La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 27 febbraio 2017

La società dinamica e il contributo di Paolo Leon

di Roberto Romano e Anna Maria Variato
La lettura delle pubblicazioni di Paolo Leon (1935-2016) è un utile esercizio che coinvolge almeno due diversi piani di interesse. Da un lato, racconta di un individuo curioso e attento nell’analisi della società che lo circondava. Dall’altro, inserisce questo percorso personale in un contesto storico specifico, rendendo evidente il legame fra evoluzione delle idee e mutamento sociale. In questo rapporto che fa di ogni autore un figlio dei propri tempi, Leon ha una caratteristica peculiare. Non solo combina legge di Engel e analisi della struttura produttiva in modo inedito e originale, ma prefigura una matrice (deduttiva) dello sviluppo capitalistico che ricorre nei suoi scritti nel concetto di “tecnica superiore di produzione”, ossia una relazione dinamica che si innesca tra progresso tecnico, innovazione e mutamento quali-quantitativo della domanda e dell’offerta.
Questo elemento costituisce il filo rosso dell’opera di Leon, e non è un caso che egli riprenda la sua prima opera (Leon, 1965) quando indaga il rapporto-relazione tra Stato e capitale (Leon, 2014). 
Leon non dimentica mai l’approccio dinamico ai fenomeni economico-sociali maturato nelle lezioni di Federico Caffè, di Richard Kahn, di cui fu research student (1959) al suo arrivo all’Università di Cambridge, o di Joan Robinson, che fu per lui decisiva nella comprensione del pensiero di Keynes e degli economisti classici. Ma non meno importante è la sua militanza socialista: visse in prima persona tanto il dibattito sul riformismo rivoluzionario, quanto quello delle “riforme di struttura” suggerite da Lombardi (Roncaglia, 2015),1contribuendo a liberare la politica economica dai condizionamenti marginalisti.
Leon è protagonista di un tempo forse irripetibile per la ricerca economica: il quarto di secolo successivo al secondo conflitto mondiale, in cui i temi di dinamica, struttura produttiva, salario e capitale, istituzioni del capitale, Stato e il suo particolare ruolo, e significato della domanda effettiva, costituivano la cornice di riferimento teorico di un ampio numero di economisti. Rispetto a ciascuno di questi aspetti, Leon offre un’interpretazione originale e coerente con il dibattito di quel tempo; particolarmente significativa appare tuttavia la riflessione sul tema della domanda effettiva. 
L’ultimo Leon (Leon, 2016), pur conservando uno spirito pragmatico e interventista, è a tratti graffiante e disincantato. Il suo saggio conclusivo denuncia l’ignoranza rilevante dei leader e dei poteri preposti al governo dell’economia, così come l’evoluzione-involuzione del capitalismo. Si potrebbe pensare che l’emergere del pessimismo sia naturalmente legato all’approssimarsi della chiusura della parabola della vita. Tuttavia, una lettura attenta rivela la lucidità del giudizio di Leon, economista politico che avendo vissuto in prima persona altre crisi le può comparare sia sul piano dell’esperienza storica (utile alla ricostruzione pragmatica), sia sul piano della valutazione astratta (utile alla rappresentazione teorica). 
Dunque è un confronto impietoso ma ragionato a far propendere per un bilanciamento negativo fra le forze oggi in atto. Da un lato, infatti, l’attuale crisi non deve essere considerata una sorprendente singolarità, bensì la normale espressione storica di una vicissitudine ciclica (aspetto positivo); dall’altro, nondimeno, nella crisi presente si trovano i segni di un ciclo peggiore: l’anomalia di questo tempo non è insita nella fluttuazione in sé, quanto piuttosto in una “ignoranza dei poteri” (dimensione politica) che si alimenta anche grazie a una scienza economica sempre meno consapevole (o esplicita) nel riconoscere la valenza normativa della propria teorizzazione. È questo handicap, storicamente e istituzionalmente determinato, a rendere implausibile sostenere che l’attuale congiuntura sia espressione di una fluttuazione ciclica del sistema economico, conclusa la quale si ritornerebbe (almeno) all’equilibrio preesistente (Leon, 2016). 
Sebbene l’opera di Leon sia più ampia delle sue pubblicazioni librarie, queste sono una rappresentazione sufficiente dei tratti essenziali delle sue tesi e dell’ambiente culturale che ha condizionato non poco la sua formazione. Pertanto, è principalmente ai suoi libri che ci rifaremo in questo lavoro.
L’ambiente e la libertà culturale successivi alla seconda guerra mondiale, la spiegazione originale dello sviluppo capitalistico e della domanda effettiva, l’interpretazione della crisi del 2007 e la sua caratterizzazione in quanto fine di un paradigma, la contestuale crisi della teoria economica e l’ignoranza dei poteri, sono la struttura portante dell’edificio intellettuale lasciato da Leon. La possibilità di una sua permanenza nel tempo si gioca nelle possibili declinazioni che caratterizzeranno la futura evoluzione del complesso rapporto fra teoria economica, politica e politica economica. 
Rispetto a questo percorso ancora da tracciare, il presente saggio suggerisce due tesi che vedono il contributo di Leon come strumento e fine dell’argomentazione. In senso lato, la prima tesi richiama a una riflessione sul valore sociale della scienza economica. Dunque sottolinea come il mutamento del linguaggio economico, sempre più orientato al tecnicismo matematico, abbia distolto l’attenzione da temi di natura metodologica che hanno assunto sempre di più il tenore di teorizzazione implicita. In questo senso, il contributo di Leon è strumentale a indagare il tema metodologico legato al rischio dell’eccessivo riduzionismo che può caratterizzare qualunque scienza, focalizzando nello specifico il pericolo sotteso dal ritenere l’economia politica ‘scienza pseudo-naturale’ piuttosto che ‘scienza sociale’. La seconda tesi sottolinea invece il contributo di Leon in termini di originalità. Dunque enfatizza in che modo l’autore abbia scelto le chiavi per illustrare la criticità della dimensione sociale dell’economia.


Fonte: Moneta e Credito 

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