La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 16 agosto 2015

Big Food contro le etichette OGM

di Matteo Cavallito 
51,6 milioni di dollari. È quanto avrebbero speso nel primo semestre di quest’anno le grandi imprese del comparto alimentare (le cosiddette Big Food) e le associazioni di categoria Usa in attività di lobbismo finalizzate al sostegno del Safe and Accurate Food Labeling Act of 2015 (H.R.1599), la norma che proibirebbe ai singoli Stati di introdurre leggi per obbligare le aziende del comparto alimentare a indicare in etichetta la presenza di OGM nei loro prodotti. Lo segnalal’ultima analisi della Ong Environmental Working Group (EWG) basata sulle cifre dei finanziamenti raccolti dai lobbisti (i cui dettagli sono resi pubblici per legge). La norma, ribattezzata dai suoi oppositori “Deny Americans the Right to Know Act” o “DARK Act”, è stata approvata lo scorso 23 luglio dal Congresso e attende ora il voto del Senato. Nel periodo in esame, sei compagnie - Coca-Cola, PepsiCo, Kellogg’s, Kraft, General Mills e Land O’Lakes – hanno speso da sole 12,6 milioni di dollari.
Ad oggi, ricorda la ricerca di EWG, soltanto tre Stati – Vermont, Connecticut e Maine - hanno già approvato norme ad hoc (non ancora in vigore) che imporranno l’obbligo di etichettatura per i prodotti contenenti OGM. Altri 17 Stati, rileva ancora EWG, starebbero valutando normative simili. L’approvazione definitiva del “Dark Act” rischierebbe di vanificare tutti questi sforzi. Dal 2013, ricorda EGW, le industrie del comparto alimentare e biotech avrebbero speso 143 milioni di dollari in attività di lobbying relative al solo tema dell’etichettatura OGM.

Fonte: Valori

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