La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 14 gennaio 2016

La famiglia modello

di Maria Teresa Busca
In questi giorni sulla ribalta di un teatrino con tante pretese ma con i muri molto incrinati e il sipario piuttosto scalcinato, c’è la famiglia modello, quella che è cattolica, credente e praticante, che ha almeno cinque figli (e invidia quelli che ne hanno avuti in dono sette), quella che pensa che gay non sia il nome giusto per gli omosessuali, perché “non c’è niente di allegro a essere omosessuale”.
Nel contempo vanta anche “persino qualche omosessuale amico” giusto per far vedere quale ampiezza di vedute la contraddistingua. Questa famiglia conosce bene anche il pensiero del Papa, e sa che quando parla di famiglie pensa soltanto alla classica famiglia, e probabilmente ha ragione.
Peraltro nessuno pretende dal Papa che ammetta nel sacramento del matrimonio le coppie omosessuali. Se succedesse il maggior numero di matrimoni probabilmente, in proporzione, avverrebbe proprio nella stato del Vaticano. Ma questo interessa a pochi.
Ciò che è insopportabile è che la famiglia modello (di cosa lo sanno soltanto loro) si ponga come l’unica accreditata a parlare, tutti belli, tutti sani, tutti giusti, una vera famiglia da Carosello, se esistesse ancora la simpatica trasmissione. Invece Carosello non c’è più e le famiglie che si ritengono meravigliose vogliono scendere in piazza a protestare contro quelli che una famiglia non possono farsela.
Armati di buona volontà e tanta arroganza, con tutto il corredino di preghiere e meditazioni, vogliono mostrare la loro perfezione e gettare discredito, fango e quant’altro gli verrà in mente contro chi si ama e vorrebbe poterlo fare alla luce del sole.
Nella loro ampiezza di vedute, le famiglie modello ammettono persino che le coppie omosessuali possano assistersi vicendevolmente, qualora uno dei componenti fosse in ospedale. A tanto arriva la loro comprensione, il loro sforzo, così ben suffragato da preghiere e meditazioni.
A ben pensarci dovremmo quasi essere grati a questi modelli, insegnano che la grettezza d’animo, di cui sono ricchi, è una brutta cosa, insegnano che rinchiudersi ostinatamente in una serenità dovuta al caso non è adeguato, insegnano che giudicare le minoranze come anormalità è un atteggiamento discriminatorio e molto brutto perché incita alla violenza.
E a insegnare tutte queste cose vogliono scendere nelle maggiori piazze delle città italiane. Perché si sentono più forti tutti insieme, come capita a tutti coloro che vogliono ostentare la loro presunta virtù.
Per non parlare del balletto dei vari politici che li accompagnano, qualcuno talmente convinto della bontà della famiglia che ne ha più di una.
Grazie famiglie modello, che le vostre danze nel vostro scalcinato teatrino siano gioiose, il resto del mondo intanto continuerà a lottare perché discriminazioni e violenze non facciano più parte di una società che ama definirsi civile.

Fonte: Caratteri Liberi

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