di Giuseppe Civati
Dopo tre anni di analisi e di proposte, non possiamo non concordare con il documento sottoscritto da Gianfranco Pasquino, Andrea Pertici, Maurizio Viroli e Roberto Zaccaria. Un documento che si colloca su una linea che personalmente condivido e che fa parte di molte riflessioni discusse e raccolte nel nostro viaggio ricostituente partito ormai mesi fa.
Il loro testo dimostra ancora una volta come si potesse fare diversamente, per avere una riforma puntuale, razionale e condivisa al posto del pasticcio brutto, bruttissimo della riforma ora sottoposta (tutta intera, perché così ha deciso il governo volendo approvare un’unica legge di riforma costituzionale) al voto degli elettori, in cui compaiono elementi confusi e contraddittori: un superamento del bicameralismo che non lo è, meno poteri alle Regioni e però i consiglieri regionali in Senato e i sindaci scelti da loro, una ‘navetta’ che ritorna moltiplicandosi in procedure complicate e di difficile composizione in caso di conflitti tra le due Camere, un Senato che non prevede il voto dei cittadini e che non si capisce nemmeno come realmente potrà funzionare.
Il loro testo dimostra ancora una volta come si potesse fare diversamente, per avere una riforma puntuale, razionale e condivisa al posto del pasticcio brutto, bruttissimo della riforma ora sottoposta (tutta intera, perché così ha deciso il governo volendo approvare un’unica legge di riforma costituzionale) al voto degli elettori, in cui compaiono elementi confusi e contraddittori: un superamento del bicameralismo che non lo è, meno poteri alle Regioni e però i consiglieri regionali in Senato e i sindaci scelti da loro, una ‘navetta’ che ritorna moltiplicandosi in procedure complicate e di difficile composizione in caso di conflitti tra le due Camere, un Senato che non prevede il voto dei cittadini e che non si capisce nemmeno come realmente potrà funzionare.
Nel documento che è pubblicato oggi trovate punti più circostanziati, soluzioni più equilibrate (in tutti i sensi), elementi chiari e immediatamente comprensibili agli elettori, in uno schema che con ogni probabilità avrebbe raccolto – e quindi a maggior ragione raccoglierebbe – i consensi della maggior parte delle forze politiche presenti in Parlamento.
Un documento che si pone anche e soprattutto come domanda fondamentale a tutti coloro che non si riconoscono nella riforma che sarà messa ai voti: se vince il No, che cosa si può fare? Che cosa ne pensano gli altri partiti e gli altri esponenti politici?
Attraverso il documento di Pasquino, Pertici, Viroli e Zaccaria si può inoltre ricostruire (e decostruire) a ritroso il percorso su cui ha insistito il governo, dividendo prima il Parlamento e poi il Paese. Un percorso di riforma da subito plebiscitario e personalizzato, all’insegna dello schema: «o con me o contro di me». Un cammino fatto di prepotenza e superficialità, tra canguri e sedute-fiume nella notte. Un testo costruito fin dall’inizio sulla base di mantra spesso senza alcun fondamento e su un patto di potere.
Non è un caso che il prodotto finale sia così incerto e scritto male e pure pericoloso per il corretto funzionamento delle due Camere, per i rapporti tra Stato e Regioni, per i rapporti con il governo, per l’accentramento di poteri che può creare molti più scompensi di quanti già non vediamo nella vita istituzionale del nostro Paese.
Fonte: Possibile
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