di Ermenegildo Bugni, Partigiano “Arno”
Per un partigiano è fastidioso sentire dire da “illustri” ministri che al prossimo referendum per la riforma della Costituzione chi voterà sì è un progressista e chi voterà no è un conservatore. È fastidioso sentire accomunare in un fronte indistinto chi è per il no. Ed è fastidioso assistere ai continui attacchi all’Anpi che raccoglie i partigiani, che con la Resistenza hanno dato un contributo fondamentale alla scrittura della Costituzione vigente, e gli antifascisti che nei valori della Resistenza e della Costituzione si riconoscono.
Sarebbe onesto dire che fra i no vi sono diverse facce: quelli che, come me e i miei compagni di lotta, sacrificarono anche se stessi per riuscire a far rinascere e portare nella Carta Costituzionale i grandi valori della vita, e che avrebbero voluto e vorrebbero che questi interamente entrassero nelle leggi emanate dal Parlamento. Vi sono gli altri, che esprimono compiacenza al no per opportunità e personale gioco politico, oppure perché dopo essere stati “scopiazzati” nelle loro idee sono stati accantonati.
La Costituzione con le sue regole nacque per unire e ricompattare un popolo diviso dal fascismo e dalla guerra, anni di amare esperienze per l’Italia in cui i valori di cui parlo furono affossati al loro nascere da un fascismo imperioso e tracotante. Il Paese, privato di quei valori, finì nella tragedia e nello sfacelo.
Grazie alla Resistenza quei valori furono ritrovati nella lunga lotta al fascismo e sanciti in Costituzione. La Carta fu però subito considerata dalle forze della reazione un ostacolo per i loro fini, quindi doveva restare lettera morta. La Costituzione in questo lungo ultimo dopoguerra è stata disattesa, poi boicottata e addirittura attentata.
Oggi dopo le tante lotte che portarono alle necessarie dovute conquiste sociali, assistiamo al lento ma giornaliero tentativo di annullare quelle conquiste. Per chi vuole affermare nel nostro Paese e nell’intera Europa un modello di privatizzazione e di accentuazione delle disuguaglianze sociali ed economiche è chiaro che questa Costituzione rappresenta ancora un ostacolo. Per queste persone quindi non è sufficiente ritoccare la Carta ma è necessario stravolgerla.
Il pretesto per la trasformazione è quello della governabilità, della semplificazione e della riduzione dei costi. In una sola la parola il superamento del bicameralismo perfetto. Questo, a dire il vero, si poteva ottenere in altri modi, più semplici e più equilibrati di quelli proposti e senza intaccare l’indiscutibile principio di rappresentanza.
La soluzione migliore sarebbe stata quella di incaricare una commissione democraticamente eletta sulla scia della Costituente e seguire attentamente le norme presenti nell’art. 138 della Costituzione. Ma no. Questo governo è andato avanti a gamba tesa. Già solo il fatto che le modifiche siano di iniziativa governativa è un attacco alla Costituzione. Quando si modifica qualsiasi cosa lo spirito dovrebbe essere teso al miglioramento. Ma questa modifica della Costituzione, e la legge elettorale che la accompagna, così raffazzonate come sono state fatte, non pare siano in linea con il principio del miglioramento.
La posizione dell’Anpi non può che essere per il no. Un no deciso e coerente con la partecipazione alla Resistenza e con la storia della nostra Associazione che si è sempre battuta per la difesa e l’applicazione della Carta, in assoluta fedeltà ai principi che la hanno dettata, come recita il nostro Statuto. Una posizione chiara da tempo e ribadita dal 16° Congresso nazionale, conclusosi con una coerente e unitaria risposta al quesito referendario. Ogni iscritto all’Anpi deve rispetto allo Statuto e ai regolamenti e deve essere coerente con la posizione dell’Associazione di cui ha la tessera.
Questa è una società che mi ha reso da tempo consapevole che i sogni e la realtà spesso sono antagonisti, ma io rimango legato ai sogni, a loro ho dedicato la mia lunga vita e con loro, quando sarà il momento, me ne andrò. Le individualità umane, cariche di personalismi ed egoismi, sempre propense a volere di più, e a farlo anche a scapito di altri esseri o dell’ambiente in cui viviamo, non mi piacciono. Pochi sono gli scrupoli ed infinita è l’ingordigia con l’occhio sempre rivolto al dio denaro che tende con facilità a far dimenticare ciò che mai dovrebbe svanire dalla memoria.
Ricordo con tristezza, ma anche con un pizzico di nostalgia, i giorni in cui lottai con le armi, attratto dal richiamo di quei valori poi tradotti nella Costituzione. Questo particolare momento in cui vedo molti usare la Costituzione a proprio comodo, a piacere, come fosse tutto fuorché una cosa seria, mi fa tornare alle mente i dolorosi momenti in cui la flessione morale e fisica, dovuta alla forte stanchezza, alla sofferenza dei tanti sacrifici e privazioni, all’incertezza del buon fine dello scontro armato con il feroce nemico, mi facevano temere di non farcela. Ma per i partigiani il richiamo a quei valori è stato fondamentale per ritrovare animo, vigore e coraggio. Rimango orgoglioso della mia coerenza e fedeltà ai motivi per cui ho combattuto e lottato.
Oggi non ci sono più le intimidazioni di una dittatura, ma ci sono i biasimevoli modi di politiche personali di gente mediocre. È necessario che le giovani generazioni sappiano che i principi della Costituzione presenti in ogni parte della Carta vanno integralmente difesi.
Modificare 47 articoli su 139 significa stravolgere l’intera Costituzione. Di più le attuali modifiche sono talmente ampie da aprire la strada ad ulteriori e più gravi cambiamenti. Constatiamo che nella pratica quotidiana i valori della Costituzione sono pressoché scomparsi. Sarebbe letale se scomparissero anche dalla Carta stessa, allora nessuno potrebbe più rivendicarli. Essi vanno difesi, salvaguardati, applicati ed è dovere di tutti i cittadini farlo, politici compresi.
È necessario promuovere una grande campagna affinché sia questa sbagliata realtà dell’oggi ad adeguarsi ai dettami costituzionali e non che sia l’inverso. L’Anpi che da 72 anni è il primo difensore della Costituzione su quel binario deve restare a prescindere dalle strumentalizzazioni e provocazioni che sono all’ordine del giorno.
Fonte: il manifesto Bologna
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