La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 22 novembre 2015

Se sui mass media, tutti i giorni, va in onda la strage dell'intelligenza

di Paolo Andreozzi
"Allah akbar" avrebbero urlato anche questi terroristi quotidiani, in turnée  a Bamako capitale del Mali. Ventisette morti, conto provvisorio, tra gli ostaggi dell'hotel.
(A proposito, bandiere del Mali sulle fotine o hashtag jesuìbamakò ancora non se ne vedono, ma mi sa che manco dopo.)
Tuttavia, dicevo, "Allah akbar" stanno ripetendo autisticamente i media, per averlo sentito riferire dai sopravvissuti, come unico fonema sgangherato e sinceramente ormai pure banale proferito dagli stragisti prima che, indovinate, o si facessero saltare o fossero fatti fuori dalle forze speciali, supportate da corpi americani e francesi, quasi-prontamente intervenute.
Sennonché... piccola crepa nel muro delle ricostruzioni un tanto al chilo, un testimone dice però che tra loro gli assalitori parlavano in... inglese. Chi è che osa? Sekouba Bambino, si chiama così, cantante etno-pop della Guinea che agli inquirenti ha subito rivelato quanto sopra.
E la crepa nel muro delle veline di servizi e stampa è tanto più larga quanto appunto trattasi di un personaggio di una certa qual notorietà. Non come i testimoni anonimi della mattanza parigina di cui seppur le prime cronache riportavano le parole inquietantemente in controcanto ("sparavano con calma, sembravano militari", "erano a volto scoperto, nessun cappuccio stile Isis"), poi ce li siamo bellamente scordati in favore della grande narrazione della caccia all'uomo, alla donna, al fratello dell'uomo, alla cugina della donna e alla nonna del Corsaro Nero, che dallo Stade de France all'estrema banlieue, dai confini col Belgio a chissà dove, ha dato grande smalto alla ritrovata muscolarità della Quinta-e-mezzo Repubblica Francese.
Dimenticheremo pure la notazione linguistica di Sekouba, certamente. Anzi dimenticheremo proprio che c'è una città che si chiama Bamako al centro di una nazione che si chiama Mali in mezzo a un continente che si chiama Africa, che credo fosse molto molto più largo e lungo di com'è adesso su Google Map, prima che la Civiltà Euroatlantica ci affondasse gli artigli dentro e ne strappasse intere latitudini e longitudini di Storia vivente.
Ce lo 'dimenticheranno', color che a ciò provvedono, ed è il motivo per cui ho voluto appuntarmi questa cosa da nulla, questo taglietto sul coperchio: gli assassini di scena oggi urlavano sì versetti in arabo, liberavano solo chi sapeva recitare un poco di Corano (questa pure un effettone), e però si parlavano in inglese.
Lllà, lo appoggio qui.

"VENERDI' 20, ORE 19:15
Stupefacente! Neanche avessi la palla di vetro!
Il TG3, il buon vecchio TG3, diretto e condotto da Bianca Berlinguer (mi ripeto a mente il cognome ogni volta), ha aperto col Mali e gli ha dedicato 13 minuti su 30 che ne dura, e alla fine dell'infinito multi-servizio ha passato la testimonianza telefonica di un chenesò nativo del Togo ma fatalità italo-parlante che ci ha commosso con la cattiveria dei terroristi che prima sparavano sui vivi e dopo tornavano a sparare di nuovo sui già morti. E Bianca, la buona vecchia Bianca, ha chiosato turbata dicendo "Ecco, vedete... le testimonianze si assomigliano tutte. Gli stessi orrori a Parigi e a Bamako..." Voilà, si è tradita (o... ha chiesto aiuto?).
E ti credo che si as-somigliano! Se tutte le redazioni sono passacarte sottotiro degli strateghi della tensione, si somiglia sì tutto quanto e tutto quanto sia utile a essi strateghi si rinforza nella testa spaurita della gente!
Ho bisogno di annoiarvi dicendo ciò che sapete già? Che nei 13-minuti-13 sul Mali il TG3 non ha trovato 5-secondi-5 per dire che un testimone, tutt'altro che un chenesò bensì una piccola star locale, ha sentito gli sparatori parlare inglese?
E' divertente, quasi: i media italiani stigmatizzano chi ha scritto oggi quel messaggio viralizzato su WhatsApp ("Resta a casa, figlia mia, gli attentati a Roma sono imminenti ma non ce lo dicono"), riportando anche l'ira di Renzi per tanto procurato allarme, e però gli stessi media accelerano esponenzialmente sull'allarme diffuso attraverso dei precisi format di comunicazione ed emozionali. 
Insomma, niente artigiani della paura di massa: ci pensiamo già noi scientificamente, e guai a chi sgarra.
Fantastico!"
Vi prego, ridetegli in faccia a tutta questa piccola gente. Ci faranno ammazzare uguale, ma come si dice: una risata... allunga la vita.

Fonte: controlacrisi.org 

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