La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 10 gennaio 2016

Oltre le false dicotomie e lo stragismo capitalista in un’era di crisi ambientale

di Paul Street 
Sottoscrivo da molto tempo il giudizio tetro, competente dal punto di vista ambientale, formulato nel 2001 dal brillante filosofo socialista Istvan Merszaros che:
“molti dei problemi con cui dobbiamo confrontarci – dalla disoccupazione strutturale cronica ai grandi conflitti politico-militari [del nostro tempo] e alla sempre più diffusa distruzione ecologica evidente dovunque – richiedono un’azione concertata nell’immediato futuro. La scala temporale di tale azione si misura forse in pochi decenni, ma certamente non in secoli. Siamo a corto di tempo … La scomoda verità della questione è che se non c’è un futuro per un movimento radicale di massa nel nostro tempo, non può esserci alcun futuro per l’umanità stessa … Se dovessi modificare le parole di Rosa Luxembourg in rapporto ai pericoli che ora affrontiamo, aggiungerei a ‘socialismo o barbarie’ questa precisazione: ‘barbarie, se siamo fortunati’. Poiché lo sterminio dell’umanità è il contesto finale del corso distruttivo dello sviluppo del capitale”.
Non vedo come possa emergere il movimento richiesto fintanto che la sinistra e molti altri sono invasi dalle false dicotomie e dai falsi dilemmi di cui tratto nel seguito di questo articolo. Ecco un’utile definizione e trattazione, trovata in rete, di una dicotomia falsa:
“un falso dilemma, o falsa dicotomia, è un errore logico che implica la presentazione di due punti di vista, scelte o risultati opposti in modo tale che sembrino essere le uniche possibilità: cioè, se una cosa è vera, l’altra deve essere falsa o, più generalmente, se non si accetta una cosa, allora si deve accettare l’altra. La realtà nella maggior parte dei casi è che ci sono molte scelte intermedie o alternative, non solo due reciprocamente esclusive … Ci sono due modi in cui si può incorrere in un falso dilemma. Il primo: si può assumere che ci siano solo due (o tre, anche se in tal caso si dovrebbe parlare, a rigore, di un ‘falso trilemma’) scelte quando in realtà ce ne sono molte di più. Il secondo: si può assumere che le scelte siano mutuamente esclusive, quando in realtà non lo sono”.
Di seguito tratto e propongo soluzioni da una prospettiva socialista-partecipativa di sinistra ecologista alle false dicotomie e ai falsi dilemmi principali (di seguito abbrevia in “FD”) che affliggono la sinistra e coloro che la sinistra amerebbe arruolare alla causa del cambiamento radicale democratico.
Molti di questi FD sembrano essere stati creati internamente alla stessa sinistra; altri sembra derivati più esternamente che internamente. Richiedono attenzione e correzione – risoluzione – dalla sinistra in un modo o nell’altro.
Individuo o società. Secondo questo FD, si deve scegliere tra gli interessi e la salute personali da un lato e il bene più vasto o comune dall’altro. E’ un’assurdità. Anche se il progetto rivoluzionario della mia desiderata sinistra post false dicotomie (di seguito abbreviata in modo semiserio in “SPFD”) considera riprovevoli l’egoismo, l’eccessivo attaccamento all’ego e il narcisismo, ritiene anche che lo sviluppo e la salute individuale siano rafforzati dalla giustizia sociale e ambientale. Al tempo stesso la SPFD non crede che le persone che sacrificano il loro benessere personale al fine di cambiare la società abbiano probabilità di riuscire a rendere migliore il mondo. E’ più probabile il contrario. Come ha osservato una volta l’insegnante e autore buddista Chogyam Trungpa: “la nostra esperienza individuale di integrità mentale è intrinsecamente legata alla nostra visione di una buona società… se cerchiamo di risolvere i problemi della società senza superare la confusione e l’aggressività nella nostra mente, allora i nostri sforzi non faranno che contribuire ai problemi di fondo, anziché risolverli”.
Pianeta o occupazione. Secondo questo FD dobbiamo scegliere tra la sostenibilità ecologica da un lato e l’occupazione dall’altra. Questa è una falsa scelta che ignora sia la realtà di lungo termine che (per citare un favorito slogan delle proteste verdi) “non c’è economia [e dunque non c’è lavoro] in un pianeta morto”, sia la realtà di più breve termine che una vasta conversione a fonti energetiche e infrastrutture ecologicamente sostenibili genererebbe milioni di posti di lavoro socialmente e ambientalmente necessari. La SPFD sostiene massicci programmi di “posti di lavoro verdi” in opere pubbliche mirate a trasferire l’umanità dal consumo di combustibili fossili e dai rapporti estrattivisti con il pianeta, a energie rinnovabili e ad altre politiche e prassi rigenerative della Terra (vedere il punto 14 più oltre). Al tempo stesso la SPFD promuove una società democratico-partecipativa post-capitalista in cui i cittadini non siano più obbligati a cedere la loro manodopera a una classe capitalista intrinsecamente sfruttatrice (per avere un “posto”) al fine di ottenere il necessario per vivere.
Razza/genere/etnia/nazionalità oppure classe. Secondo questo FD si deve scegliere tra la promozione della giustizia e dell’uguaglianza razziale, da un lato, e la lotta per giustizia economica e di classe dall’altro. Si tratta di una falsa scelta che ignora il fatto che l’ingiustizia e la disuguaglianza razziale hanno gran parte delle loro radici nell’oppressione di classe, che l’ingiustizia di classe è considerevolmente sostenuta dalle divisioni razziali e che non si può significativamente lottare contro l’oppressione di classe senza combattere anche per superare le disuguaglianze razziali. La SPFD non si sente costretta a scegliere tra la lotta contro l’oppressione di classe e la lotta contro l’oppressione razziale. Gli stessi punti fondamentali valgono anche per genere, etnia, identità regionale, nazionalità, orientamento sessuale, identità religiosa (o non religiosa), età, malattia e invalidità. La SPFD è contemporaneamente contro tutte le strutture, istituzioni e ideologie di oppressione, sfruttamento e disuguaglianza.
Pro o contro il sindacato. Questo FD postula che sia o a favore del sindacato o contro di esso. Così si ignorano differenze chiave tra diversi tipi di sindacato. La SPFD non è allineata con i sindacati “economici” consapevoli esclusivamente dei posti di lavoro e delle paghe che non si preoccupano di altro che di opportunità di lavoro e di paga e di livelli di integrazioni per i propri membri. Tali sindacati non mostrano alcun interesse per la natura spesso antisociale e ambientalmente tossica dei compiti eseguiti dai loro membri o per i modi profondamente disumanizzanti in cui quel lavoro è strutturato e organizzato, normalmente su una base gerarchica militante, con una divisione estremamente autoritaria del lavoro. (Esempi di lavoro antisociale ed eco-cida includono la costruzione, gestione e manutenzione di: strutture di estrazione e trasporto di petrolio, gas e carbone; impianti di energia nucleare; carceri di massa e strutture e tecnologie di polizia e sorveglianza; ristoranti fast-food che causano obesità; armi nucleari e altri mezzi di distruzione di massa). Al tempo stesso la SPFD ritiene che tutti i lavoratori (guardie carcerarie, trivellatori di petrolio, e operai dell’industria degli armamenti, così come insegnanti, operatori sociali e infermieri) sotto il capitalismo meritino il riconoscimento del sindacato e diritti di contrattazione collettiva. Sostiene e promuove sindacati orientati socialmente e politicamente, pronti a combattere per un cambiamento democratico- radicale e progressista multiforme che conduca (tra l’altro) alla strutturazione non autoritaria e ugualitaria del lavoro (su linee “pareconiste”) e della collettività e all’applicazione di manodopera a compiti socialmente necessari e utili e ambientalmente sostenibili. La SPFD appoggia sindacati radicali e rivoluzionari, organizzazioni di classe che perseguano un mondo nuovo e democraticamente trasformato, ribaltato, piuttosto che solo un accordo migliore per i propri membri e per i propri funzionari burocratici in un vecchio e marcio mondo gerarchico governato dalla logica stragista del capitale.
Voto o apatia. Questo FD afferma che o si partecipa alle elezioni politiche o si è politicamente apatici. A parte esagerare la misura delle scelte politicamente rilevanti che sono comunemente offerte in elezioni scaglionate nel tempo nella “democrazia capitalista realmente esistente [omesso un gioco di parole intraducibile – n.d.t.] ciò identifica in modo fuorviante la politica elettorale come l’unica forma rilevante di politica. Anche se la SPFD non rifiuta qualsiasi partecipazione alla politica elettorale (chi scrive avrebbe certamente votato per Syriza nelle recenti elezioni greche e la candidatura del socialista Kshame Sawant l’anno scorso al consiglio comunale di Seattle, e voterebbe per Podemos nelle imminenti elezioni spagnole) è più interessata a sviluppare la forza, la capacità di disturbo, l’influenza culturale e la rilevanza quotidiana dei movimenti sociali di base al di là degli spettacoli elettorali incentrati sui candidati che sono spacciati ai cittadini statunitensi come “politica”, “la sola politica che conta”. Questo è particolarmente vero negli Stati Uniti, dove la gamma di “scelte” offerte da partiti e candidati sostenibili è particolarmente ristretta e controllata/amica della Grande Industria. Per parafrasare lo storico radicale statunitense Howard Zinn, è più interessata a chi sta nelle strade e nelle fabbriche e nelle scuole e negli uffici e nelle pubbliche piazze che a chi siede alla Casa Bianca, nelle ville dei 50 governatori di stato, nel Congresso USA e in altre posizioni presunte “rappresentative”. Al tempo stesso la SPFD appoggia il cambiamento dei sistemi partitici ed elettorali statunitensi per rendere le elezioni statunitensi più degne di partecipazione popolare di quanto siano ora.
Democratici o Repubblicani. Questo FD specifico degli Stati Uniti afferma che la sinistra e gli altri progressisti devono sostenere il Partito Democratico per bloccare l’arci-reazionario Partito Repubblicano alle elezioni e nella politica statunitense. La SPFD capisce perché molti progressisti statunitensi si sentono tenuti a concedere appoggio tattico ai Democratici contro i Repubblicani. Non ritiene che le due organizzazioni politiche statunitensi dominanti siano identiche (i Repubblicani e i Democratici hanno storie diverse, diversi elettorati e flussi di finanziamento tra altre differenze tra loro) ma non dimentica mai che queste organizzazioni sono più simili che diverse nella loro condivisa sottomissione all’élite capitalista, al sistema (stato-capitalista) della “libera impresa” e all’impero globale e militare statunitense. La SPFD sa anche che i Democratici sono per certi versi peggiori della più a destra delle due organizzazioni (i Repubblicani). Sono in una certa misura il “male più efficiente” (Glen Ford), particolarmente quando si tratta della loro capacità di catturare, cooptare e schiacciare il potenziale radicale e di cambiamento dei movimenti sociali popolari. La SPFD non crede che soluzioni significative degli attuali gravi dilemmi sociali e ambientali siano remotamente conseguibili mediante il “sistema bipartitico” statunitense, entrambe le cui correnti (i Repubblicani di estrema destra e i Democratici di centrodestra) si posizionano ben a destra della maggioranza della popolazione, al servizio delle dittature non elette e interconnesse di denaro, capitale, affari, impero, patriarchia e supremazia bianca.
Riforme o rivoluzione. Questo FD afferma che si devono appoggiare o le riforme nell’ambito del sistema di potere attualmente dominante o il rovesciamento rivoluzionario di tale sistema. La SPFD ritiene che riforme e rivoluzione non siano obiettivi che si escludono a vicenda. Capisce che i movimenti rivoluzionari sono costruiti in parte sulla base del sostegno popolare guadagnato mediante la promozione e l’occasionale conquista di riforme che migliorano la vita quotidiana delle persone. Capisce che certe riforme creano e ampliano le aspettative popolari che i governanti del sistema stato-capitalista attualmente dominante non sono in grado di soddisfare. Al tempo stesso la SPFD sa che i riformatori seri hanno bisogno del “tuono della sinistra” per convincere élite riluttanti ad approvare riforme come alternative a cambiamenti più radicali.
La SPFD sa che le riforme non saranno sufficienti. Martin Luther King Jr aveva ragione quando scrisse, verso la fine della sua vita, che “il vero problema da affrontare” è “la ricostruzione radicale della società stessa”. La SPFD è molto consapevole e diffidente della capacità storica delle riforme di cooptare, annacquare, deradicalizzare e smobilitare i movimenti popolari. E’ tuttavia pronta e disponibile a collaborare creativamente con le tensioni intrinseche alla danza dialettica di riforme e rivoluzione.
Rivendicazioni o organizzazione. Questo FD presuppone che un movimento emergente di sinistra debba concentrarsi o su rivendicazioni specifiche o sullo sviluppo della sua capacità organizzativa di forzare il cambiamento e di conquistare rivendicazioni dal basso. La SPFD da priorità all’organizzazione, poiché una presenza e una forza istituzionale durature (“aderente”) – non idee o rivendicazioni politiche – sono la principale cosa che oggi manca alla sinistra. Tuttavia la SPFD non ignora né rimanda indefinitamente la domanda inevitabile di “per che cosa siete” sia in termini di riforme immediate sia su un arco di tempo più lungo di visione alternativa sociale e politico-economica. Idee senza organizzazioni che combattano per esse hanno scarsa probabilità di produrre frutti, ma organizzazioni senza rivendicazioni e idee specifiche, ben ponderate, per il cambiamento è improbabile siano prese sul serio o reclutino una base vasta e duratura.
Crescita o non crescita. Secondo il FD dovremmo o (a) appoggiare la crescita economica ambientalmente disastrosa che miliardi di persone richiedono nel capitalismo per avere occupazione e reddito, oppure (b) opporci alla crescita al fine di salvare un’ecologia a misura d’uomo. Dolorosamente consapevole che un’economia priva di crescita determinerebbe una disoccupazione e povertà drasticamente moltiplicate per miliardi di persone nel sistema stato-capitalista attualmente dominante, la SPFD si oppone in effetti alla crescita nell’ambito del modello stato-capitalista caotico e ambientalmente distruttivo dominante. Il capitalismo intossicato da crescita e accumulo inonda il mondo di rifiuti tossici e di carbonio che frigge il clima, dissipa e avvelena le risorse mondiali e fa progredire un’espansione materiale infinita, senz’anima, eco-cida come sostituto falso e fatale di sforzi seri per combattere la povertà e la disuguaglianza. Tuttavia la SPFD non rifiuta tanto la crescita, quanto piuttosto la ridefinisce a significare una pluralità di cose che vanno oltre e contro il significato capitalista dominante. Il grande psicologo umanista Abraham Maslow ha scritto della considerevole capacità di “crescita psicologica” delle persone, espressione con cui intendeva un progresso verso la “realizzazione di sé stessi” attraverso (nelle parole di uno di suoi principali seguaci, Frank Goble) “un costante sviluppo di talenti, capacità, creatività, saggezza e carattere”, cosa che egli trovava contraria all’enfasi esagerata delle società capitalista sul “successo” materiale ed economico. Su scala più vasta la SPFD pensa a una crescita reale e desiderabile della società in termini di quantità, diffusione e intensità accresciute di uguaglianza, giustizia, democrazia, partecipazione, sostenibilità, salute, creatività, immaginazione, empatia, solidarietà, compassione e felicità vissute dalla popolazione in generale. Tutti questi attributi che riteniamo positivi sono aggrediti e minati dal modello stato-capitalista e dalla definizione di “crescita” dominanti, in definitiva una forma di de-sviluppo umano e in realtà di sterminio.
Più o meno. La SPFD rifiuta la tesi di alcuni ambientalisti che la popolazione deve essere istruita a “cavarsela con meno”. Tale comandamento rafforza l’austerità neoliberista che è stata promossa dalle élite finanziarie e industriali e dai loro molti agenti nel potere statale negli ultimi tre decenni e più. E’ arduo attendersi che sollecitazioni a uno stile di vita più austero siano accolte favorevolmente da una maggioranza della classe lavoratrice il cui tenore di vita è incessantemente aggredito da più di una generazione. Il consumismo sprecone di massa è un gigantesco problema ecologico, sociale e persino spirituale, ma il punto non è sollecitare una più forte negazione di sé di massa. Non si tratta di più contro meno; si tratta di meglio contro peggio. Il compito consiste nel creare vite materiali e sociali qualitativamente diverse e migliori, oltre il dominio autoritario, eco-cida e stragista del capitale.
Crisi ambientale o tutto il resto. Considerate le recenti previsioni in continuo peggioramento sul clima, è seducente concludere che se la catastrofe ambientale globale creata dal cambiamento climatico antropogenico non è impedita presto, come ha avvertito Noam Chomsky, “in una generazione o due tutto il resto di cui parliamo non conterà”. Chomsky scriveva per la sinistra e i progressisti, un gruppo il quale “tutto il resto” include obiettivi di sinistra quali povertà, imperialismo, razzismo, disuguaglianza, plutocrazia, neoliberismo, sessismo, stato di polizia, nazionalismo, sorveglianza governativa, incarcerazione di massa, controllo industriale del pensiero, militarismo e, ultimo ma non minore, capitalismo.
L’avvertimento è forte e abbastanza accurato in modo raggelante, considerato il “corso di sviluppo distruttivo del capitale” (Meszaros). Tuttavia la brillante ambientalista di sinistra Naomi Klein ha ragione nello sfidare gli attivisti a interpretare l’azione sulla crisi e il clima all’interno del più vasto quadro politico di temi e problemi che sono direttamente collegati al riscaldamento globale: casa, spazi pubblici, diritti sindacali, disoccupazione, reti di sicurezza sociale, servizi umani, infrastrutture, militarismo, razzismo, democrazia e altro ancora. L’azione sul clima, dimostra la Klein, è intimamente collegata con un’azione governativa e collettiva, e coerente con essa, riguardo a ciascuna di queste e di altre aree collegate. Un movimento per affrontare la crisi climatica può essere un ponte verso un cambiamento vasto e persino rivoluzionario e verso la rigenerazione della democrazia e del settore pubblico in tutte le aree della società. Nel suo importante nuovo volume This Changes Everything: Capitalism vs The Climate [Questo cambia tutto: capitalismo e clima], la tesi non è “risolvere il cambiamento climatico o presto non conterà tutto il resto di cui noi progressisti parliamo”. Il punto della Klein è invece che l’azione sul clima, necessaria per salvare un pianeta a misura d’uomo, è anche un valico per progredire su “tutto il resto”. In sostanza la Klein sostiene – correttamente secondo il sottoscritto (nonostante la tendenza della Klein ad aggiungere aggettivi al sistema in questione – che “la reale verità scomoda è che [il riscaldamento globale] non è una questione di carbonio; è una questione di capitalismo … e della guerra che [tale sistema] sta conducendo contro il pianeta” (una posizione con la quale probabilmente Chomsky concorderebbe). La SPFD (beh, chi qui scrive) è d’accordo.
Avanguardia o spontaneismo. Secondo questo FD dobbiamo o far progredire un genere di dirigenza radicale militante e con un controllo gerarchico oppure dobbiamo “arrenderci” allo “spontaneismo ingenuo” delle “masse” non sufficientemente radicali. La SPFD non cede al romanticismo o al sentimentalismo riguardo alla classe lavoratrice e alla cittadinanza di base né rifiuta la necessità di dirigenti, programmi, strategie, tattiche e organizzazione. Dolorosamente consapevole del ruolo potente svolto a lungo dalla propaganda, dai media, dall’”istruzione”, dall’ideologia e da altre influenze reazionarie della classe dominante nel fabbricare il consenso di massa allo stato-capitalismo e all’imperialismo (e ad altre strutture e ideologie autoritarie oppressive) non appoggia una deferenza incondizionata qualsiasi cosa gli oppressi possano dire, pensare o fare. Non si ritrae dal suo dovere di lottare contro l’élite e le influenze culturali e ideologiche reazionarie e di far progredire una pedagogia critica di liberazione radicale. Al tempo stesso la SPFD non ambisce a sostituire i propri privilegi e il proprio potere a quelli delle élite attualmente dominanti. Lavora per ampliare, non per restringere, la profondità e la portata della partecipazione e del potere popolare sia nella società sia nei movimenti popolari. Cercando di elevarsi insieme alla maggioranza popolare, e non sopra di essa, la SPFD mira meno a dirigere e più ad accompagnare e ad assistere le “masse” – la grande maggioranza dei cittadini lavoratori del mondo – solidaristicamente su un percorso verso una rivoluzione genuinamente popolare e multiforme.
Lotte con i piedi per terra o progetti “utopici”. Secondo questo FD dobbiamo scegliere tra (a) organizzare e condurre lotte nel qui e ora e (b) ideare rigorosamente e proporre un futuro oltre le strutture oppressive contemporanee. La SPFD privilegia le lotte contemporanee in tempo reale e riconosce che un futuro rivoluzionario dovrà emergere principalmente da tali lotte. Al tempo stesso ritiene sia utile per gli attivisti del presente sviluppare, mantenere e aggiornare un senso e una visione forti di quali fini e di quale società futura noi perseguiamo. Fare questo ci aiuta nelle nostre lotte attuali e contribuisce a plasmare tali lotte coerentemente con i nostri intenti finali.
Capitalismo o socialismo realmente esistente. Se proponiamo la nostra visione di una società alternativa unicamente in termini del conflitto storico tra il capitalismo e il socialismo realmente esistente del passato e del presente, diventa fin troppo facile ignorare indebitamente le gravi difficoltà condivise sinora in entrambi i sistemi. La SPFD ci ricorda che il capitalismo realmente esistente e il socialismo realmente esistente hanno condiviso alcune caratteristiche e sviluppi terribili nel ventesimo e ventunesimo secolo. Due di tali caratteristiche e sviluppi che meritano menzione speciale sono (a) l’attaccamento a un’alienante e gerarchica “divisione industriale del lavoro” (espressione utile di Michael Albert e Robin Hahnel) sotto il cui regno la grande maggioranza della popolazione lavoratrice è assegnata a compiti circoscritti, di basso status e che tolgono potere, concepiti e coordinati da una classe d’élite, al paragone privilegiata, dotata di potere e abbiente, di dirigenti e professionisti (quella che Hahnel e Albert definiscono la “classe coordinatrice”); (b) l’attaccamento a un modello “sfruttatore” di interazione con il pianeta, un modello che sta distruggendo l’ecologia a misura d’uomo in modi sempre più prossimamente catastrofici. La SPFD rigetta queste e altre caratteristiche negative del socialismo realmente esistente. Promuove un’economia partecipativa e ugualitaria che attacchi e trascenda la divisione capitalista e le altre divisioni industriali del lavoro nonché la proprietà capitalista e i rapporti basati sulla proprietà. Si batte per un nuovo rapporto “rigenerativo” (opposto a quello sfruttatore) con le risorse del mondo e con l’ambiente naturale.
Locale o globale/sistemico. Questo FD ci dice che dobbiamo scegliere tra perseguire il cambiamento o a un livello “meramente” locale o ai livelli più sistemici di nazione e mondo. La SPFD non immagina scioccamente che le gigantesche strutture oppressive di classe, razza, nazionalità e impero possano essere vinte solo mediante lotte meramente locali (o, quanto a questo, meramente regionali o nazionali). Tuttavia non ignora né minimizza l’importanza delle esperienze vissute a livello locale e regionale, dei problemi locali e degli imperativi ecologici dell’utilizzazione locale delle risorse. E’ un segno della follia capitalista ed eco-cida del nostro tempo che più del 90 per cento degli alimenti di un pranzo tipico in stati agrariamente iper-fertili come lo Iowa, derivi da generi alimentari coltivati e allevato fuori da tali stati. La visione della SPFD di un cambiamento nazionale e globale include naturalmente norme che incoraggiano e persino impongono una considerevole rilocalizzazione ragionevole dell’approvvigionamento e del trasporto di cibo e altre risorse.
Socialismo di stato o controllo operaio. La SPFD riconosce le necessità duplici e contestuali (a) della conquista del potere da parte della sinistra e del suo utilizzo contro le forze controrivoluzionarie capitaliste e (b) dello sviluppo, da parte della sinistra e di altri, di istituzioni e di potere popolare partecipativo, in fabbrica e nella comunità, democratiche e a base di massa. Rifiutiamo la quasi istantanea subordinazione di (b) ad (a) da parte della rivoluzione bolscevica. Coerentemente con il suo rifiuto del FD tra capitalismo e socialismo realmente esistente (punto 14) e il suo correlato rifiuto del FD tra avanguardia e spontaneismo (punto 12) e tra crescita e non crescita (punto 9) la SPFD promuove un rapporto di reciproco rinforzo e dialetticamente inseparabile tra un socialismo di stato transitorio, da un lato, e il controllo operaio e popolare dall’altro; un rapporto in cui uno stato rivoluzionario protegge organismi di potere operaio e popolare, rafforzando il sostegno popolare alla necessaria lotta di tale stato contro la reazione capitalista e imperialista.
Forze o rapporti di produzione. Nelle formulazioni classiche di Marx e del “marxismo” la sinistra rivoluzionaria mira a liberare le “forze della produzione” (fabbriche, miniere, ferrovie, navi, fattorie, eccetera) dai “rapporti di produzione” borghesi (capitalisti) che in larga misura le hanno costruite, ponendo tali forze sotto la direzione democratica e sociale/socialista e infine nelle mani degli stessi “produttori associati”. Il compito consisteva nel cambiare i rapporti – non tanto le forze – di produzione da capitalisti a socialisti. La SPFD resta impegnata a tale progetto in non piccola misura, ma riconosce anche che molte (se non la maggior parte) delle forze produttive e distributive e altre forze tecno-economiche poste in essere dal capitale sono oggi cancerogene, stragiste, produttrici di sprechi, distruttive ed eco-cide. Esempi includono il grosso del mega-complesso industriale carbonico del mondo, l’industria dell’energia nucleare, degli armamenti e di altre produzioni militari, le moderne attività di alimentazione degli animali in batteria (CAFOs), l’industria del fast-food e innumerevoli processi produttivi progettati intorno al principio dell’obsolescenza. Queste e altre orrende “forze di produzione” stragiste vanno abbandonate, sostituite e/o riconvertite in modi coerenti con la svolta necessaria dai rapporti di sfruttamento a rapporti sostenibili (rigenerativi) tra esseri umani, altre specie e il pianeta, e con il nostro dovere, intimamente correlato, di smantellare le armi di distruzione di massa, il dominio imperiale e la guerra infinita.
Comprendere la storia o cambiare la storia. Il giovane Marx è spesso citato scorrettamente dalla sinistra per aver scritto che “i filosofi hanno tentato di capire la storia; il punto è cambiarla”. Il vero commento era “i filosofi hanno solo interpretato il mondo, in modi diversi; il punto è cambiarlo”. Marxologia a parte, la SPFD ritiene che le persone siano in una posizione migliore per cambiare la storia (o “il mondo”) in una direzione desiderabile se hanno studiato e compreso la storia (e “il mondo”).
Critiche o soluzioni. Alla sinistra è comunemente, persino quasi ritualmente, imputato di cavillare e denunciare senza offrire soluzioni. Come ha scritto una volta Chomsky, “c’è una traduzione accurata di tale accusa: loro presentano soluzioni ma a me non piacciono”. Anche se il lavoro dei pensatori di sinistra è eccessivamente sbilanciato sulle critiche rispetto alle soluzioni, non c’è carenza di buon pensiero di sinistra sulle alternative radicali popolari alle politiche, prassi, relazioni sociopolitiche e istituzioni attualmente dominanti. La SPFD incoraggia con forza tale pensiero, ma non crede nel separare le sue soluzioni dalla sua critica più di quanto un operatore sanitario creda nel separare un piano di cura di un paziente dalla comprensione della patologia trattata. Le critiche e le soluzioni sociali sono inestricabilmente collegate come la diagnosi e la cura nell’assistenza sanitaria.
Marxismo o anarchismo. La SPFD non si sente tenuta a scegliere nettamente o dogmaticamente tra queste due tendenze grandi e da lungo in conflitto della sinistra anticapitalista. Attinge ispirazione dalla “sintesi di Haymarket*” di entrambi, combinando rispetto per la critica tranciante del capitalismo avanzata da Karl Marx e dai suoi molti dichiarati seguaci con la stima per gli scritti e l’attivismo libertari di sinistra e antiautoritari degli anarchici della sinistra radicale nel corso degli anni. Trae anche guida e ispirazione da altre correnti di pensiero e cultura, tra cui la religione radicale (vedere il n. 21) e l’attaccamento spirituale dei popoli indigeni all’armonia piuttosto che al conflitto (vedere il n.22) tra esseri umani, da un lato, e altri esseri senzienti, esseri viventi e il pianeta dall’altro. [*Al movimento dei lavoratori di Chicago, che ebbe il suo culmine tragico nella strage di Piazza Haymarket del maggio 1886 e nelle successive condanne ed esecuzioni di anarchiciaccusati falsamente, è attribuita, non senza contestazioni, una sintesi attivista delle teorie marxiste e anarchiche – n.d.t.].
Religione o rivoluzione. Gli atei non hanno il monopolio del potenziale rivoluzionario. Ci sono correnti radicali democratiche e ugualitarie in ogni grande religione mondiale e c’è una lunga storia, sino al presente, di attivismo eroico e ugualitario da parte di credenti, compresi (ad esempio) i promotori della Teologia della Liberazione latinoamericana, che combinava il cristianesimo con il marxismo, l’anarchismo e influenze indigene per combattere le brutali dittature patrocinate dagli Stati Uniti in America Latina.
Terra o homo sapiens. La SPFD rigetta le lunghe lotte del capitalismo e, in effetti, della società industriale, per “conquistare” la natura. Abbraccia la considerevole capacità dell’umanità di comprendere le leggi della natura e dell’universo e di volgere a beneficio della specie il sapere scientifico. Al tempo stesso insiste che noi impieghiamo tali capacità in un modo che cerchi di ripristinare e far progredire relazioni di armoniosa coesistenza tra le specie viventi e il loro ambiente terreno, relazioni che sono crollate in modi sempre più prossimamente catastrofici a causa della guerra che il capitalismo sta conducendo contro la vita sul pianeta.
Speranza o disperazione. La SPFD non dedica molto tempo a guardare nella sfera di cristallo, facendo ipotesi sulle proprie possibilità di successo o fallimento. Abbiamo un dovere morale ed esistenziale di combattere per la giustizia, l’uguaglianza, la democrazia e un’ecologia a misura d’uomo – la salvezza e il fiorire dei beni comuni – “anche se non sappiamo che vinceremo” (Mario Savio, 1994). La speranza è preferibile alla disperazione, indubbiamente, ma è una “torta in cielo *” largamente sentimentale e facilmente manipolata riguardo agli esiti futuri delle lotte attuali che si devono condurre senza certezza di trionfo se l’umanità dovrà avere una qualche possibilità di godere di un futuro decente. [* l’espressione è ripresa da una canzone di Joe Hill, sindacalista e autore di canzoni rivoluzionarie, giustiziato dallo stato dello Utah il 19 novembre 1915; la ‘torta nel cielo’ è il premio che attende chi su questa terra si piega a sopportare ogni ingiustizia – n.d.t.]

P.S. Una dicotomia che ho tralasciato (n. 24) è (a) “responsabilità personale” OPPURE (b) cambiamento strutturale radicale e rivoluzionario, anche se suppongo che la conclusione sia che (b) è (a) in non piccola misura.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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