di Strike Meeting
Nel 2015 centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini hanno attraversato i confini d’Europa scatenando una crisi politica e istituzionale senza precedenti. La risposta è stata tanto il più violento razzismo istituzionale, quanto una grandiosa solidarietà. I migranti hanno reso evidente che il regime dei confini e il governo della mobilità sono l’altra faccia delle politiche di austerity, una leva fondamentale attraverso cui precarizzare tutto il lavoro. Stare dalla parte dei migranti significa lottare concretamente contro una precarietà che riguarda tutti e tutte.
Questo è il messaggio lanciato dalla Transnational Social Strike Platform con la convocazione di una giornata transnazionale di scioperi e mobilitazioni il prossimo Primo Marzo. Il progetto dello sciopero sociale ha l’opportunità di porre al centro le lotte dei migranti e di trarne nuova forza, di realizzare connessioni e coalizioni tra le diverse figure del lavoro e le diverse vertenze presenti nello spazio europeo.
Dopo la giornata del 14 novembre 2014, quando in tutta Italia ci sono state sperimentazioni dello sciopero sociale, vogliamo continuare a scommettere su strumenti comuni per «organizzare l’inorganizzabile»: dalla parte di migranti, precari, operai, lavoratori pubblici e privati, del terzo settore, della logistica, lavoratori autonomi di seconda generazione e partite Iva, giovani «occupabili», uniti attorno a parole d’ordine condivise: salario minimo, reddito di base incondizionato e permesso di soggiorno europei.
Dopo la giornata del 14 novembre 2014, quando in tutta Italia ci sono state sperimentazioni dello sciopero sociale, vogliamo continuare a scommettere su strumenti comuni per «organizzare l’inorganizzabile»: dalla parte di migranti, precari, operai, lavoratori pubblici e privati, del terzo settore, della logistica, lavoratori autonomi di seconda generazione e partite Iva, giovani «occupabili», uniti attorno a parole d’ordine condivise: salario minimo, reddito di base incondizionato e permesso di soggiorno europei.
Con lo sciopero del lavoro migrante del 2010, dando vita a «24 ore senza di noi» e lottando contro chi li sfrutta e contro il razzismo istituzionale che garantisce quello sfruttamento, i migranti hanno già praticato quello che noi chiamiamo «sciopero sociale». Questa pratica va rilanciata allargando lo spazio del «noi», creando le condizioni affinché tutti coloro che sono sfruttati e vivono in uno stato di precarietà a tempo indeterminato lottino al fianco dei migranti: i lavoratori e le lavoratrici dell’accoglienza, che negli ultimi mesi hanno lottato contro le politiche dell’emergenza e dell’esclusione e contro la propria quotidiana precarietà; gli insegnanti, che rifiutano le politiche di subordinazione e discriminazione dei migranti a cui il governo li vuole obbligare; gli studenti e i ricercatori che rifiutano la mobilità imposta sotto gli imperativi dell’occupabilità; i lavoratori autonomi in cerca di nuovi terreni di lotta e di rivendicazioni comuni con altri precari; gli operai, che ai migranti sono legati nelle fabbriche, lungo le catene transnazionali dello sfruttamento. Vogliamo che il primo marzo 2016 sia una giornata di lotta all’insegna del protagonismo dei migranti, dell’autorganizzazione sociale e mutualismo e che faccia irrompere con tutta la forza possibile nuove alleanze e coalizioni tra chi continua a subire gli effetti della crisi dentro e fuori i posti di lavoro in ogni punto d’Europa. Lo sciopero sociale è di nuovo in cammino verso il primo marzo: una strada tutta da costruire ma che dobbiamo percorrere per rompere il ricatto dello sfruttamento e per porre fine alla guerra contro i precari che prende il nome di «stato d’emergenza».
Ci vediamo sabato 23 gennaio presso l’università La Sapienza per una grande assemblea nazionale per costruire con i migranti un primo marzo di lotta e di sciopero!
Fonte: blog.scioperosociale
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