacale, delle istituzioni, della cultura contro le nuove misure di austerità che Commissione europea e Fmi vogliono imporre alla Grecia. 

La Grecia ha intrapreso la strada per uscire dalla crisi. Il Fmi e la Commissione Europea pretendono nuove misure di austerità per dopo il 2018, peraltro in contraddizione tra di loro, che non sono previste né dai Trattati europei né nella costituzione di nessun paese al mondo, e per questo assolutamente ingiuste, dannose ed inaccettabili. Non solo la Grecia, ma anche altri Paesi, subiscono le conseguenze nefaste delle politiche di austerità, nuove richieste di sacrifici e contro riforme. Sessant’anni dopo la firma dei Trattati di Roma, l’Europa deve tornare alle sue radici democratiche, di pace, di solidarietà e di giustizia sociale. L’Europa deve riprendere il processo di integrazione, all’insegna di unità e solidarietà. Ciò significa archiviare la stagione dell’austerità con le sue ricadute negative, oltre che mettere in discussione la cultura del Patto di stabilità e del Fiscal Compact. 
L’austerità ha scatenato la frammentazione dell’Europa, ha sfregiato le costituzioni democratiche con l’assurdo Patto di stabilità, ha creato disoccupazione di massa in tanti paesi, impoverimento e marginalizzazione. L’Europa non deve tornare nei suoi nazionalismi egoistici, i fili spinati, la divisione dei suoi popoli e dei suoi lavoratori, la xenofobia e il razzismo. L’Europa deve e può uscire dalla crisi unita e solidale cambiando politica e riscrivendo i Trattati ingiusti, creando un grande programma di investimenti pubblici e privati per far ripartire le sue economie e creare posti di lavoro veri per la prosperità di tutti i suoi cittadini. È necessario che l’Europa avvii una politica di contrasto al dumping salariale e sociale e faccia di questo il fondamento del Pilastro europeo dei diritti sociali attualmente in discussione, rilanciando un’idea di welfare inclusivo e di protezione sociale su scala continentale. Si tratta di scelte urgenti soprattutto per restituire speranza e fiducia nel futuro ai giovani europei. 
Facciamo un appello a tutte le forze democratiche a prendere posizione e a mobilitarsi e al governo italiano di sostenere la Grecia nella riunione dell’Eurogruppo del 20 di febbraio e chiediamo che già il Consiglio Europeo del 25 di marzo per il 60° anniversario dei Trattati istitutivi dell’UE sia l’occasione per rivendicare un’Europa diversa e migliore, quella dei suoi popoli e dei suoi principi democratici. L’Europa, il suo e il nostro futuro, sono nelle nostre mani! L’elenco completo dei firmatari è su www. arci.it. È possibile firmare la petizione su: https://www.change.org/p/uniti-esolidali-con-la-grecia-per-…

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.