di Fabio Marcelli
Ho partecipato lunedì scorso alla gremita riunione con la quale si è costituito il Comitato per il “no” alla riforma costituzionale. Il tema di fondo è costituito dal totale rigetto del progetto renziano di affossamento della Costituzione repubblicana e di trasformazione dell’Italia da stato democratico in una sorta diprincipato governato da una minoranza del corpo elettorale. Come avvertito dai vari interventi che si sono succeduti, occorre infatti tenere presente il “combinato disposto” tra le deformazioni della Costituzione ieri approvate in via definitiva dalla Camera dei deputati e la deformazione della legge elettorale che, senza tenere per nulla presenti le considerazioni formulate dalla Corte costituzionale nella sua sentenza n. 1 del 2014 sul Porcellum, ha introdotto un sistema che non consente in alcun modo alla Camera dei deputati di costituire lo specchio del Paese. Confondendo in modo inammissibile i temi della rappresentanza e della governabilità si giunge al risultato del tutto paradossale, di consegnare il governo del Paese a una minoranza del corpo elettorale.
Tutta la filosofia della deformazione renziana del disegno costituzionale è del resto apertamente all’insegna dello scoraggiamento della partecipazione democratica. Come detto giustamente daGustavo Zagrebelskynel suo intervento di ieri, “viviamo in tempi ‘esecutivi’. La politica esce di scena. I tecnici ne occupano lo spazio nei posti-chiave, cioè nei luoghi delle decisioni in materia economica, oggi prevalentemente nella versione della finanza, e nel campo della politica estera, oggi principalmente nella versione degli impegni militari. Lapartecipazione politica che dovrebbe potersi esprimere nella veritiera rappresentazione del popolo, cioè in Parlamento, a partire dai bisogni, dalle aspirazioni, dagli ideali, non è più considerata un valore democratico da coltivare, ma un intralcio”.
Siamo pertanto al completo rovesciamento della Costituzione repubblicana, del resto apertamente auspicato dai potentati economici privati che costituiscono i veri grandi elettori di Renzi&co. Scopo ulteriore delle deformazioni renziane è privare, come affermato da Stefano Rodotà, il popolo anche dei suoi diritti politici, dopo averne compresso enormemente quelli economici e sociali. Il legame tra attacco ai diritti e deformazione costituzionale è stato del resto colto in modo esplicito dal compianto Luciano Gallino, il quale nel suo ultimo libro “Il denaro, il debito e la doppia crisi spiegati ai nostri nipoti” (un testo che per la sua chiarezza e portata pedagogica dovrebbe essere adottato da tutte le scuole superiori italiane come obbligatorio), parla di “dilettantesche riforme costituzionali volute dal governo Renzi, dalle province al Senato, che di fatto renderebbero superfluo il voto dei cittadini perché provocherebbero un accrescimento incontrollabile del potere del partito vincitore e del governo da esso costituito”.
La risposta è nelle nostre mani. Si tratta, come illustrato alla riunione di lunedì, di far partire una raffica di referendum. Non solo quello che dovrà respingere le proposte di modifica costituzionale, al quale è auspicabile che si arrivi anche sulla base della raccolta di 500.000 firme di elettori, oltre che di quelle di deputati e senatori rappresentativi di almeno un quinto del Parlamento. Ma anche quelli sulla legge elettorale, sulla scuola e sul lavoro.
Come ricorda la giurista democratica Silvia Manderino, un punto fondamentale di questa battaglia è costituito dal controllo democratico sull’informazione, oggi in mano per la grandissima parte a forze chiaramente favorevoli al disegno renziano di svuotamento della Costituzione repubblicana. Riuscirà un’informazione corretta ad arrivare all’elettorato oggi in gran parte sfiduciato, incline all’astensionismo e scettico sulle possibilità di vittoria, anche sulla base del fatto che successi innegabili come quello del referendum sull’acqua pubblica sono rimasti in buona parte sulla carta per effetto del boicottaggio sistematico operato da poteri pubblici e privati?
Abbiamo nove mesi o poco più per far sì che ciò accada e impedire la deformazione del disegno costituzionale a tutt’oggi ancora solo parzialmente attuato. L’alternativa è netta: o rilancio della partecipazione democratica e salvaguardia della Costituzione repubblicana, oppure affermazione del “principato” renziano che dietro la governabilità fine a se stessa nasconde i soliti interessi oligarchici in conflitto con i diritti della stragrande maggioranza dei cittadini.
Fonte: Il Fatto Quotidiano - blog dell'Autore
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