La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 5 giugno 2017

Larghe intese appese a sinistra

di Alessandro Gilioli 
Secondo le prime simulazioni basate sugli attuali sondaggi, e quindi salvo cambiamenti d'opinione pubblica, con la nuova legge elettorale l'alleanza che tutti danno per scontata (Pd e Forza Italia) conquisterebbe sui 325-330 seggi alla Camera. Insomma una dozzina in più rispetto alla maggioranza, un margine di sicurezza scarso e soprattutto appeso agli esiti di quella benedetta soglia: il 5 per cento. Cosa c'entra la soglia? Facile: se le forze minori non raggiungono il 5 per cento, la quota di deputati di quelli che invece entrano sicuri (M5S, Pd, Fi e Lega) è maggiore rispetto al risultato elettorale ottenuto.
È un meccanismo ovvio e si è già visto anche in Germania, dove ad esempio il centrodestra ha avuto il 49,37 per cento dei seggi con il 41,5 per cento dei voti, perché i voti di oltre sei milioni di tedeschi (15 per cento) sono andati a partiti che non hanno superato la soglia del 5 per cento, quindi hanno preso zero seggi.
In altre parole, più voti si dividono tra liste che non superano il 5 per cento, più la proporzione dei seggi viene deformata rispetto al voto popolare.
Non sto discutendo, in questo momento, se il metodo è bello o brutto: sto dicendo che va così.
E, andando così, per raggiungere l'obiettivo di un governo di larghe intese (quello che, appunto, viene dato come il più probabile) è necessario o almeno molto importante che i minori ci siano, ma non entrino.
È questo il senso che ha l'appello al "voto utile" già lanciato da Renzi. Che molti si sono chiesti cosa c'entra il voto utile nel proporzionale, mentre lui intende dire altro.
Infatti adesso per il Pd diventa molto importante che fallisca, nella caccia al 5 per cento, l'area politica che Renzi ha più accusato di ininfluenza: quella alla sua sinistra.
Sì, proprio quella composta da gruppi e correnti di ogni tipo, da Bersani ad Acerbo, da Fratoianni a Civati, passando pure (ormai è chiaro) per Pisapia.
Se quest'area supera il 5 ed entra in Parlamento, la deformazione dei seggi rispetto al voto si riduce e le larghe intese diventano difficili. Se invece non raggiunge il 5, aumentano i seggi in più regalati ai partiti maggiori rispetto ai voti ottenuti.
Un po' lo stesso discorso vale per gli alfaniani e Fratelli d'Italia, anche se i primi sono molto lontani dalla soglia (probabile lo squagliamento e il ritorno di molti a casa B.) e i secondi potrebbero alla fine allearsi con la Lega.
Fa un po' ridere, se ci estraniamo un attimo: fa un po' ridere cioè che la possibilità delle larghe intese tra Pd e Fi sia appesa alla sorte di partiti e gruppi di sinistra i cui posizionamenti e le cui trattative fatico a seguire pure io che ne sono simpatizzante ed entomologo.
Però è in buona parte così.
Ah, altro paradosso: se per avventura e antico amore per la rissa (poniamo caso) a sinistra di Renzi le liste dovessero essere due divise tra loro, per i motivi suesposti (legati alla legge elettorale, alla soglia, alla "deformazione" dei seggi etc) questo sarebbe un meraviglioso e infiocchettato regalo proprio allo scenario che detta area vorrebbe evitare, cioè le larghe intese.

Fonte: gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it 

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